18 capitolo

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-Lindsay Stirling"Crystallize"

La mattina dopo faccio fatica a svegliarmi.
L'unica ragione per cui riesco ad alzarmi è che oggi è venerdì. Domani si riposa.
Le due lezioni passano velocemente e con Eloisa decidiamo, per questa volta, di andare alla mensa.
I pasti non sono un granché, però mi dovrò abituare, se non voglio sperperare tutti i miei risparmi.
-Che si fa stasera?- le chiedo, mangiando una mela.
-Io stasera non ci sono, devo fare alcune cose- mi risponde dispiaciuta.
-Ah, va bene- chiederò a Amy.
Ci salutiamo un po più tardi, perché lei deve andare via.

Nel pomeriggio vengo chiamata da An, mi chiede se voglio andare al locale dove lavora lui, dice che ci sarà molta gente. Rispondo che gli farò sapere per chiedere il parere delle altre, così andiamo insieme.
Amy e Maria entrano dopo un po nella stanza e io ne approfitto.
-Ciao ragazze, che ne dite di andare in un bel posto stasera ?- chiedo speranzosa,
-Che posto ?- rispondono all'unisono.
- Nel locale dove lavora mio fratello, mi ha appena chiamato per propormelo-
-Per me va benissimo- risponde Amy, entusiasta.
Guardo in direzione di Maria.
-Per te anche ?- le chiedo io,
-Si, magari lo dico anche ad Alan-.
Ci mettiamo d'accordo e decidiamo di partire alle 20.00 dato che ci vorrà un po per arrivare.
Più tardi faccio un pisolino, per riprendere le ore di sonno perdute. Dico alle altre di svegliarmi per non fare tardi, come al mio solito.

-Claire?- mi sento chiamare nel sonno.
-Claire, svegliati hai visite-
-Mmmhh- inizio a prendere conoscenza, svegliandomi con un forte mal di testa.
Sento una risata che mi mette in allerta.
Apro gli occhi e davanti a me trovo quella favolosa parete.
Sta ridendo, ride di me. Serro gli occhi in risposta.
Dietro di lui ci sono Amy e Maria, che mi fanno segno verso la porta, con sguardo ammiccante, facendomi capire che vogliono lasciarci soli. Io dico di si con la testa e loro escono dalla stanza.
-Ehy, dormigliona- alza la mano e mi saluta.
-Ehy, rompiscatole- dico con voce impastata.
-Sei per caso diventata una palla gonfiabile ?-mi chiede lui, ridendo.
"Eh? Ma è cretino?" Penso, aggrottando la fronte.
D'un tratto mi ricordo che la mia faccia ogni volta si gonfia, quando dormo. Le mie labbra sembrano aver subito un intervento estetico. Mentre il mio naso viene sostituto da una patata.
Arrossisco violentemente. Mi copro la faccia con le lenzuala, imbarazzata.
-Va via- gli dico.
-Dai scherzavo- dice ridendo.
-Perché sei qui?- gli chiedo ancora sotto le coperte.
-Volevo sapere i tuoi programmi per stasera-
A questa risposta mi affaccio, scoprendo solo gli occhi.
Sono sorpresa.
-Perché ti interessa?- gli chiedo nuovamente.
-No, era per passare insieme la serata-risponde, scioccandomi.
-È un appuntamento?-
-Emh si, se così lo vuoi chiamare- dice imbarazzato.
"E ora che faccio ?". Ci penso su e mi viene un'idea.
-Stasera vado in un locale con le mie amiche. Se vuoi puoi venire insieme a noi.- chiedo speranzosa, togliendomi le coperte di dosso.
Per un attimo sembra contento di questo mio gesto, ma non ne sono sicura. Si avvicina, chiedendo il permesso di sedersi sul mio letto, di fianco a me. Faccio cenno di si con la testa, altrettanto contenta.
Un'ondata del suo profumo mi arriva alle narici.
"Mmhh", mi verrebbe da avvicinarmi per annusarlo, ma non voglio sembrare ridicola, cosa che fino a ora è successa.
-Siete solo ragazze?- mi chiede dopo un po.
-No, c'è Alan, il fidanzato di Maria, e ci sarà mio fratello.-
-Tuo fratello ?- dice, alzando le sopracciglia.
-Si, lavora lì come barista-
-Ahh..-dice pensieroso.
"Fai che dica si, fai che dica si" prego mentalmente.
-Allora?- gli chiedo allargando gli occhi,
-Si, va bene, vengo-.
Mi trattengo dal buttarmi tra le sue braccia per esultare. In compenso, però, mi esce un sorriso a trentadue denti.
-Sei contenta-dice lui, ma non è una domanda.
-No, per niente- dico, guardandomi le unghie, facendo l'indifferente.
-Ammettilo, non essere bugiarda-
Mi arrendo, facendo di si con il capo.
Lui, in risposta, sorride.
-A che ora passo?- chiede.
-Alle 20.00, è un po lontano- rispondo io.
-Va bene- dice guardandomi.
"Ahh, quegli occhi" sospiro.
È disarmante.
Non voglio farmi prendere dal panico.
Voglio solo godermelo, e basta.
All'improvviso si alza, andando verso la porta.
-Allora vengo qui alle 20.00- dice lui.
Mi alzo anch'io per accompagnarlo.
La apre e io mi appoggio allo stipite.
Si gira verso di me e mi si avvicina, picchiettando il suo indice sul mio naso.
Lo guardo con occhi di chi vorrebbe qualche altra cosa.
Lui lo capisce, ma alla fine retrocede , andando via.
Lo guardo allonatanarsi fin quando non vedo più la sua sagoma.
Entro e mi appoggio alla porta chiusa,scivolando su di essa e sorridendo come una scema.

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