Malinconia e pessimismo

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Su, oggi ho scelto un argomento un po' più serioso. Non me ne vogliate, mica possiamo fare sempre i pagliacci, no?!

Oggi vi parlo di un'altra grande amica. La malinconia. Credo che tutti indistinamente, ansiosi e non, l'abbiano almeno una volta provata.

Io non so bene perchè accada, nè le motivazioni precise. So solo che a volte, all'improvviso, la malinconia mi assale. Così, a caso.  Mentre sono intenta a far altro, mentre sono intenta a vivere. A volte, paradossalmente, anche mentre rido. Inaspettatamente, senza alcun preavviso o segnale. Arriva così, sbam. E io non posso farci niente. Allora mi rinchiudo in un guscio di ovatta e tristezza; inizio a vedere il mondo in bianco e nero. Non sono rari i giorni in cui  mi rinchiudo in una sorta di alta torre, immersa nel  mio silenzio. Io, di solito gran chiaccherona, in questi momenti rimango quasi ammutolita. Mi sento un po' come quelle principesse dei libri delle favole che guardano dall'alto il mondo circostante. Distaccata. Spaventata. Chiusa in un mondo dal quale da una parte vorrei uscire, ma allo stesso tempo nel quale sono condannata a rimanere. E mentre la malinconia mi culla e mi tormenta, può succedermi di scivolare verso il passato. Il passato, questo tempo che mai più torna. Spesso, quando sto così, provo a scrivere una canzone. In fondo la malinconia per me è come una benedizione. I testi più belli che ho scritto, li ho scritti in momenti di tristezza assoluta e profonda. Nei periodi più bui, nei momenti più orribili. Più grande è stata la mia tristezza, più il testo è stato significativo. Se non avessi avuto la malinconia a dettarmi quelle parole, forse non avrei potuto scriverle. Invece ora quei testi e quelle canzoni sono lì, per sempre. Eterne fotografie del mio dolore . Fermi-immagine della mia rabbia. Polaroid del mio sconforto. E ogni volta che li canterò, sarà come una ferita che si apre di nuovo. A volte, lo ammetto, faccio finta di raccontare la storia di qualcun altro, altrimenti non riuscirei a cantare. Fingo che quelle cose non parlino di me, che io non abbia provato tutto quel dolore, fingo di raccontare un dolore altrui; che tanto poi, magari, il mio stesso dolore l'ha potuto provare qualcun altro, no? Quindi, in fin dei conti, non sto mentendo a nessuno. No. Non sto fingendo.

Un po' devo dire di andarne fiera, di questa mia ospite grigia. 

La malinconia mi ha insegnato a non essere leggeri; che, credetemi, può essere un bene. E' un bene perchè ci insegna ad affrontare la vita da una prospettiva diversa, a non dare nulla per scontato, ad allontanarci dall'ottimismo eccessivo e ad oltranza che può spesso produrre effetti persino peggiori del pessimismo. Eh, sì. Proprio così. Ottimista, se stai leggendo, non me ne volere, ma per esperienza personale, ho visto tanti tanti amici prendere delusioni cocenti a causa dell'eccessivo zelo con cui sono andati incontro a situazioni in cui c'era poco da essere ottimisti. E, puntualmente, la delusione per loro è stata cocente, devastante, triplicata. A un pessimista questo non succede. MAI.  Sapete perchè? Perchè il pessimista si prepara. Se dovessi trovare un motto per il pessimista, sarebbe "In Omnia Paratus!", ovvero "Preparato a tutto". Il pessimista pensa, riflette, passa al vaglio ogni evenienza, tenendo in conto anche (purtroppo) le peggiori, non importa quanto improbabili possano essere. D'altronde per il dizionario "improbabile" vuol dire "che ha scarsa probabilità di verificarsi", ma non che non ne abbia. E saranno magari le evenienze peggiori a terrorizzarlo, ovviamente; saranno loro a tormentarlo con mille dubbi. Solo che, qualora dovessero verificarsi, lui le aveva già messe in conto, si era già messo il cuore in pace. L'ottimista, invece, no, e si ritroverà dunque ad annaspare in un mare in tempesta, per non esser partito premunito contro la tormenta.

Quindi se vi state domandando se in pratica sto affermando che preferisco essere pessimista, la risposta è Sì. E non venitemi a raccontare che... "Gianni, l'ottimismo è il profumo della vita" (per citare una vecchia pubblicità degli anni '90), perchè di profumo c'è solo l'odore di bruciato che sente l'ottimista mentre la sua casa va a fuoco ma lui è convinto sia quella del vicino.

Però mi sento di lanciare un messaggio anche a voi pessimisti: siatelo, ma con un minimo di cognizione di causa. Perchè un conto è vagliare tutte le possibilità, anche le più paradossali, altro è vivere le vostre vite come se stesse perennemente per verificarsi una invasione di zombie alieni mangia cuore.

Pace, amore, e "be a pessimist, but just a bit"





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