Cap 19

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-Ehi Buti, vieni entra.-
Li sento scambiarsi normali convenevoli da spogliatoio maschile. Sono sola e posso liberamente agitarmi sulla sedia e far trasparire l’ansia. Quando Daniele rientra nella piccola cucina fingo come posso di non avere nessuna preoccupazione al mondo.
-Ti va un caffè? –
-Ciao Emma. Si grazie Dani.-
Entra nella stanza in cui sono anche io e  senza nemmeno dare troppo peso alla mia presenza, torna a conversare con il compagno di mia sorella. Dal canto mio sono riuscita giusto ad alzare una mano e fare un cenno di saluto con la testa perché Leo mi ha lasciata a bocca aperta. Indossa una giacca di pelle nera, sotto ad essa un pullover sciallato con bottoni a doppio petto grigio scuro, completano il quadro vietato ai minori un paio di jeans wrangler blu con scarpone alto nero. Non ho mai visto un uomo così figo con addosso una giacca di pelle. Leonardo non ne ha mai avuta una ne sono certa. Nemmeno i miei ormoni sono abituati a vederlo così e si stanno scatenando.
Il maglione sembra essere così morbido. L’obiettivo della giornata sarà togliergli quel maglione e indossarlo io stessa, possibilmente senza portare altro sotto.
È davvero sexy, sembra ancora più grande dei suoi trentacinque anni ma anche molto più figo del solito. L’abbigliamento tipico di Leonardo è tuta da ginnastica e felpa! Non che lo stile sportivo non gli doni ma così è davvero irresistibile. Lo guardo sfilarsi la giacca e sistemarla sulla spalliera della sedia prima di accomodarsi al tavolo di fianco a me per prendere il caffè. Il maglione è teso sulle spalle, aderente al punto giusto, gli mette in risalto il torace e lo scollo mostra quella fossetta tra le clavicole in cui vorrei chiedere asilo politico.
Continuano a parlare del più e del meno tra di loro, ormai ho perso il filo del discorso presa come sono a fantasticare sui possibili metodi per rubargli il maglione. Potrei dirgli che gli sta male o che è macchiato ma probabilmente questo non lo convincerebbe a toglierselo. Potrei fargli qualche avance, magari se lo sfilerebbe se iniziassi a baciarlo sul collo e mostrassi l’intenzione di scendere più in basso…
-… vero ingegnere? –
Vero ingegnere? Ma stanno parlando con me?
Il fatto che mi stiano fissando mi convince che la mia ipotesi sia corretta. Peccato non abbia idea di cosa vogliano da me.
-Emma ci sei? – Chiede Daniele.
-No scusate ero sovrappensiero.-
Daniele ride e si allontana per prendere lo zucchero per il caffè di Leonardo.
Leo mi fissa e mi sorride prima di allungarsi verso di me.
-Parlavamo di come tu costruirai dei pannelli per insonorizzare la mia stanza. Però, per favore, smetti di morderti questo povero labbro.- con il pollice mi accarezza il mento – Vorrei poterti baciare. – aggiunge subito dopo. In un sospiro, quasi non volesse dirlo ad alta voce.
Daniele torna da noi un secondo dopo che Leonardo è tornato a sedersi composto ma fa in tempo a intercettare i nostri occhi impegnati in una specie di preliminare erotico.
Con un colpo di tosse cerca di attirare la nostra attenzione.
-Farete meglio ad andare. Per le sette dovete essere qui a cena. Sara deve mangiare presto altrimenti non dorme. –
Guardo interdetta entrambi. Di cosa parlano?
Leonardo alza gli occhi al cielo.
-Sara vuole che sta sera veniate a cena qui.- spiega Daniele- Suppongo per scoprire quello che avrete combinato prima. Quindi, per favore, non fate cazzate. –
Annuiamo entrambi con aria colpevole. Anche Daniele sta mettendo in mostra il suo nuovo tono da ramanzina genitoriale. Molto efficace.
-Ok, Emma prendi una giacca pesante e andiamo.- Leonardo mi sprona ad andare ma la discussione appena finita con Daniele sommata allo scombussolamento ormonale mi hanno resa confusa, per dirla con un eufemismo…
-Vado un attimo in bagno e arrivo.- mi fiondo in bagno e mi do rapidamente una rinfrescata.
Quale è l’obiettivo della giornata?
Verificare le effettive intenzioni di Leonardo e spogliarlo.
No, non spogliarlo.
-Vietato spogliarsi, categoricamente.- Emma riflessa mi sgrida sempre. Ma quando ha ragione bisogna dargliela.
La provocazione di Daniele, quell’avvocato da strapazzo, ha fatto sì che le certezze traballanti su cui puntellavo le mie scelte cominciassero a crollare rivelando ciò che già sapevo.
Ho bisogno di lui.
Adesso che l’ho ritrovato non posso perderlo ancora. Il mio piano? Quello potrà valere ancora ma lui deve esserci alla fine della fiera. Dovremo trovare un compromesso.
Compromesso. Se la mia vita fosse un libro Compromesso sarebbe il titolo del capitolo.
Interessante come questa parola abbia contemporaneamente due significati tanto diversi tra loro. Compromesso come  accordo o via di mezzo, ma può voler dire anche che una cosa è stata rovinata al punto da non poter essere più aggiustata…
Perché devo sempre pensare al peggio?
-Emma? Tutto bene?-
Ci mancava solo mia sorella.
-Si ora esco-
-Sbrigati, devo andare in bagno-
Non faccio in tempo ad aprire la porta che Sara mi supera di fretta.
-Aspetta qui. Parliamo. –
-No, stai facendo pipì, non voglio stare qui.-
-E dai, su.. Da quando questo è un problema? Siamo sorelle.-
In effetti non è una scusa sufficiente per scamparla. Mi appoggio al lavandino e la osservo in attesa che parli.
-Stai per andare via? –
-Si… - ora cosa vorrà dirmi?
-Non fare cazzate, che ti voglio bene. Ok? –
Sbuffo ma sorrido. Da quando mia sorella ha scoperto che diventerà mamma si preoccupa di tutto il mondo come se fosse una sua responsabilità.
-Va bene ma posso ricordarti che sono io la sorella maggiore? –
- A proposito di questo…- il sorriso imbarazzato che mi rivolge mi fa temere chissà quale assurda richiesta.
-Mi aiuti a ritirare su i pantaloni? Con questa pancia enorme non ci arrivo più. –
Rido sollevata, questa è facile come richiesta. Dopo averla aiutata a rivestirsi usciamo dal bagno e Sara inaspettatamente mi abbraccia.
-Ti voglio bene-
Ci metto un paio di secondi a reagire ma poi ricambio l’abbraccio, la panciona di Sara è così ingombrante che ci stiamo abbracciando di lato. Tuttavia la stranezza è l’abbraccio in sé: mia sorella non lo ha mai fatto prima.
-Anche io sorellina.- non sono brava con queste cose perciò mi sento impacciata a dirglielo ma il mio sentimento è sincero e lei lo sa. Sara si massaggia la schiena dolorante.
-Stai bene?- Chiedo notando la smorfia di dolore più pronunciata del solito.
-Si, solo che il viaggio in macchina mi ha spezzato la schiena.-
-Torna a letto sono certa che appena io e Leo usciremo dalla porta Daniele verrà a coccolarti. – sorrido.
-Puoi scommetterci!- risponde facendo l’occhiolino.
-Ehi no! C’è mia nipote là dentro-
La fisso e dopo due secondi scoppiamo a ridere insieme.
-Ehi cosa sono queste urla? Ci siamo? La bimba sta per nascere?-
Daniele arriva di corsa, senza maschera di calma e serenità è inedito per me ma non per mia sorella. Che risponde esasperata.
-Ancora? Daniele non è che ogni volta che senti un rumore forte puoi fare queste scene. Datti una calmata! Sto bene.- lo rassicura scocciata Sara.
-Ok, tutto bene. Sono pronto. Tutto qui.- Daniele zen è tornato tra noi.
-È ancora presto. – ribadisce mia sorella.
-Ok su, non vi mettete a litigare proprio ora che vi lasciamo soli dai. Avevi altri piani in mente, no? – faccio l’occhiolino a Dani che subito coglie la palla al balzo.
-Il viaggio ti ha stancata, torna a letto che metto via le tazze e vengo a farti un massaggio. –
Il tono è decisamente più leggero e Sara acconsente. Nel frattempo anche Leonardo si è affacciato dietro il separé che divide la zona giorno dalle porte per camera e bagno.
-Buon riposo mamma- la prende in giro.
-Buti, sono troppo stanca per arrabbiarmi con te.- vedo lo sguardo di mia sorella posarsi sull’uomo che ha di fronte e radiografarne l’abbigliamento ma al contrario della mia reazione la sua non è molto felice. Aggrotta la fronte e incrocia le braccia sopra il pancione. Praticamente lo può usare come un tavolino.
-Ma mica sarai venuto in moto? – Cado dalle nuvole.
Quale moto?
-Perché cosa c’è che non ti sta bene adesso? – Sembra proprio che Leo si diverta un mondo a far innervosire Sara. Tuttavia il mio dubbio resta.
-Hai tirato fuori tutto il repertorio?-
-Puoi scommetterci. –
Lo sguardo di sfida che si scambiano è tipico di questi due. Se non sapessi come stanno le cose penserei che Sara non voglia che torni con lui. Tuttavia giusto qualche ora fa piangeva tra le mie braccia per noi due. C’è qualcosa che non so.
-Sei proprio un irresponsabile!- ed eccoli che ricominciano a discutere.
-Sentiamo cosa avrei combinato ora? – Chiede allargando le braccia.
-A fine gennaio vai in giro in moto? Con questa temperatura? E se ti ammali? –
-Se mi ammalo sono affaracci miei! –
Ora anche lui ha le braccia conserte e sta nella stessa posizione di Sara. Sono così buffi che sia io che Daniele tratteniamo a stento le risate.
-E se si ammalasse Emma? A lei non hai pensato. Come al solito vero? – alza il tono la futura mamma.
-Che palle Sara. Sono 15 gradi non siamo sotto lo zero, farò pianissimo e Emma si vestirà pesante. Ok? –
-Il casco per lei ce l’hai? –
-Certo. –
Daniele comincia a ridere e neanche io riesco più a trattenermi.
-Non sarà mica una di quelle scodelle stupide che non proteggono niente? – prosegue la ramanzina.
-No, è un normale casco da scooter. – risponde lui.
-Quindi una scodella! Non porti in giro mia sorella senza un vero casco. Non ti do il permesso di farlo-
-Non te l’ho chiesto e non ne ho bisogno.- ribadisce esasperato – Emma hai qualche problema con la cosa? – Chiede chiamandomi in causa.
-Io? No, ma vi prego continuate. È troppo divertente.- ridiamo apertamente. E loro si guardano e dopo qualche altra fulminea occhiataccia finalmente depongono le armi.
-Dobbiamo andare- ripete Leonardo. Senza troppo astio.
-Andate, ma stai attento. – ribadisce Sara con un tono simile.
Ci incamminiamo verso la porta e la coppietta di futuri genitori ci accompagna. Questa situazione è assurda e mi fa ridere di nuovo di cuore.
-Si mamma.- risponde Leonardo sghignazzando.
Sara lo manda di nuovo a quel paese e chiude la porta alle nostre spalle ma non credo si sia offesa sul serio. Ed eccolo qui, il mio Leonardo sotto un timido sole invernale che mi sorride e mi tende la mano pronto a portarmi via.

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