Cap 26-FINE

400 19 4
                                    

Non. Sono. Affari. Tuoi.

Ripeto la frase per la decima volta nella mia testa. Ormai è un mantra da quando ho dovuto spiegare a Giacomo come stanno le cose una settimana fa. Solo adesso, che l'ho appena cacciato dalla casa di Leonardo, sembra che abbiano finalmente fatto breccia nel cervello del mio ex amico. Ex, già. Perché ha chiaramente espresso l’ultimatum “o io o lui” al quale, altrettanto chiaramente, ho risposto con un vaffanculo che è stato interpretato come “o lui”.
Sono furiosa. Non può essere arrivato fino qui per darmi della stupida! L’ho persino fatto salire e cosa ho guadagnato ad essere gentile? Urla e insulti.
Per fare un riassunto mi ha dato della “patetica, ridicola e stupida” per circa un’ora. Che fossi anche una patetica, ridicola e stupida ragazza innamorata non contava niente. Un dettaglio che pare essere ormai di poco conto. Sono innamorata di questo tizio che improvvisamente cambia pannolini, lava i piatti e parla spesso di futuro. È strano anche per me, ma cosa posso farci?

La serata da Francesca mi ha tolto ogni dubbio. Lei è davvero una donna in gamba, ci ha accolto in casa come se fosse una riunione tra amici. Portavamo persino in dono una normalissima confezione da sei di birra Moretti. Quando ha aperto la porta teneva Sofia in braccio e la piccola appena ha messo a fuoco Leo ha fatto un sorriso da togliere il fiato. Si è lanciata e lui l’ha abbracciata al volo, come se fosse un’abitudine, passando le birre a Francesca.
-Ciao Sofi! Come stai? –
-Leo chi è la tata? – ha chiesto subito curiosa la bambina. Ha due anni e mezzo ma parla molto bene.
-Lei è Emma la mia fidanzata-
Ho sorriso, non sono riuscita a fare altro.
-Io mi chiamo Sofia. – si è presentata, sicura di sé, per nulla timida.
-E io sono Francesca – ho stretto la mano di questa donna stupenda e non ho potuto evitare di sentirmi in soggezione. Così bella, così di successo, così mamma, così tutto! Non è possibile competere. Una donna nel momento perfetto della sua vita. Mi sono sentita fuori tempo, sbagliata, inutile. Ho cercato di mettere a tacere questa brutta sensazione di disagio e di essere amichevole.
-Venite accomodatevi, metto queste in frigo.-
Siamo entrati in questa casa pazzesca con porte scorrevoli alte fino al soffitto, un caminetto moderno e un divano gigante su cui era persino acciambellato un gatto grasso e bianco.
-Boris dorme- ci ha spiegato Sofia – Dorme sempre- ha aggiunto con disappunto alzando le manine in aria.
Leonardo si è accomodato accanto al micio con la bimba seduta sulle sue ginocchia. Francesca è ritornata e gli ha passato una birra.

La state visualizzando anche voi la scena? Credetemi, una scena da film. Incarnavano lo stereotipo della famiglia perfetta. E io? Che diavolo stavo facendo? Volevo mollarlo a fare lo scapolo abbandonato per una vacanza tra i canguri? Ma siamo pazzi!?

Questa scena mi sta ossessionando. Basta, il piano è cambiato. Fanculo i canguri, io resto qui.

Dove diamine è finita Giada?

