Capitolo 23

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Terribile devastazione mentale e psicologica, ecco cosa la saggia — ormai non più mia preferita — professoressa Mcgranitt aveva causato con quelle parole.

Scorpius, davvero strano per un serpeverde che fino a qualche ora fa credevo non sapesse neanche dell'esistenza della biblioteca, si era limitato a scrollare le spalle indifferente e ad afferrare un libro con la mano, riponendolo sotto lo sguardo attento delle due donne, più quello scandalizzato della sottoscritta, su uno scaffale.

Naturalmente, come mi aspettavo, sia la Preside che la Pince se la erano svignata poco dopo, lasciandomi sola e sconvolta con Malfoy.

«Allora, hai intenzione di darmi una mano?»

No, sarebbe stata la risposta corretta. Ma non potevo di certo disobbedire al compito affidatami dalla Mcgranitt, per quanto questo fosse odioso e incredibilmente sospetto. Teoricamente era come se mi avesse messa in punizione, senza che io avessi fatto niente per meritarmelo.

Mi alzai senza dire niente, emotivamente afflitta.

Dovevano esserci metri, magari anche un oceano, a dividerci. A quel punto sarei riuscita a rimanere concentrata, e avrei evitato di fissarlo mentre sollevava un braccio e i muscoli evidenti sotto la maglietta si tendevano e mi facevano prendere un colpo.

Voltai il viso di scatto, verso la parete opposta, quando lui si girò inarcando divertito un sopracciglio biondo.

«Ti piace quello che vedi, eh?» disse. La sua voce era bassa, troppo roca e oggettivamente da collasso istantaneo per i mei gusti.

«Patetico» sibilai, consapevole che quella patetica qui dentro ero io.

Si scompigliò i capelli, minimante toccato dal mio commento, e avanzò nella mia direzione abbandonando un'enorme enciclopedia.

«Tutto qui? Dovresti essere più creativa Weasley»

«Io sono creativa,» no, in quel momento, con Scorpius che si avvicinava e lentamente cancellava ogni distanza, non lo ero per niente «solo che non voglio sprecare la mi creatività con te. È un privilegio per pochi»

Indietreggiai, consapevole che la mia bacchetta era abbandonata sul tavolo e che non avrei potuto raggiungerla in nessun modo, vista la valanga di libri che ci divideva.

«Scappi?» ridacchiò.

Effettivamente era proprio quello che avevo intenzione di fare «I Grifondoro non scappano mai, anche se avendo davanti un troglodita del genere, potrei»

Il fatto che io gli avessi appena dato del troglodita, probabilmente non venne recepito dal suo cervello, visto che un'attimo dopo me lo ritrovai davanti.

Con le sue mani sui fianchi e la schiena premuta contro uno scaffale, non riuscivo a pensare a niente di parzialmente utile come ad esempio, un piano di fuga.

Il suo tocco mi piaceva, era saldo ma delicato. Caldo e capace di farmi venire i brividi. Fece saettare lo sguardo dai miei occhi — occhi inutili, vista la loro incapacità di fulminarlo — alle mie labbra.

Il cuore mi batteva forte, probabilmente dati i nostri petti spiaccicati l'uno contro l'altro riusciva a sentirlo anche lui.

Dal canto mio, io non riuscii ad evitare di fare lo stesso. Sollevai la testa quel che bastava per fissare la sua bocca piena e rossa, il cui labbro inferiore era stretto tra i denti.

E non era come se sapessi quello che stava succedendo. Avevo lo stomaco sottosopra, le guance rosse come pomodori e le gambe molli, tant'è che dovetti stringerli le spalle con le mani per evitare di cadere.

E poi successe di nuovo. Sbagliato ma tremendamente giusto al tempo stesso.

Catturò le mie labbra tra le sue con un gesto impetuoso, diverso dal nostro primo bacio. Questo sapeva di desiderio, era fuoco.

Weasley e MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora