Paintings, frogs and step-brothers.

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Rachel e Ottaviano ormai erano troppo scossi per continuare con il progetto, così il biondo si fece dire qual'era la sua stessa e ci si chiuse dentro, guardando distrattamente la tv. Dopo qualche minuto sentì uno squillo provenire dal suo cellulare. Lo prese, sorridendo appena quando vide il messaggio.

Da: Chris

A: Ottaviano

Ehy amico, stasera ci sei?

Da: Ottavino

A:Chris

Purtroppo sono bloccato in casa per questa sera.

Da: Chris

A: Ottaviano

Che palle... comunque domani devi venire per forza a scuola, Tavis e Connor hanno in mente un 'regalo speciale' per Valdez. Sai, per come ha preso in giro Clarisse sabato scorso.

Da: Ottaviano

A: Chris

Non me lo perderei per nulla al mondo.

Posò il cellulare, stendendosi su quel che sarebbe stato il suo letto per quella sera, sorridendo. Non lo aveva mai detto a nessuno, ma dopo anni passati in solitudione era felice di ogni messaggio, occhiata o qualsiasi altra attenzione che gli rivolgevano i suoi amici.

"Amici." sussurrò in silenzio.

Solo un paio di anni prima era convinto che non avrebbe mai troato delle persone così, disposte a tutto per supportarlo. Lui, anche se non lo dava a vedere, voleva bene ai suoi amici ed era sicuro che il sentimento fosse ricambiato. Per questo faceva finta di non sentire tutti gli insulti che rivolgevano a lui e a loro.

Ma nonostante tutto ciò, non voleva dire a nessuno che quella sera era stato ospitato a casa di Dare, anche se era stato un obbligo più che altro.

Annoiatosi di star chiuso in una camera, Ottaviano uscì, iniziando a girovagare per quell'enorme casa. Andò al piano superiore e appena salì l'ultimo gradino sentì dei rumori provenire da una stanza dalla porta socchiusa. Si avvicinò lentamente e preso dalla curiosità iniziò a sbrirciare. Ogni mobile della stanza era coperta da teli bianchi completamente macchiati di vernice di ogni colore. Molti quadri diversi tra di loro erano appesi alle pareti. Al centro c'era Rachel, con i capelli legati, una matita dietro l'orecchio e una salopette di jeans completamente macchiata. Ottaviano rimase a guardarla mentre estraeva un pennello sottile da una tasca, lo intingiva in un verde chiaro e iniziava a dipingere un prato luminoso su una tela disegnata a matita. Doveva ammetterlo, Rachel era una pittrice nata. Nei suoi quadri riusciva a trasmettere ogni emozione che provava. I colori sembravano avvolgersi tra di loro ed erano davvero uno spettacolo per gli occhi. Restò così per venti minuti buoni, fino a quando la rossa non fece per pulirsi le mani e avviarsi verso la porta. Ottaviano, con passo felpato, corse verso la scalinata, rintanandosi nella sua stanza. Uscì solo un paio di ore dopo per la cena e stette ben attento a non guardare Rachel, anche se era certo che lei non lo aveva visto.

Andò a dormire con una grande confusione che gli vorticava nella testa.

Rachel si svegliò grazie a una delle cameriere che entrò all'improvviso in camera sua.

"Signorina, è tardi!"

"Che intendi..." biascicò ancora assonata, controllando la sveglia: le 8:25.

"Perchè cazzo non è suonata? Non ce la farò mai in cinque minuti!"

"Signorina, il linguaggio!" la rimproverò la cameriera, per poi uscire.

I hate you, don't leave me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora