Ero arrivata. Davanti a me si innalzava lo strano edificio dell'Hunter College High School.
Mal volentieri mi ero trasferita nella grande città di Manhattan. Certo, era favolosa, solo che non ero abituata a tutto quel trambusto! Nel mio vecchio paese, Corning, non c'era di certo tutta questa confusione: per le strade non c'erano tutte quelle macchine e sui marciapiedi non c'era tutta quella gente. Lì le cose erano molto più tranquille e a volte anche monotone. Ma io amavo quella monotonia! Era difficile per me abbandonare la mia monotona quotidianità, soprattutto per scambiarla con quella vita frenetica piena di clacson e smog delle grandi città, ma papà aveva ricevuto un'opportunità di lavoro che non avrebbe potuto mai rifiutare! Non era da tutti lavorare al Morgan Stanley Children's Hospital, quindi ho dovuto impacchettare tutte le mie cose e trasferirmi nella Grande Mela. Per il carattere che possedeva mamma, non si era fatta alcun tipo di problema invece, era addirittura esaltata di questo cambiamento ed aveva trovato subito un nuovo lavoro.
Feci un respiro profondo e, anche se mi sarei messa volentieri a urlare come una pazza isterica, entrai con una maschera di moderata tranquillità dipinta sul volto. In segreteria stava una donna sulla quarantina con i capelli neri raccolti sul capo e un tailleur grigio che le davano un aria professionale.
«Tu devi essere Alexia Reed, giusto?», chiese con un caldo sorriso di benvenuto dipinto sulla faccia.
Io sorrisi e annuii, senza ovviamente dire una parola.
«Bene, sono contenta che tu sia arrivata, ti aspettavamo», disse mettendo sul bancone che ci divideva dei fogli di carta. «Questo è il foglio con i tuoi professori», disse indicando un foglio. «Loro dovranno firmarlo e a fine giornata me lo dovrai riportare. Questi invece», disse indicando altri fogli, «sono la piantina della scuola e l'orario delle tue lezioni».
Guardai il foglio e vidi che alla prima ora avevo matematica con un certo professor Gregor. Guardai la piantina e sospirai: almeno la prima lezione era qui vicino!
Guardai la signora dietro il bancone e sorrisi con gratitudine per la piantina che ovviamente mi sarebbe servita.
La signora di restituì il sorriso con calore e mi augurò buon primo giorno di scuola.
Speriamo!, pensai, ma come poteva essere un buon primo giorno di scuola se eravamo a metà gennaio e la scuola era iniziata ormai da mesi!?
Dovetti ammettere però che mi rilassai leggermente, avevo compreso che la segretaria sapeva del mio cosiddetto problema, quindi dovevano esserne già a conoscenza anche i docenti. Almeno non si sarebbero aspettati che parlassi. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta...ma ora non volevo pensarci, sapevo che presto anche i miei nuovi compagni di scuola lo avrebbero saputo e mi avrebbero rivolto tutti occhiate strane.
Arrivai in classe proprio mentre stava suonando la campanella. Lo feci di proposito, non volevo rispondere alle mille domande curiose che le persone facevano di solito e volevo evirare il più possibile le occhiate curiose dei compagni di classe, ma ovviamente ciò era inevitabile poiché anche in corridoio vedevo alcuni sguardi incuriositi e i miei compagni avrebbero avuto tutta l'ora per guardarmi come se fossi un alieno o una pazza totale.
Il professor Gregor mi presentò alla classe e mi diede il materiale per la sua materia prima di farmi sedere. Io andai al mio posto con lo sguardo basso mentre arrossivo per tutti gli occhi puntati su di me, sperando che il rossore non si vedesse sulla mia pelle olivastra, ma ovviamente speravo invano. Quella mattina mi ero messa sopra i jeans un maglione verde pastello, poiché il verde simboleggia la speranza, nella speranza di passare inosservata, ma questa speranza era vana come il mio sperar che non si vedesse che ero arrossita.
Per tutta la lezione seguii il professore mentre spiegava un argomento che per fortuna avevo già affrontato alla Painted Post East High School di Corning, quindi non faticai molto a stargli dietro.
L'ora passo in un baleno e al suono della campanella sistemai i miei appunti e mi alzai cercando di scappar via prima che qualcuno cercasse di attaccar bottone con me. Uscita dalla classe mi dimenticai che non avevo completamente idea di quale fosse la prossima lezione né di dove si svolgesse, quindi, mentre camminavo, presi il foglio delle lezioni e quello della piantina della scuola. Mentre cercavo di trovare l'aula in cui insegnava letteratura il signor Burner andai a sbattere contro qualcosa.
O meglio qualcuno.
Angolo dell'autrice.
Ciao a tutti! Questa è la prima storia che pubblico, perciò vi chiedo di non essere tanto crudeli con me...
Vorrei chiedervi in più se potreste commentare a ogni capitolo, in modo da farmi sapere se la mia storia vi piace, se ci sono imprecisioni o errori, così che poi io possa correggerli e migliorare la mia scrittura.
Grazie!
STAI LEGGENDO
Destiny's Choise
FantasyAlexia Reed non è una ragazza come le altre: lei non parla. Ha smesso di parlare dodici anni prima, quando, a sette anni, ha avuto un incidente. Da allora la sua vita è avvolta nel silenzio. Ma è a Manhattan, città in cui i suoi genitori hanno decis...