errori di sistema

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La mia storia con la Signorina Ansia, come ho detto all'inizio di questa raccolta di pensieri, ha radici ben profonde.
Se sei una bambina che a soli sei anni deve subire drammi di ogni grado e sorta, credo sia più o meno inesorabile ed inevitabile che ad un certo punto della tua esistenza, tutto quel dramma assorbito raggiunga un punto catartico. Tutte quelle grida che ti spaccano le orecchie, quelle parole che hai sentito vomitarsi addosso reciprocamente dal sangue del tuo sangue, a un certo punto creano un buco dentro di te. Un errore del sistema. Un refuso tra le righe della tua storia. Una sorta di wormhole che ad un certo punto inizia a trascinare tutto dentro, lasciandoti vivere per il resto della tua esistenza aggrappata a chissá cosa che sai che prima o poi si staccherá, lasciandoti ricadere verso quella voragine che ti vuole inghiottire. E allora inizi a sentirti un prodotto difettato, un essere incompleto che cerca disperatamente di colmare i suoi vuoti cosmici. Ma i vuoti cosmici non si colmano ed ecco che é lì, é proprio in quel momento, che fa capolino la Signorina Ansia. Proprio mentre sei lí appesa a un filo, come un acrobata che volteggia per aria sospeso nel vuoto.
Lei ti aveva vista già da lontano, ti scrutava da un po'. Ti aveva vista lì, dritta sui tuoi piedini dalle scarpette di vernice rossa e il tuo baschetto blu, lei ti aveva vista corrucciarti all'improvviso e rimanere in silenzio, mentre tu, dall'alto dei tuoi soli-7-anni nemmeno capivi di esserti stranita.
Ed ecco che allora la Signorina Ansia pian piano ti si é avvicinata, passo dopo passo, finché non ti ha avuta davanti a un palmo dal suo naso, e coi suoi occhi freddi ti ha guardata e poi ti ha presa per mano.
Quanta strada avete fatto insieme, quante notti é stata lì seduta sul tuo letto a scrutarti e a metterti una mano sul petto. Quasi mi sembra di avere la sindrome di Stoccolma, quella sorta di ammirazione mista ad attaccamento che i prigionieri nutrono nei confronti del loro aguzzino. Così io per lei.
Lei che in fin dei conti non mi ha mai lasciata.
Lei che alla fine non mi ha mai delusa.
Forse mi ha quasi uccisa, mi sta quasi uccidendo, ma non delusa.
Il punto é che, come dicevo, quando sin da bambina sei abituata a constatare l'imprescindibile fragilità dei rapporti umani, anche quelli tra padre e madre, anche quelli tra genitori e figli, un po' inizi a sbattere il muso contro l'unica verità di questa vita (e ottimisti, qua vi dico, vi avviso, attaccatevearcazzo , non c'é storia per nessuno, potete attaccare arcobaleni sui frigoriferi e disegnare margherite sui gessetti nei marciapiedi quanto vi pare, ma una merda decorata resta comunque una merda, quindi io mezzi termini non ne uso), e cioé che la vita é una enorme, grandissima pagliacciata. Nasci, cresci, ci sono forse 2 o 3 momenti di pura felicità, e poi il resto é solo un correre verso una meta. Una laurea, un lavoro, dei figli, e dopo che i figli nascono e crescono, un rapporto sereno con questi ultimi e dopo di che il rapporto sereno tu non lo riesci ad avere e dunque ti inizi a chiedere perché tutti questi sforzi, perché tutti questi sacrifici solo per mettere al mondo degli esseri umani che forse un giorno ti odieranno.
Credetemi, stasera non vorrei essere così nichilista. Ma purtroppo in questi giorni più che mai sono successi degli avvenimenti che stanno facendo venir fuori queste parole come un fiume in piena e non mi so fermare.
La veritá é che quando con queste cose inizi a farci i conti a 5,6,7 anni, quando inizi a capire cbe la tua famiglia é tutt'altro che perfetta e viviamo in un cosmo fatto di tanti piccoli microcosmi composti da famiglie più o meno (in)felici, é allora che ti inizia a salire l'ansia. L'ansia di dover affrontare tutto questo anche tu. Questo peso con cui ho a che fare da più di vent'anni e che ormai non mi lascia più nemmeno dormire.
La consapevolezza che comunque vadano le cose, ci sarà sempre una falla nel sistema, ci sarà sempre la nota stonata, ci sarà sempre una linea storta.
Perché tu sei la falla nel sistema. Tu sei la nota stonata. Tu, tu e solo tu la linea storta.
Ed é per questo che allora tu tenti di virare e guidare tutto verso la perfezione. É per questo che vivi nell'ansia di manovrare queste storture, di bypassarle.
Ma le storture sono più grandi di te, e in fondo tu sei ancora quella bambina di 7 anni che all'improvviso si é stranita e ammutolita.
Stasera é così che mi sento. E allora cin cin, Signorina Ansia.
Vienimi a fare un po' di compagnia.

Diario Di Un'AnsiosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora