Era giovedì, quindi doveva passare solo oggi e domani e poi mi sarei potuta chiudere in casa per il fine settimana, finalmente. Non avevo voglia di vedere Jason, né i suoi amici. In realtà l'unica che avevo voglia di vedere era Caroline, poiché ieri ci eravamo scambiate solo qualche sms e niente di più.
«Alex!», mi chiamarono, mentre mi spostavo verso l'aula del professor Burner.
No, ti prego no! Anche oggi no!, implorai mentalmente.
Mi girai e mi ritrovai Jason accanto, seguito da Matthew e Richard.
«Ehi, Alexia!», salutò il primo, con un gran sorriso.
«Ciao!», esclamò il secondo, un po' assonnato.
Ricambiai il saluto, con un sorriso, ma continuai a camminare.
«Sai, potresti pure aspettare eh!». Scrollai le spalle. Perché avrei dovuto farlo? «Comunque, ieri te ne sei andata via senza darmi modo di finire la conversazione», continuò Jason.
«In realtà la conversazione era già conclusa», lo informai.
«Tecnicamente no, perché non mi hai detto su cosa io non ho idea».
«Non credi che se avessi voluto dirtelo te lo avrei detto?», lo incalzai. Eravamo arrivati davanti all'aula di letteratura e, prima che entrassimo, Matthew ci saltò.
«Beh... Non vedo perché tu non debba informarmi, dopotutto sono una persona molto comprensiva io», disse.
«Sì, come no...». Posai le mie cose sul banco, dandogli le spalle.
«Lo sai che prima o poi me lo dirai... o lo verrò a scoprire, quindi perché rimandare solo l'inevitabile?».
«Non penso proprio. Per quanto tu possa usare il tuo fascino su di me non te lo direi mai, è una cosa troppo personale», lo informai, voltandomi verso di lui. «L'unica persona a cui l'ho raccontato è Caroline...», mi tappai immediatamente la bocca. Perché non ero stata zitta?
«Caroline, eh?», sorrise tra sé e sé, mentre si avvicinava a me. Io indietreggiai, ma mi ritrovai solo col sedere appoggiato al banco.«E perché dovresti dirlo a lei e non a me?», fissava i suoi occhi diritti nei miei, inchiodandomi. Era a pochi centimetri di distanza da me. Avrei dovuto sottrarmi, ma non potevo... non volevo.
«Non...», dissi con voce roca. Mi schiarii la gola. «Non funziona con me», gli dissi, poco convinta di quel che dicevo. Dimenticai persino che ci trovavamo in classe e la lezione stava per cominciare.
«Per favore», disse lui mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Le sue dita che mi sfioravano la pelle mi fecero correre un brivido sulla schiena. «Dimmi cosa non so...».
Misi le mani sul suo petto e lo spinsi via. «Smettila. Ti ho detto di no!».
«E io ti ho chiesto per favore», ribatté lui.
«Dio, quanto sei pesante».
«Più che altro sono muscoli», ammiccò verso di me.
Alzai gli occhi al cielo, per poi fissarli in quelli di Richard. «Non lo puoi far smettere?», lo implorai.
«Andiamo amico, lasciala un po' in pace», mise un braccio su quello di Jason e mi rivolse un sorriso di scuse.
«Va bene», Jason alzò le mani in aria, in un gesto di rassegnazione. «Ma lo sai che tanto non finirà qui: abbiamo ancora», fece un conto sulla punta delle dita, «due ore da passare insieme, più quella del pranzo... Non potrai sfuggirmi», mi fece l'occhiolino e si girò a parlare con l'amico.
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Destiny's Choise
FantasyAlexia Reed non è una ragazza come le altre: lei non parla. Ha smesso di parlare dodici anni prima, quando, a sette anni, ha avuto un incidente. Da allora la sua vita è avvolta nel silenzio. Ma è a Manhattan, città in cui i suoi genitori hanno decis...