lettera a un amico perduto

25 1 0
                                    

Come ogni volta finisco per tornare qui quando i brutti pensieri  si affastellano intorno a me costruendo muri invalicabili dietro i quali mi nascondo.
Questi brutti pensieri. Queste brutte sensazioni.  So già che se le metto per iscritto mi fanno meno paura, che se le scrivo nero su bianco le caccio via da me, almeno per un po'.
Sono 12 giorni che te ne sei andato e io sono ancora qui a fare i conti con la Signorina Ansia e credimi,  non vuole proprio sentire ragioni.
12 giorni che le grosse tenaglie che mi stringono la gabbia toracica non allentano la presa. 12 giorni che mi sveglio di soprassalto a notte fonda col cuore in gola.
E forse é così che doveva andare.  Forse la nostra amicizia appena nata doveva giungere al capolinea proprio quando io avevo affidato a Dio le mie preghiere.
Questo tempo che fugge. Questo brutto male per cui ancora non esiste cura.
Ti sei portato via con te i tuoi piani. "Dai dai, che poi facciamo una jam insieme!!".
Invece te ne sei andato via, con le tue speranze e un pezzettino del mio cuore.
Io che raramente mi affeziono, io che odio tutto e tutti e raramente mi apro con qualcuno. Ma ti giuro, in questo breve anno in cui ho avuto l'onore di conoscerti, non c'è stata una volta in cui leggere un tuo messaggio, o commento, o qualunque cosa, insomma non c'è stato giorno in cui vedere il tuo nome sullo schermo non mi abbia fatta sorridere.
Eravamo simili io e te, e forse per questo eravamo tacitamente entrati in sintonia,  anche senza lunghi discorsi.  Affinitá elettive le chiamava Goethe. E cioè quella serie di processi chimici e primordiali che ti legano ad una persona come se la conoscessi da sempre.
Non credo nel caso, né nelle coincidenze,  e certamente non é stata una coincidenza il fatto che mentre tu stavi combattendo la tua ultima battaglia, proprio in quelle ore io ho iniziato a sentire una morsa al petto che non mi ha abbandonata tutto il giorno.  Una angoscia profonda e apparentemente irrazionale,  una irrequietezza che non comprendevo mista a paura. Mi sentivo sospesa, come se stessi aspettando l'esito di un qualcosa in una sala d'aspetto di chissà quale posto. Come se dovessi prepararmi a chissà quale disastro. E che disastro, infatti.
E adesso quindi sono qui, con quella sensazione che solo chi é rimasto ha addosso. Te ne sei andato senza salutare, ed é questo che fa più male.
O meglio, ti ho lasciato andare senza salutarti. Ma io che cazzo ne sapevo?
Maledetta distanza.
E mi fa maledettamente male pensare adesso che quegli occhi che mi vedevano danzare, quelle orecchie che mi sentivano cantare, quegli stessi occhi e quelle stesse orecchie ora non potranno più farlo.
Tu che volevi ti inviassi un file dove cantavo, "fai e poi lo edito. Poi dopo si ririprende di nuovo" . Tu che ti divertivi sempre a vedermi nelle mie pose bizzare o mentre mi dimenavo in chissà quale cazzo di flow di yoga.
E adesso faccio yoga e posto cose e penso che tu non mi vedrai. Che non mi potrai chiamare Zoidberg. E posto storie dove rido. E posto storie con le mie finte facce col broncio, e non ci sarà puntuale come sempre il tuo cuoricino sullo schermo del telefono. E non  metterò più cuori ai tuoi stati, non rideró più alle tue  battute,  non potrò scriverti per chiederti come stai né tu mi aggiornerai più sui tuoi progressi. Non potrò più mandarti messaggi né tu qualche video di qualche canzone che ti ha ricordato me.
Chissà perché avevi scelto me. Chissà perché in me vedevi una persona amica al punto di sentirti in dovere di aggiornarmi sulle novità del tuo percorso.
"Grazie per essermi vicina", mi hai detto una sera.  Così,  dal nulla.  E adesso quelle parole mi rimbombano nella testa come lo scoppio di mille esplosioni.
E ci sarei rimasta, vicino a te. E tu saresti guarito.  E avremmo suonato assieme. Io lo so che saresti diventato uno dei miei migliori amici,  perché lo so che eravamo simili. Tu che avevi "il flame facile", tu che quando ti incazzavi, dicevano i tuoi amici, (ma anche tu stesso) facevi paura. Proprio come me. 
Ho letto i tuoi appunti che avevi scritto per il tuo album, e cazzo, tre quarti delle cose che hai scritto potrebbero benissimo esser state scritte da me. Visto poi, quando parlo di affinità elettive?
Spero che un giorno ci rivedremo Dre, e preparati perché tu quella cazzo di jam me l'hai promessa, quindi inizia a esercitarti da ora che dobbiamo fare un casino.
Io la mia promessa l'ho mantenuta:ti manderò quella linea vocale.
Fammi sapere come la vuoi, che così questo Origami Perfetto lo facciamo uscire io e i tuoi amici.

Ti voglio bene. Ora e sempre.

Diario Di Un'AnsiosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora