Prologo

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-Emma? Ma cosa accidenti ti è successo? - domanda Jack inginocchiandosi davanti a me.
-Vai via! Non guardarmi, non toccarmi. Ho fatto un disastro. Sono una stupida.- gli rispondo scacciando le lacrime dagli occhi. Mandatelo via vi prego.

- Di cosa parli? Avanti alzati non stare per terra!- Insite tirandomi per un braccio. Cerco di opporre resistenza ma lui è il triplo di me e mi tira su senza sforzo. Quando sono in piedi mi rendo conto che le mie gambe non vogliono sostenermi. Il mio corpo è profondamente arrabbiato con quello stupido del mio cervello e si ribella. Jack non mi lascia e riesce ad evitare che mi schianti al suolo. Mi prende in braccio e mi porta via. Non so dove stiamo andando, non mi rendo conto se qualcuno ci vede, so solo che mi sento tremendamente pesante. Chiudo gli occhi e quando li riapro sono in una stanza che non conosco. Anzi no la conosco! Mi volto da una parte all'altra e mi sorprendo di trovare Jack ancora accanto a me.

-Stai calma Emma.- mi parla come se fossi un animale spaventato. -Sei svenuta, almeno credo. Ti ho portato nell'unica stanza che ho trovato aperta.- Continua sempre in tono calmo. - Mi spieghi che cosa ti è preso? Sembravi sotto shock e lo sembri ancora...- 

-E' finita- Perchè non capisce? Gliel'ho già detto! Lui se n'è andato. No. L'ho mandato via io, è stata una mia scelta. Le azioni hanno sempre delle conseguenze.

_SEI MESI DOPO_

-Jack! Accidenti a te hai di nuovo finito il latte! Il mio latte!- Urlo in direzione della sua camera. Da quasi sei mesi vivo da lui. Condividiamo  il bilocale sopra il suo bar, non sempre è facile da sopportare. Non ho mai vissuto con un maschio prima, beh eccetto mio padre. Ho scoperto che ci sono alcune cose basilari della vita che semplicemente i maschi non riescono a contemplare. Come alzare e abbassare una tavoletta, non seminare in giro indumenti sporchi, non grattarsi le parti intime in pubblico e considerare anche i bisogni degli altri oltre ai propri. Forse sto esagerando un po' ma se c'è una cosa che mi fa girare le scatole è non avere il latte freddo la mattina e Jack lo sa benissimo. Abbiamo fatto un patto prima che accettassi la sua proposta e prevedeva che io mi impegnavo a pulire il bagno in cambio della precedenza sul latte e sul caffè, lui si impegnava a restare alla larga dalla mia camera in cambio della precedenza sul resto delle cose commestibili. Non crediate che sia un patto tanto sconveniente, in questo periodo il mio sostentamento è basato solo sul caffè e il latte con cui lo macchio per raffreddarlo. Per quanto riguarda la questione pulizia bagno, è necessaria. Credetemi, non vorreste usare un bagno la cui igiene dipende da un maschio che trova assurdo alzare la tavoletta del water perché "ha una mira perfetta"... Inoltre non mi fa pagare l'affitto né le spese per le bollette, in cambio del mio aiuto al bar per i weekend. Lavorare quando tutti escono non rappresenta un problema, io non esco più. Stare al bar mi aiuta a non cadere ancora di più nella spirale della depressione e poi...posso tenermi le mance!

- Si Emma, scusa ma ieri quando sono tornato dalla palestra avevo bisogno di proteine e non c'era altro...- Il tono che ha usato era alquanto allarmato, molto strano.

-Ma vaffanculo! Una cosa sola ho chiesto! Adesso ti alzi e me lo vai a prendere disotto!- urlo ancora andando verso la sua camera. Sto per entrare quando sento che bisbiglia. Inizialmente penso sia al telefono invece poi sento un'altra voce.

-Potevi dirmelo che non dovevo bere quel dannato latte!- i sussurri nella stanza ora erano più chiari.

- Te l'ho detto! Idiota! Sei tu che te ne sei fregato! Adesso scendi tu al bar e le vai a prendere una busta dal frigo prima che mi spacchi il culo!-

"Quindi sta notte è toccato ad un uomo.." Non sono sorpresa, ultimamente Jack ha deciso di ampliare i suoi orizzonti ed esplorare il lato bisex della vita. Dice che essendo bisex ha il doppio di possibilità di fare sesso e non posso che essere testimone del fatto che abbia pienamente ragione. Per questo ho insonorizzato la mia stanza dopo neanche un mese di convivenza. I primi tempi ero in uno stato di apatia tale che Jack non si è azzardato a portare nessuno a casa, benché fosse la sua casa. Aveva paura che dessi di matto o che spaventassi i suoi ospiti, quindi aveva evitato di fare conquiste. Poi un giorno l'ho preso di petto e gli ho detto che me ne sarei andata se non avesse portato a casa la ragazza che aveva appena abbordato al bar. Nonostante le buone intenzioni, quella notte sono rimasta sveglia a causa dei rumori che provenivano dalla stanza accanto, cercando di ignorare il vuoto che sentivo nel petto e le lacrime che mi bagnavano il cuscino. Ma questa è casa sua non potevo certo permettere che non vivesse appieno le gioie della vita da single perché il rumore di due ragazzi che si divertono mi fa sprofondare nel baratro della consapevolezza di aver perso la mia occasione; così ho comprato una quantità industriale di gommapiuma e ho creato dei pannelli insonorizzanti fai da te. Funzionano anche all'inverso e così ho la possibilità di dare libero sfogo alle crisi di pianto senza che Jack si senta in dovere di soccorrermi ogni volta. Sono passati sei mesi dal grande disastro ma che il tempo lenisca il dolore, lasciatemelo dire: è solo una cazzata. Ho solo imparato ad andare avanti nonostante quel vuoto perenne nel petto.

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