Sto aspettando la ragazza davanti al cancello del rifugio. Due cani mi fissano seduti composti dietro la rete, un terzo invece continua a saltare come una molla. È buffo ma è anche evidente che abbia qualche rotella fuori posto.
-Eccomi, eccomi!-
Mi volto e trovo Giada che si affretta verso di me stringendo uno zaino.
-Scusami ma ho poco tempo. Ho un appuntamento tra poco- sorride e arrossisce.
-Un appuntamento importante? – chiedo per essere cortese.
-Non lo so, l’ho appena conosciuto. Mi aspetta in albergo.-
Resto sbigottita, questa ragazza ha seri problemi a filtrare le informazioni; è peggio di me!
-Molly smettila di saltare! –
All’ammonimento il cane aggiunge un latrato per ogni salto. Questo cane è incredibile, potrebbe fare la pubblicità delle pile.
-Vieni entra. Il settore dei gatti è a destra.-
I cani sono educati e mi annusano soltanto. Quando passo, qualcuno abbaia, altri mi ignorano, la maggior parte scodinzola. Vorrei poterli prendere tutti. Faccio un sospiro. I canili sono dannatamente tristi. Davanti a me si staglia un cancello più alto. Stiamo entrando in una specie di voliera gigante che circonda una sorta di casetta di legno.
Giada apre il cancello e allo stridio del ferro molte code si muovono nella nostra direzione.
-Questi di questo recinto sono tutti gatti della colonia- spiega la mia accompagnatrice – Sono a tutti gli effetti un branco con una gerarchia ben definita. Quella è l'alfa della colonia. – indica una gatta tricolore con il pelo lungo appollaiata in cima ad una struttura in legno. Ci osserva pigramente e scuote la coda annoiata.
-Ciao Viky!- la saluta Giada.
Mi chiedo quale sia la mansione dell’alfa in questo contesto. Probabilmente mangia per prima…
-Eccoci qui, al di là di questa porta ci sono le gestanti e le cucciolate. Se trovi il micio che fa al caso tuo ti lascio le pratiche per l’adozione. Ok? –
Annuisco soltanto, per qualche strano motivo ho un po’ d’ansia. Entriamo e qui la musica è diversa, come anche la temperatura! I gatti iniziano a miagolare non appena si accende la luce e mi rendo conto subito che sono tanti. Divisi in gabbie e box più o meno grandi.
Giada mi conduce attraverso una stanza e mi indica due gabbie di circa un metro quadro.
-Qui ci sono quelli in età perfetta da adozione. -
Annuisco distrattamente ormai rapita da queste adorabili palline pelose. Alcuni si aggrappano alla rete della loro gabbietta per farsi vedere, altri ci ignorano presi come sono a giocare alla lotta tra di loro.
-Posso conoscerli un po’ meglio? Così a guardarli sono tutti adorabili. Vorrei provare a vedere se gli piaccio. –
Giada mi sorride.
-Hai fatto la domanda giusta. Con i gatti è così che funziona: sono loro a scegliere te. – e così dicendo apre la prima gabbia. Il corridoio viene invaso da sette gattini miagolanti. Tutti puntano Giada evidentemente la conoscono.
-Vengono da me perché di solito gli dò da mangiare. – spiega – I più piccoli hanno due mesi – indica il gruppetto di tre pesti che continua a lottare indisturbato anche sotto ai suoi piedi. – poi ci sono questi quattro che ne hanno tre e mezzo- i quattro di cui parla le si stanno strofinando sulle gambe. Hanno quelle proporzioni un po’ incerte tipiche dei gatti a metà tra l’essere un cucciolo e un gatto adulto. Una specie di forma  adolescenziale felina. – Ed infine c’è lei, che ha ormai cinque mesi. La prossima settimana la inseriremo nella colonia anche se non è molto socievole e rischia di venir messa sotto da tutti. Giada sta indicando l’interno della gabbia ma io non vedo nulla. Mi abbasso e così facendo tutti i gattini mi notano e dirottato su di me la loro attenzione.
-Non vedo nulla. Dove è questa gatta? –
-È lì, nell’ombra. È tutta nera. –
Metto a fuoco due grandi  occhi gialli che mi fissano. Adesso la vedo bene non sembra affatto un cucciolo ma una gatta adulta. Distolgo lo sguardo. Agli animali non piace che li si fissi.
-Quale è la sua storia? – chiedo.
-Piuttosto banale, hanno abbandonato qui una gatta incinta che ha partito cinque cuccioli, gli altri sono stati adottati ma lei no. Il colore non è molto popolare e l’unica volta che abbiamo avuto una richiesta di adozione è finita male. –
Annuisco e rivolgo di nuovo lo sguardo verso di lei che ha fatto qualche passo verso di me. È ancora nella gabbia, dove si sente al sicuro. Ho gli altri gattini tutti intorno a me e faccio le coccole ad alcuni di loro, quelli che mi capitano sotto mano.

Leave That Door!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora