Erano ormai passati quindici giorni dall'incidente, quando il sonno mattutino di Rachel venne interrotto da Chrystal, che entrò nella sua camera con un'espressione mista tra preoccupazione e senso di colpa. La cameriera guardò il bicchiero vuoto sul comodino, a fianco a ben tre confezioni di pillole alla melatonina, per poi prendere un grosso respiro. Dopo che Rachel prendeva la sua compressa aveva bisogno di dormire almeno otto ore, altrimenti era intrattabile e nervosa. In quel momento, erano passate a mala pena quattro ore.
La ragazza di mise a sedere, lo sguardo carico d'irritazione.
"Cosa vuoi?" chiese con voce rude. Chrystal guardò la ragazza, trattenendo una smorfia di disgusto. Sperava di sbagliarsi, ma le sembrava che Rachel portasse gli stessi vestiti da una settimana o più.
"Le sue amiche sono all'ingresso, insistono per vederla."
Rachel sbuffò, cosa che fece stringere il cuore a Chrystal. Non si era mai comportata così nei confronti dei suoi amici. Li messaggiava solo ogni tanto, non rispondeva alle chiamate, e cosa più importante non era più andata a scuola.
"Che ore sono?"
"Le nove del mattino."
"Ma loro non dovrebbero essere a scuola?"
"Signorina... oggi è domenica."
"Capisco... mandale via. Inventa la scusa di una malattia infettiva o qualcosa del genere"
Chrystal non credeva alle sue orecchie. Sperò di svegliarsi e scoprire che era tutto un incubo, ma sapeva che non sarebbe stato così semplice. Annuì, facendo per uscire dalla stanza, quando Rachel la richiamò indietro.
"Visto che mi hai svegliato e non riuscirò più ad addormentarmi, preparami anche un bagno e un cambio d'abiti. Dopo esco."
Chrystal annuì di nuovo, mordendosi il labbro. Le uniche volte in cui Rachel usciva era quando andava a trovare Ottaviano, ma non era sicura che fosse una buona cosa. La settimana prima era corsa sotto la pioggia pur di andare da lui, sia all'andata che al ritorno. Il mattino dopo, si era svegliata con la febbre alta. Era dovuto intervenire il padre, evento più unico che raro, per far si che stesse ferma a letto per qualche giorno. Chrystal scrollò le spalle, andando verso la porta d'ingresso. Non poteva far altro che eseguire gli ordini della sua padroncina, aveva paura che mettersi in mezzo in qualsiasi modo non avrebbe fatto altro che traumatizzarla di più. In fondo, lei era solo una cameriera.
Ormai quasi tutti gli infermieri conoscevano Rachel. Fu proprio uno di questi ad andare verso di lei, non appena ebbe messo piede nell'ospedale.
"Era da un po' che non venivi a trovarlo..." sussurrò l'infermiere mentre la accompagnava nella stanza di Ottaviano.
"Sono stata male." rispose Rachel con voce piatta, convinta che quell'infermiere l'avesse già accompagnata altre volte, anche se non ricordava esattamente quando. Non sempre ci faceva caso.
Quando la porta si chiuse alle sue spalle e i suoi occhi verdi puntarono il ragazzo steso sul lettino, dopo una settimana, Rachel sorrise. Si andò a sedere su quella che ormai era diventata la sua sedia, a fianco a Ottaviano. Alcune bende erano state tolte, sebbene le cicatrici fossero ben visibili. I tubi e i macchinari invece erano sempre lì, con lo stesso identico fastdioso rumore che ormai Rachel aveva imparato a sopportare.
"Ehy Ottaviano, scusami se non sono venuta per tutto questo tempo..." sussurrò, accarezzandogli i capelli. Le era davvero mancato quel tocco delicato che gli riservava ogni volta che lo andava a trovare.
"Ti vedo meglio però, hai riacquistato un po' di colorito. Ho sentito dire dai miei amici, sai, Piper, Frank e Leo, che il tuo gruppo viene a trovarti qualche volta, nel pomeriggio, l'ho letto di sfuggita nei messaggi del gruppo... è per questo che vengo solo di mattina. Non posso rischiare di farmi scoprire qui, in questo modo. Dobbiamo dirglielo insieme, no?"
Rachel sapeva che Ottaviano non poteva sentirla, ne' tantomeno risponderla, ma parlare con lui la faceva sentire bene. Se si fosse limitata a guardarlo dormire, sarebbe impazzita a causa di quel pesante silenzio interrotto solo dai bip delle macchine. E poi Ottaviano era l'unico al quale poteva raccontare di certe cose.
"Non credo che accetterannno subito la situazione, comunque. Anche se non li vedo da un po', non credo che siano cambiati molto. Ma non mi interessa, a me basta stare con te."
Dopo qualche altro minuto di chiacchere, lo stesso infermiere che l'aveva accompagnata entrò dentro la stanza, informandola che ormai era ora di andarsene. Rachel sospirò, sussurrando a Ottaviano che sarebbe passata anche il giorno dopo, prima di andarsene. Non appena uscì dall'ospedale, la tristezza prese di nuovo possesso di lei. Quando percorreva quella strada sulla via del ritorno, avrebbe solo voluto dimenticare tutto. Dei suoi amici, della scuola, di suo padre e sua madre, della melatonina, e soprattutto di quel piccolo mostro che si portava nel petto da due settimane. Dopo le prima volte, neanche le compresse funzionanavano più. Certo, la facevano addormentare, ma gli incubi le si riversavano lo stesso nella mente. Vedeva il viso di Ottaviano quella notte, poco prima dell'incidente, che veniva sostituita dallo stesso volto deformato da tubi. Vedeva tutte le volte i cui si era divertita con i suoi amici, ma anche tutte le bugie e le parole non dette. E una volta che si svegliava a causa di queste immagini, non riusciva ad addormentarsi se non con un'altra compressa. Voleva assolutamente dimenticare, anche solo per qualche minuto, anche solo per qualche secondo. E la possibilità le si presentò quando, alzando gli occhi dai suoi piedi, vide un mini market su quella stessa strada. Non era la prima volta che lo notava, ma solo in quel momento il suo sguardo si posò sulle bottiglie di liquore esposte in vetrina. Era sicura che fosse quel tipo di market che avrebbe potuto vendere alcolici anche a bambini di dieci anni pur di intascarsi qualcosa, di sicuro non avrebbero fatto storie per il fatto che avesse ancora diciassette anni. Entrò dentro a passo spedito e dopo un po' di girovagare riuscì a trovare il reparto alcolici. Davanti a tutti questi scaffali pieni di birra, vodka, liquori e altro, una vocina nella sua mente iniziò a dire che era sbagliato, che non era così che avrebbe risolto la cosa, che una volta ripresasi avrebbe dovuto di nuovo affrontare la realtà. Ma pochi secondi dopo, Rachel stava già alluggando la mano verso una delle bottiglie. varebbe fatto di tutto per scappare da quella realtà, seppur per un paio di ore. Prese tutte le bottiglie che le sue braccia riuscivano a reggere e le portò alla cassa. All'inizio avrebbe voluto pagare con la carta di credito che le aveva dato il padre, ma poi pensò che quest'ultimo monitorava anche tutti i suoi pagamente. Non sia mai che sprecasse troppi soldi in 'frivolezze giovanili', come le chiamava lui. Usò i contanti che aveva sempre con sè, poi mise tutte le bottiglie in una busta blu scuro e si incamminò di nuovo verso casa. Non appena fu arrivata, entrò dalla porta sul retro in modo che fosse meno facile che qualcuno la scoprisse. Con un pizzico di fortuna non ncontrò nessuna cameriera e riuscì a chiudersi in camera sua. Sospirò, accasciandosi sul letto. Se suo padre l'avesse scoperta, probabilmente non l'avrebbe fatta uscire più di casa per un bel po', nemmeno per andare da Ottaviano. Iniziò a svuotare la busta, nascondendo quasi tutte le bottiglie sotto il letto e aprendone una. Guardò per un po' il liquido al suo intenro, poi ci attaccò le labbra e iniziò a bere a grandi sorsi. Il petto e la gola iniziarono a bruciarle, ma non le importava. Quando ebbe finito tutta la bottiglia, le girava un pò la testa, ma non era abbastanza. Ne prese un'altra, bevendo anche quella, ma quetsa volta con più calma.
In fondo, era stato l'alcool a dare inizio alla sua relazione con Ottaviano, forse poteva essere utile anche quella volta.
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I hate you, don't leave me.
Random[OttavianoxRachel] [AU|Highschool] [Accenni: Percabeth, Jasper, Frazel, Solangelo, Tratie, ClarissexChris, Charlena, Thaluke, Caleo] Tutta la scuola sa che ci sono due gruppi che si disprezzano. Il primo è formato dai classici amici che amano ridere...