Un sorso di Rum, e poi un altro ancora. Rachel continuava a portarsi la bottiglia alla bocca a intervalli regolari, spostando lo sguardo dal muro scrostato di fronte a sei, al pavimento pieno di tele ormai rotte. Non avrebbe mai pensato di arrivare la punto di sfogarsi sui suoi stessi dipinti. Proprio lei, che non faceva avvicinare nessuno ai suoi quadri, nemmeno i suoi amici o Chrystal, li aveva strappati dalla parete e gettati a terra calpestandoli senza alcun ritegno, per poi prendersela anche con le tempere e i pennelli. Nemmeno l'arte l'avrebbe aiutata in quel momento.
Non appena la bottiglia finì la lanciò a terra, e proprio mentre questa si spaccava in tanti piccoli frammenti, ne prese un'altra, stavolta con un liquore diverso. Mentre mandava giù l'alcool, la gola le bruciava e le guance si riempivano di lacrime, ma non poteva farne a meno. Le faceva schifo il modo in cui si stava comportando, ciò che era diventata, eppure tutto quello era la sua unica via d'uscita. Quando era ubriaca, non ricordava nulla del dolore che si portava dentro, quasi come se quella notte dell'incidente non fosse mai esistita. Era l'unico modo per provare qualcosa che non fosse apatia o tristezza.
Eppure quel pomeriggio continuavano a tornarle in mente le immagini della mattina. Scorrevano come un film davanti ai suoi occhi, in ripetizione, e non era ancora riuscita a scacciarle.
"Ormai è passato un mese dall'incidente." le parole del medico continuavano a rimbombarle nelle orecchie, come se fossero riprodotte da delle casse alzate a tutto volume.
"Fin dall'inizio le sue condizioni non erano delle migliori."
Si, Rachel sapeva che Ottaviano aveva subito un colpo molto forte, forse troppo. Sentiva i sensi di colpa scalciare nel suo petto. Non avrebbe dovuto lasciarlo andare via così tardi, nel bel mezzo della notte. Poteva chiamare un taxi, o farlo restare a dormire da lei. Era stata irresponsabile, troppo occupata a pensare al cambio d'umore di Ottaviano di quella sera piuttosto che a cose veramente importanti, come al fatto che se ne sarebbe tornato a piedi mentre fuori era tutto scuro. Era stata egoista, lo sapeva.
"Stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere, e lui è un ragazzo molto forte."
Dire che Ottaviano era forte era poco. Era la sua via di fuga da una quotidianità monotona, la sua ancora di salvezza da una vita che sentiva starle troppo stretta. Era andato contro una scuola intera pur di stare con i suoi amici, sopportava ogni giorno accuse infondate e pessime battute, senza mai essersene lamentato. Era la guida dei suoi amici, colui a cui rivolgersi se c'erano problemi. In più cercava in ogni modo di far felici i suoi genitori, anche se ciò voleva dire non far felice sé stesso.
"Ma purtroppo le sue condizioni si sono aggravate."
Quando Rachel aveva sentito questa frase, aveva avuto un mancamento, tanto che due infermiere l'avevano aiutata a sedersi, dandole acqua e zucchero. Poi aveva sentito il petto restringersi e una bolla bloccarle il respiro in gola. Riusciva solo ad ansimare, tenendo forte il braccio di una delle due infermiere. Il medico aspettò che l'attacco di panico passasse prima di riprendere a parlare.
"Fino a pochi giorni fa era rimasto stabile, ma ha avuto un calo repentino."
Rachel lo aveva notato. Aveva sentito i tic della macchina andare più piano, si era accorta che ora c'erano più fili collegati al corpo di Ottaviano, semplicemente voleva far finta di non vedere. Non era ancora pronta a ciò, non voleva sentire come il dottore avrebbe continuato quel misero discorso. Si portò le mani alle orecchie, stringendo forte la testa, ma le parole dell'uomo arrivarono lo stesso, forti e chiare.
"Non sappiamo se ce la farà."
Il buio. Rachel non vide altro che buio. Non resistette a quelle parole, e svenne davanti a tutti, complice la poca energia che ormai le rimaneva. Si risvegliò su un lettino, con a fianco Chrystal che parlava con un infermiere. Nonostante le girasse la testa, riuscì a cogliere qualche parola del discorso tra i due. A quanto pareva, avevano provato a contattare suo padre, che impegnato in qualche viaggio di lavoro, aveva delegato Chrystal per andarla a prendere in ospedale. Rachel non aveva nemmeno la forza di arrabbiarsi con suo padre per averla lasciata da sola anche in un momento come quello. In fondo, ormai, ci era abituata. La cameriera la riportò a casa mezz'ora dopo, e nonostante cercasse di fare conversazione con lei, non riuscì a tirare fuori una parola. La ragazza continuava a guardare davanti a sé, gli occhi vitrei e lo sguardo inespressivo. Una volta arrivata alla sua abitazione, non fece altro che chiudersi nuovamente in camera. Questa volta Chrystal non la lasciò semplicemente, continuò a bussare, nonostante Rachel non rispondesse.
Ora che ci pensava, anche in quel momento stavano bussando. Rachel era troppo stordita, non capiva se era Chrystal che non aveva mai smesso o qualcun altro. Da quanto tempo era lì a bere?
Non lo sapeva, nella sua mente c'era solo Ottaviano. Le aveva promesso che non l'avrebbe mai più lasciata, eppure poteva andarsene via da un momento all'altro, lasciandola sola.
"Ottaviano, sei un bugiardo..." sussurrò, realizzando di essere sola fin dal momento dell'incidente. Le sembrò di sentire delle voci chiamarla, ma non ci fece caso. Le sue labbra continuavano ad assaporare il sapore del liquore, mentre la sua mente voleva solo perdersi nella confusione dell'alcool.
Chrystal stette tre quarti d'ora a bussare alla porta di Rachel, senza però avere nessuna risposta. In lacrime e sul punto di sfondare la porta, smise solo quando sentì il rumore del campanello della porta principale. Credendo che fosse tornato il signor Dare, cercò di darsi un contegno, correndo ad aprire, ma davanti si ritrovò solo due ragazze.
"Ehm, salve -disse una di loro, che sembrava essere la più grande- per caso c'è Rachel?"
"Voi chi siete?" chiese prima la donna. Ormai conosceva tutte le amiche di Rachel, e quelle due non le aveva mai viste. Erano dei piccoli accorgimenti che poteva fare per proteggere la padroncina il più possibile.
"Siamo Silena e Drew McLean, volevamo controllare come stava Rachel."
Il cognome McLean le fece tornare in mente qualcosa. Una delle amiche di Rachel, Piper, faceva di cognome così. Quelle due dovevano essere le sue sorelle. Le fece entrare, indicando la camera di Rachel e dicendo che si era chiusa dentro da un pò. Non disse il motivo, ormai aveva capito che la relazione tra la ragazza e Ottaviano era ancora un segreto. Sperava solo che quelle due ragazze potessero aiutarla in qualche modo.
Silena e Drew si guardarono, annuendo decise. Quel pomeriggio, il medico aveva comunicato anche a loro la situazione i Ottaviano, e avevano capito che dovevano assicurarsi che la rossa stesse bene.Se loro erano distrutte, non immaginavano quanto lo era Rachel.
Arrivate davanti alla porta della camera, Silena provò a bussare, ovviamente senza risposta.
"Non otterrai niente così -disse Drew acida, scostandola in malo modo- lascia fare a me." e dicendo ciò, iniziò a prendere a spallate la porta. La sorella la lasciò fare, guardandola sorpresa. Sapeva che sotto quell'aspetto da oca della scuola, si nascondeva un ammasso di muscoli che si allenava duramente ogni giorno, era uno dei tanti segreti di Drew. Ma non si aspettava che fosse arrivata fino a questo punto. Effettivamente, dopo qualche minuto, la porta cedette. Ma appena Drew e Silena entrano, cacciarono un urlo che attirò l'attenzione di tutti i presenti in quella casa, soprattutto di Chrystal, che si accasciò vicino al muro davanti a quella scena.
Rachel era stesa a terra, tra dipinti rotti e cocci di vetro. In alcune parti era graffiata, i suoi occhi sembravano vuoti e l'aria era contaminata da un forte odore di vomito. Tutte le altre cameriere accorsero, qualcuna chiamo l'ambulanza, altre provarono a contattare il padre di Rachel, che però aveva il telefono spento.
L'ambulanza arrivò dopo qualche minuto e Rachel fu portata via d'urgenza. Silena e Drew erano ancora sotto shock, ma riuscirono a mandare un messaggio a Piper.
Da: Drew
A :Piper
Abbiamo visto un'ambulanza andare via dalla casa della tua amica Rachel Dare. Vorrei sbagliarmi, ma mi sa che era proprio lei la persona che stavano portando all'ospedale.
Non scrisse tutto quello che aveva visto, o avrebbe dovuto spiegare cosa ci faceva là. E non era quella l'occasione giusta.
Tutti gli amici di Rachel arrivarono in ospedale poco dopo, alcuni con il fittone, la maggior parte con le lacrime. Tutti chiedevano urlando di poter vedere Rachel, ma il medico glielo impedì, dicendo che doveva essere sottoposta a una lavanda gastrica d'urgenza. Grazie all'aiuto di alcuni infermieri e infermiere, dopo circa un'ora, tutti e dodici i ragazzi riuscirono a calmarsi. Thalia si allontanò per fare una chiamata, mentre Piper rispondeva ai messaggi delle sorelle spiegando la situazione. Dopo un pò Frank ricevette una chiamata da Clarisse. Davanti agli altri mostrò di essere scocciato, ma in realtà era felice di sentire la sua voce. Dopo che l'aveva sostenuta quando aveva sentito le nuove informazioni riguardo le condizioni di Ottaviano, la sorella voleva ricambiare con lui. Anche Leo dopo un pò iniziò a messaggiare con Beckendorf.
Era questa la situazione del gruppo, quando all'improvviso, dopo circa tre ore, si avvicinò a loro una donna sconosciuta.
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I hate you, don't leave me.
Random[OttavianoxRachel] [AU|Highschool] [Accenni: Percabeth, Jasper, Frazel, Solangelo, Tratie, ClarissexChris, Charlena, Thaluke, Caleo] Tutta la scuola sa che ci sono due gruppi che si disprezzano. Il primo è formato dai classici amici che amano ridere...