Lei era l'unica, oltre a me, a sapere la verità su quanto era accaduto quella sera di dodici anni fa. Nessuno sapeva che in realtà era stata colpa mia. Il rimorso per quell'incendio mi tormentava continuamente, non era raro che di notte mi svegliassi per gli incubi. Io avevo ucciso la persona più buona che avessi mai conosciuto. Hope mi mancava terribilmente, ogni giorno il dolore per la sua perdita non accennava a svanire.
Per molto tempo avevo pensato di tenere per me la verità, ma non ce la facevo più. Mi stava corrodendo da dentro, portandomi via, giorno dopo giorno, un brandello di vita dopo l'altro. Questo peso faceva in modo che la felicità restasse a debita distanza da me. La gioia non ricordavo nemmeno più che cosa volesse essere. Non ero più una persona. Ero una macchina, capace di provare solo dolore e tristezza, a volte anche terrore... e rabbia. Il mio non era vivere.
Dovevo levarmi questo peso di dosso, confidarmi con qualcuno, così, magari, sarei riuscita a ricominciare a respirare veramente. Avrei potuto ricominciare a vivere, a provare emozioni diverse, e forse sarei riuscita a liberarmi da questa rabbia che provavo verso me stessa.
Caroline mi guardava, con una maschera di terrore sul volto.
Avevo deciso di confidarmi proprio con lei e proprio adesso perché mi sembrava il momento migliore. Adesso sapevo come mai avevo questi poteri e, anche se la cosa mi spaventava lo stesso, non provavo quel solito terrore al pensiero di poter fare qualcos'altro. Anche lei aveva avuto un iniziazione traumatica a questi nuovi poteri, perciò in un certo senso poteva capirmi. Avevo pensato che magari non mi avrebbe giudicata, ma guardando la sua faccia terrorizzata ebbi il timore che mi sbagliavo di brutto.
«Dí qualcosa, ti prego!», la implorai.
«È...», cominciò Caroline, a corto di parole. Cominciò a battermi forte il cuore: sicuramente stava cercando le parole per dirmi quanto le facessi schifo come persona. Ero una persona orribile, e lo sapevo, ma nessuno me l'aveva mai detto, come stava per fare lei.«È terribile quello che hai dovuto passare!».
Buttai fuori l'aria che stavo trattenendo inconsapevolmente e mi rilassai un po'. Non mi stava accusando.
Mi abbracciò. «Mi dispiace tanto che ti sia successo tutto questo, mi dispiace davvero tanto, ma sono contenta che tu ti sia confidata con me», si allontanò da me e mi sorrise timidamente. «Mi piacerebbe tanto essere amiche...».
Amiche... Non ne avevo più avute da quando successe quell'"incidente" e ci eravamo trasferiti a Corning. Ovviamente il fatto di non parlare non aiutava per niente, ma da quel momento non ho più voluto avere amici, avevo paura.
«Anche a me», risposi, sincera. «Ma non possiamo essere amiche», conclusi dura.
«Come? Perché no?». Caroline sembrava spiazzata dalla mia reazione.
«Perché no! Non ho mai fatto avvicinare nessun altro da quel giorno. Sono una bomba a orologeria, da un momento potrei esplodere e fare del male alle persone che mi sono intorno, e io non voglio più fare male a nessuno. Per questo non ho mai avvicinato altre persone, per questo tengo lontani anche i miei genitori. Se dovesse succedere qualcosa anche a loro per colpa mia, come è successo a Hope, non potrei mai perdonarmelo, non potrei superarlo... Non ancora», confessai.
«Ma non succederà, Alexia. Adesso hai tutti noi, e noi ti aiuteremo a controllare i tuoi poteri, così da non far più capitare incidenti e proteggere le persone che ami».
«Non ho ancora deciso se voglio far parte di tutto questo», precisai.
«Ma fai già parte di tutto questo!», saltò su e cominciò a camminare avanti e indietro per la camera da letto.
«Sul serio credete che io sia una dea? Hai sentito cosa ho fatto! Io ho ucciso mia sorella, sono un'assassina! Come posso essere io la reincarnazione di una maga dalla magia così pura come quella di Thorgerd?». Non aveva alcun senso!
«Nessuno è perfetto, Alex... La dea stessa non lo era, non vedo perché dovresti esserlo tu». Cercava di convincermi, ma io non riuscivo a pensarla come lei.
Sbuffai, scettica.
Caroline si fermò e mi fissò negli occhi. «Pensaci: tutta questa storia è partita perché lei ha voluto donare parte dei suoi poteri a dei mortali, poi si è innamorata di uno di loro, facendo infuriare il mago. Se non lo avesse fatto non ci sarebbe stata una guerra, e noi stessi saremmo stati diversi. Forse tua sorella sarebbe stata qui, ma io e mio padre saremmo morti». La leggerezza con cui parlava di questa possibilità mi lasciò spiazzata. «Sicuramente molte volte la maga è si posta la domanda Ho fatto bene a donare i miei poteri a quei mortali? E sicuramente non è mai arrivata a una conclusione... Non pensare che lei sia sempre stata perfetta, perché non lo è. Ha compreso i suoi sbagli e ha deciso di reagire di conseguenza. Per questo ha deciso di sacrificarsi e ha chiesto ai suoi eroi di fare lo stesso: perché comprendeva che la colpa di ciò che era accaduto era sua; perciò ha deciso di rimediare, piuttosto che rimanere in vita per un po' di tempo in più e distruggere il pianeta». Caroline si inginocchiò davanti a me, che ero ancora seduta sul letto, e mi posò una mano sulla guancia. «Anche tu hai sbagliato dodici anni fa, anche se non intenzionalmente, ma adesso hai la possibilità di rimediare al tuo sbaglio e di prendere la situazione tra le mani. Hai la possibilità di non commettere più lo stesso errore. La prima volta era stato un incidente: non era intenzionale non avevi i mezzi per impedire che ciò capitasse. Se però ti rifiutassi di accettare il tuo destino e succedesse di nuovo qualcosa di brutto la colpa sarebbe solo tua, perché non hai voluto farti aiutare, mettendo così in pericolo chi ti sta vicino».
Caroline mi fissò intensamente, gli occhi di un blu intenso, come l'oceano.
Scoppiai di nuovo a piangere per la consapevolezza del fatto che quelle parole erano vere, e se fosse successo qualcosa a qualcuno per colpa mia, perché avevo rinunciato a farmi allenare, ne sarei rimasta distrutta.
Le buttai le braccia al collo e la strinsi forte. «Hai ragione», singhiozzai. «Hai ragione, ma mi serve solo un po' di tempo...».
«Nessuno te lo negherà, il tempo», mi rassicurò lei, passandomi una mano sulla schiena.
Forse saremmo sul serio potute diventare amiche, dopo tutto...
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Destiny's Choise
FantasyAlexia Reed non è una ragazza come le altre: lei non parla. Ha smesso di parlare dodici anni prima, quando, a sette anni, ha avuto un incidente. Da allora la sua vita è avvolta nel silenzio. Ma è a Manhattan, città in cui i suoi genitori hanno decis...