Capitolo 26

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Il segreto era respirare. Farlo implicava usare abbastanza concentrazione, e ciò voleva dire che buttare e far entrare aria all'interno dei miei polmoni mi avrebbe distratta dalla presenza bionda ossigenata che sabato mattina, si era seduta scompostamente sulla panca al mio fianco, al tavolo dei Grifondoro.

Alice ci fissò sospettosa da sotto la frangetta castana, ignorando i versi animaleschi che James emetteva tracannando il succo di zucca. «Ciao Scorpius» disse cordiale. Era evidente che all'interno di quel ciao Scorpius, fosse contenuta la domanda che tutta la mia tavolata e quelle delle restanti tre casate, si stava domandando.

Naturalmente fare la voce della ragione era compito mio, perciò non mi sentii neanche un po' in colpa quando esclamai burbera «Che cavolo ci fai qui?»

Albus, stupido Albus, prese posto alla sinistra di Alice sorridendo raggiante «Buongiorno anche a voi. Vi da fastidio se ci sediamo qui? Catherine Bultrod sta versando del filtro d'amore nelle tazze dei ragazzi del nostro anno» non aspettò risposta, iniziò a riempirsi il piatto di pancetta «Vuole essere inviata da qualcuno al ballo, immagino...»

«Ascolta» era il suo tono pacato e al tempo stesso profondamente irritante ad arrivare forte e chiaro alle mie orecchie. Ciò significava che la tecnica dell'ignorarlo non stava funzionando affatto «Ammetto di avere esagerato, l'altro giorno in biblioteca, e...»

«Zitto» sibilai, colpendolo con una manata su una coscia. Non lo guardai: un po' per non dargli la soddisfazione e un po' perché ero troppo impegnata a tenere gli occhi fissi su Alice e Albus.

Scorpius seguì il mio sguardo, scocciato. Evidentemente non era abituato ad un affronto simile, le ragazze pendevano dalle sue labbra e mai, per niente al mondo, si sarebbero permesse di interrompere un discorso così profondo e intrinseco di scuse. O almeno queste erano le parole riflesse nell'iride smeraldino di Bhatilda McLaren, che mi scrutava guardinga da sopra la sua tazza di caffelatte.

«Oh, non so» stava dicendo Alice in evidente imbarazzo «Xavier mi ha invitata...»

«Il francese?» domandò Al in un ringhio, come se essere francese fosse il peggiore dei reati. Chiaramente in preda alla gelosia aveva dimenticato che anche Dominique e gli altri discendenti dei Delacour lo erano, anche se solo in parte.

«Si lui» sorrise angelica, nell'esatto istante in cui le gambe di Scorpius si divaricarono, scontrandosi con le mie e facendomi perdere il filo del discorso. Scattai con il viso pronta ad aggredirlo verbalmente, ma lui mi precedette.

«Severus è geloso, non è una novità. Adesso ascoltami»

«Non dirmi cosa fare» sbottai, ancora arrabbiata per via del comportamento che aveva avuto in biblioteca.

«Potresti gentilmente ascoltare quello che ho da dirti?» l'espressione tirata in un sorriso forzato non mi convinceva.

«No» fu infatti la mia risposta categorica.

«Per favore» esclamò con uno strano barlume negli occhi.

«Che vuoi?» infilzai selvaggiamente la pancetta nel mio piatto, sperando di fargli intuire che quella mattina il mio umore non era dei migliori, e che quella poteva essere la sua faccia.

Si avvicinò pericolosamente al mio viso, e le mie guance — contro la mia volontà — si colorarono di un moderato rosa accesso. Le labbra di Scorpius mi sfiorarono un'orecchio, mi preparai a caricare il gomito e colpirlo nello stomaco, quando lui iniziò a parlare.

Sfortunatamente, lo sguardo assassino di Violette Copert mi fece perdere la prima parte del discorso.

«...ho esagerato, sono stato uno stupido, puoi perdonarmi?»

Non aspettavo altro.

«Va bene»

«Davvero?» il sorriso che corse a curvargli le labbra era adorabile, mi ricordava quello di un bambino felice.

«Si, ora esci dal mio spazio vitale»

Weasley e MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora