Capitolo Sei

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Mentre Ward guidava io guardai fuori dal finestrino a contemplare la caotica Manhattan. Era proprio vero, era la città che non dormiva mai. Anche così presto la mattina c'erano un sacco di auto – la maggior parte taxi – che facevano su e giù per la strada.

I miei genitori non volevano che prendessi un mezzo di trasporto pubblico. «Abbiamo Ward, Lexie», dicevano sempre. «Non vedo perché tu debba pagare per un mezzo pubblico quando abbiamo Ward che ti può portare ovunque tu voglia. Lo paghiamo per questo!».

Ero in agitazione come ieri. Di certo ieri non era stato il miglior primo giorno di scuola, ma speravo che oggi sarebbe andata meglio di ieri. Ovviamente non ci sarebbero state tutte quelle persone a fissarmi continuamente. Con un pizzico di fortuna le persone mi avrebbero fissata di meno e qualcuno mi avrebbe guardata con sguardo meno truce del giorno prima. O almeno così speravo...

* * *

La prima ora andò tutto bene, le persone mi fissavano di meno, come avevo sperato, e la lezione era facile da seguire. Quella lezione passò in un soffio.

Nel tragitto dalla classe di matematica a quella di letteratura per fortuna non andai a scontrarmi con nessuno e i miei piedi rimasero saldamente incollati al terreno anche mentre attraversavo l'aula del professor Burner fino ad arrivare al mio posto. Mentre passavo davanti a Jason e al suo amico – Richard? O forse era Matthew? – non fui messa sotto valutazione dal nessuno dei due, per fortuna. In realtà si comportavano tutt'e due in maniera completamente normale. Grazie al cielo!

Tutto stava filando meglio di ieri quando il professor Burner fece una domanda.

«Chi risponde a questa domanda?», chiese guardando la classe. Alcune mani si alzarono. Ovviamente la mia non era tra queste. «Tu sei Reed, vero?».

Io sgranai gli occhi. No. No! Maledizione.

Annuii.

«Sai dirmi qual è la risposta corretta, Reed?».

Deglutii a fatica. Tutti gli occhi della classe erano puntati su di me. Cavolo e adesso cosa potevo fare?

Aprii la bocca, ma da lì non uscì nessun suono, sentivo la lingua impastata.

Sentii una risatina provenire dal resto della classe.

Provai a deglutire e a parlare, ma avevo la bocca secca e non riuscivo a spiccicare parola.

Fui salvata dal suono della campanella.

Tutti cominciarono ad alzarsi e ad uscire dalla classe bisbigliando qualcosa all'orecchio di un compagno, ma io ero pietrificata.

«Vedi, Alexia, non so come funzionava nella tua vecchia scuola, ma se vuoi passare alla mia materia devi rispondere alle mie domande», disse il professore girandosi e andando a cancellare la lavagna.

Ero furiosa!

Perché? Perché proprio io? Non poteva chiederlo a un altro?

Le parole che aveva detto mi fecero sembrare che lui sapesse che non parlavo. Doveva saperlo! I miei genitori non mi avrebbero mai iscritta a scuola senza prima dire a tutti i professori che io non parlavo. Evidentemente l'aveva fatto apposta.

La rabbia si impossessò di me, mentre lo guardavo pulire la lavagna. Jason e il suo amico erano quasi arrivati alla porta, perciò non c'era niente a ostacolarmi la vista. Sentivo la mia rabbia bruciarmi dentro, come un incendio.

L'espressione di Jason però mi fece distrarre dal professore. Lui e il suo amico mi guardavano con uno sguardo terrificato. Che cosa volevano anche loro?

Abbassai lo guardo per raccogliere i miei appunti e andare via, quando vidi che questi stavano prendendo fuoco. Sgranai gli occhi e balzai in piedi, andando a scontrarmi con un altro banco, ma appena il professore si fu girato per vedere che cosa stava succedendo il fuoco era sparito. Pensai di essermelo immaginato, ma guardando i miei fogli vedevo che erano bruciati.

Buttai tutto in borsa e corsi fuori dalla classe. Jason e il suo amico erano ancora sulla porta, a guardarmi con occhi sgranati. Quando gli passai accanto il ragazzo bruno si spostò, mentre Jason provò a prendermi il braccio.

Evitai la sua presa e mi precipitai in corridoio, diretta in bagno mentre dalla classe sentivo urlare il mio nome.

Destiny's ChoiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora