Capitolo 38

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La notte aveva già inghiottito i profili del vecchio edificio portuale, facendone sfumare i lineamenti nel cielo nero e puntellato di stelle in cui lo skyline di Chicago era immerso. Non c'era nemmeno la luna a illuminare il cortile, ma solo un vecchio lampione piegato dalle intemperie e che riusciva a far luce ad appena due passi di distanza dal palo centrale.

Rossella camminava in silenzio dietro ad Andrew, mantenendo lo sguardo puntato sui propri piedi da quando avevano avuto l'ultimo battibecco in cui lui le aveva chiesto se fosse incinta. Nessuno dei due aveva più parlato da allora.

"Come posso non biasimarlo?" Si chiese passando sotto la luce fioca del lampione. Era stata tentata più volte di dirgli la verità, ma qual era? Che era innamorata di lui, ma che non riusciva a smettere di pensare ad Antony? A ciò che era successo tra loro? Non era qualcosa che poteva dimenticare o far sparire nel giro di un paio di giorni o settimane.

Quando fu nuovamente immersa nell'oscurità, il silenzio la avvolse completamente e, d'istinto, alzò lo sguardo verso il ragazzo che le stava davanti e si accorse che aveva smesso di camminare. La porta dell'edificio portuale era ad appena un metro e mezzo di distanza da loro.

«Hai intenzione di seguirmi fin dentro?» Le chiese lui, atono e anche vagamente irritato.

Rossella arrossì, pestando i piedi per il freddo e, prima che Andrew la interrompesse bruscamente, accennò:

«Io... credevo che-»

«Credevi di poter chiedere a Tony di farti dormire nel suo letto?»

Rossella assunse un'espressione adirata. Perché si stava comportando in quel modo? Possibile che non avesse ancora capito nulla di quanto lei gli avesse raccontato? Mentre le domande le si affollavano in testa, si sentì sprofondare in un baratro di vergogna: forse stava sbagliando tutto lei a voler continuare a chiarire con lui. Andrew non sembrava incline a farlo dopotutto. Aveva ragione Oliver: doveva sparire dalla vita del ragazzo e smettere di spezzargli il cuore in quella maniera.

«No, Andrew. Desideravo chiudere qui la questione una volta per tutte.» Disse con voce tremante. «Non sono tua moglie, né quella di Antony... è... stupido comportarsi così!» Aggiunse piagnucolando, ma Andrew le sorrise. Non c'era nulla di divertito, né di felice o di "bello" in quel gesto. Lo aveva fatto involontariamente, pensando a quanto crudele potesse essere stata la vita nei suoi confronti: prima i genitori, poi gli zii e ora anche quella parvenza di rapporto affettivo che aveva con Rossella. Aveva tolto la maschera con lei, ma forse a Rossella la cosa non aggradava.

«Vuoi che usi le maniere forti come fa lui?» Le disse tornando indietro di qualche passo. La voce era tagliente come un rasoio e rasentava la folle idea che in Andrew potesse esserci un po' di Antony.

Ma Rossella sapeva quale fosse davvero la sua natura e contrasse tutti i muscoli per non muoversi e rimanere immobile, aspettando che lui le si avvicinasse.

«Tu non sei come lui, 'Drew.» Disse con un filo di voce mentre gli scoccava un'occhiata infelice. Andrew, invece, ricambiò con uno sguardo più gelido e distaccato.

«Questo è quello che credi tu. Ma quanto mi conosci davvero per poterlo dire?»

Rossella corrugò la fronte. A pensarci, non così tanto come credeva e, a testimoniarlo, c'era il forte senso di disagio che stava provando in quel momento.

«Vuoi che ti prenda e ti sbatta al muro? Nello scantinato sembrava esserti piaciuto quel modo di fare.» Continuò il ragazzo, abbassando ancor di più il timbro vocale.

Rossella fece per rispondergli, ma non fece in tempo e, con un movimento brusco, Andrew le afferrò la vita e la spinse indietro contro la parete gelida esterna del palazzo. Un sottile strato di umidità aveva ricoperto il cemento e contribuiva a renderlo ancora più fastidioso al tatto.

L'odore pungente del legno neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora