Jason non mi staccò gli occhi di dosso e, arrivati al laboratorio di fisica, bloccò Caroline che si stava per sedere accanto a me.
«Devo continuare con lei mie indagini», si giustificò Jason, prendendo posto.
«Ma dài, Jason, lasciala un po' in pace...», mi difese lei.
«Se me lo dici te il segreto prometto che la lascio in pace», la guardò con sguardo innocente.
Caroline si morse il labbro e, senza dire niente, si sedette al posto di Jason.
«Allora, qual è questo segreto che puoi condividere con Caroline ma non con me?», Jason si sporse per sbirciare il mio quaderno su cui stavo scarabocchiando.
Coprii subito la pagina, non perché avessi qualcosa da nascondere, semplicemente perché mi dava noia qual suo comportamento da impiccione.
«Niente che ti possa interessare», lo informai.
«Oh... Ma a me interessa tutto quello che ti succede, piccola!».
Lo guardai di sbieco. «Piccola? Sul serio!? Pensi di riuscire a estorcermi informazione con un piccola?». Alzai le sopracciglia, perplessa.
«E dài!», insistette Jason prendendomi una ciocca di capelli e tirandola, come un bambino piccolo. Questa cosa lo entusiasmò molto che continuò, per tutta la lezione a tirarmi una ciocca di capelli. Avrebbe continuato pure a ripetere dài dài dài, se il professore non lo avesse minacciato di mandarlo dal preside.
In palestra non fu più semplice, poiché, invece di prendere solo una ciocca, aveva deciso di tirare direttamente tutta la coda che mi ero fatta: fui costretta a farmi uno chignon — molto improvvisato — per farlo smettere.
Alla fine della lezione lui era sempre lì, ad aspettarmi fuori dallo spogliatoio femminile.
«Alex, forza dimmelo!». Tirò i miei capelli a ogni parola.
«Fatti una vita Jason! Non torturare la mia!», sbottai.
Lo odiavo con tutta me stessa! Lo preferiva quando lui mi guardava con aria sprezzante.
«Ehi, tesoro, faccio quel che serve per tirare avanti», si giustificò lui.
«Sì, certo, come no!», protestai.
Avvicinò le labbra al mio orecchio. «Guarda che se non me lo dici tu sarò costretto a scoprirlo da solo, e non so quanto potrebbe far piacere a Caroline rivelarmi quel che mi tieni nascosto», mi minacciò.
«Non credo proprio che sia il tipo di ragazza che tradisce le amiche andando a raccontare ai quattro venti i loro segreti», osservai.
«So essere molto...» — con le labbra sfiorò il mio orecchio e fui scossa da un brivido — «persuasivo, quando voglio».
«Buona fortuna, allora», gli dissi, scuotendo la testa.
Arrivata a casa c'era mia madre. Mi sorprese trovarla a casa, mentre in realtà sarebbe dovuta essere a lavoro.
«Ciao, Lexie, come è andata oggi a scuola?», mi chiese, mentre soffiava in una tazza thè caldo e esaminava dei fogli.
Alzai le spalle, e andai a prendere una tazza a mia volta, ci versai dell'acqua calda che era avanzata a mamma e ci immersi un infuso alle erbe che adoravo.
Dopo che la bevanda fu pronta andai in camera mia, per fare i compiti, portandola con me e sorseggiandola di tanto in tanto.
Quando ebbi finito anche coi compiti decisi di levarmi di dosso tutta la tensione che ormai avevo dall'inizio della settimana, perciò mi preparai un bagno caldo, mentre mamma tornava in camera sua, informandomi che la sera sarebbe uscita con papà, perciò non sarebbero tornati a cena.
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Destiny's Choise
FantasíaAlexia Reed non è una ragazza come le altre: lei non parla. Ha smesso di parlare dodici anni prima, quando, a sette anni, ha avuto un incidente. Da allora la sua vita è avvolta nel silenzio. Ma è a Manhattan, città in cui i suoi genitori hanno decis...