Capitolo Diciassette

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Uscita dalla mensa mi diressi verso il mio armadietto: mancava poco alla fine dell'ora di pranzo, perciò decisi di prendere la ricerca per il professor Jonson.

Chiusi l'armadietto, mi girai per incamminarmi nell'aula di fisica e mi trovai a non più di quindici centimetri di distanza Jason.

Sobbalzai per lo spavento e lo vidi alzare gli angoli della bocca in un sorriso soddisfatto.

«Cosa vuoi ancora!?», chiesi esasperata, massaggiandomi le tempie con una mano. Ero stravolta, non avevo dormito per tutta la notte e quel ragazzo mi dava veramente sui nervi.

«Oh, ma lo sai cosa voglio!», allargò ancora di più il sorriso, mostrando i denti. «Mi sembra di avertelo detto prima a mensa». Con un gesto della mano indicò dietro di sé.

«E io ti ho già risposto. Mi dispiace non si può avere tutto quello che si vuole». Sporsi il labbro inferiore in un finto broncio. «Quindi se mi vuoi scusare...». Scivolai di lato e mi incamminai verso l'aula a passo svelto.

«Beh, magari tu non puoi, ma io sì», disse con torno orgoglioso, gonfiando il petto e alzando il mento. «Io ottengo sempre quello che voglio».

Alzai gli occhi al cielo. Ma per favore! «Allora è un vero peccato», commentai.

«Avere sempre quel che si vuole? Nah...».

«Intendevo che questa volta non succederà», lo incalzai.

«Mmm...», fece finta di rifletterci. «E perché mai dovrebbe andare a finire così?».

«Perché stavolta riguarda me!».

«Dici?».

Prima che potessi rispondere lui mi prese e mi mise spalle al muro, poggiando le mani ai lati della mia testa, per impedirmi di scappare, imprigionandomi così tra gli armadietti e il suo corpo.

«Cosa fai?», chiesi sgranando gli occhi.

Invece di rispondere fece correre lo sguardo sul mio viso, studiando ogni centimetro di pelle, poi mordendosi il labbro. Alla fine tornò a guardarmi negli occhi. «Non posso nemmeno cercare di convincerti a cambiare idea?», chiese con sguardo insistente.

«No», dissi con voce roca. Mi schiarii la voce e riprovai. «Non penso riusciresti a farmi cambiare idea».

Jason inclinò la testa di lato, continuando a fissarmi con quegli occhi verdi ipnotici. «È un vero peccato... Lasciami almeno provare a...».

Non aveva intenzione di finire la frase. Stava inclinando la testa in avanti, guardandomi da sotto le folte ciglia.

«No», rantolai girando la testa di lato. Non volevo che succedesse una cosa del genere, soprattutto non così! Lui era uno stronzo e faceva tutto questo solo per convincermi! Non volevo essere manipolata in questa maniera!Il potere che avevo sentito prima tornò in un batter d'occhio, veloce come non era mai stato. Sentii una stretta allo stomaco e vidi Jason volare dall'altra parte del corridoio e schiantarsi contro gli armadietti.

«Sta lontano da me!», gli intimai.

«Lo sapevo!», esclamò Jason, come se non fosse successo nulla. «Ma non vedi cosa sei capace di fare, anche senza allenamento? Pensa cosa potresti fare con qualche lezione!».

«Non voglio avere niente a che fare con questa storia!», gli urlai contro e me ne andai via, verso l'aula del professor Jonson.

* * *

Feci un profondo respiro.

Jason non faceva che provocarmi e provocarmi e ancora provocarmi dall'inizio della lezione di fisica.

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