38 - HOME

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Pov. Alex

Sono già trascorse più di ventiquattro ore ed ancora Louis non accenna a svegliarsi.
Il medico ha detto che deve farlo entro le prime quarantotto se non vogliamo incorrere in altri problemi.
Inizio a pensare di non essere stata la scelta giusta.
Forse non sono io la persona più indicata a farlo risvegliare.
Forse non siamo più così legati da essere io la voce che può guidarlo di nuovo da noi.

Mi sento sempre più abbattuta e non so davvero più cosa dirgli per farlo svegliare, quando sento bussare alla porta.
Lentamente mi alzo e vado ad aprire trovando un Harry, pallido e con gli occhi spenti.

"Ti ho portato un caffè. Credo tu sia molto stanca" sussurra

"Si, grazie, ne avevo davvero bisogno" gli rispondo mentre lo faccio entrare e richiudo la porta

"Non posso restare. Ti ricordi cos'ha detto il medico?" sussurra subito

"Si, lo so, ma solo un minuto ok? Ho bisogno di un attimo di sostegno" dico avvicinandomi al letto

"Come sta? Niente di nuovo?" domanda sedendosi accanto a lui e prendendogli la mano, piccola e pallida, tra le sue enormi

"Sempre uguale Harry. Non reagisce e le ore passano veloci. Non so più cosa dirgli, cosa raccontargli" rispondo abbattuta

"Perché non provi a cantargli qualcosa, in fondo è questo il nostro modo di interagire. Magari funziona" dice alzandosi di nuovo ed abbracciandomi.

Annuisco mentre ci dirigiamo di nuovo verso la porta e, con un "Grazie" sussurrato, lo saluto restando di nuovo sola con Louis.

Sospiro e silenziosamente riprendo il mio posto accanto a lui.
Cercando di mantenere la mia voce ferma e trattenere le lacrime, che ormai da tanto spingono per uscire dai miei occhi, seguo il consiglio del riccio e senza neppure pensare, le prime parole di Home iniziano ad uscire dalle mie labbra.

È la nostra canzone, è quella che da sempre ho considerato come la sua rappresentazione. Lui è sempre stato la mia casa, il mio porto sicuro.
Perché non posso essere io il suo? Perché non riesce più a sentirmi? Perché non vuole uscire da quel rifugio dove si è riparato durante l'incidente e tornare da me, dalla sua famiglia, dai suoi amici?

Nella mia mente risuonano ormai le ultime note mentre calde lacrime rigano il mio volto perché la mia volontà non è più in grado di soffocarle e ricacciarle indietro, quando percepisco un movimento delle sue dita che nel frattempo ho intrecciato alle mie.

Il mio sguardo saetta subito alle nostre mani

"Lou, sei tu? Ti prego dammi ancora un cenno, stringi di nuovo le tue dita, confermami che non sono diventata pazza, ti prego ..." inizio a dire spostando i miei occhi sul suo viso.

Sembra che il tempo si fermi e solo quando i miei polmoni iniziano a bruciare, mi accorgo di aver smesso anche di respirare.

La mia mente insonnolita non ha neppure captato le pulsazioni accelerate di uno degli apparecchi finché un medico, seguito da due infermieri, non entra nella stanza chiedendomi di uscire immediatamente.

Poi tutto si svolge come al rallentatore: io mi alzo quasi a fatica dalla sedia sulla quale sono ferma da tante ore, provo a sciogliere le mie dita da quelle della mano di Louis per potermi allontanare, ma lui mi trattiene

"Oddio! Dottore, Louis mi sta stringendo la mano, non vuole sciogliere le nostre dita" dico eccitata mentre il medico mi affianca cercando di allontanarmi.

La presa del mio amico si rinforza ed un debole "NO", sufficientemente udibile, risuona nella stanza prima di vedere i suoi occhioni aprirsi e fissarsi nei miei

CAN WE START AGAIN? || 1D ~ 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora