25 capitolo

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-5SOS "She's kinda hot"

Sento una mano che tocca il mio braccio.
Mi giro di scatto verso quella fonte.
È.. John.. no, jer.
Aspetta, ecco, Jack.
-Ehy, mi hai spaventata- dico, mettendo una mano sul cuore palpitante.
Riesco a malapena a vedere il suo viso per via della poca luce.
-Ciao Claire, scusami, non era mia intenzione.
Volevo chiederti di uscire, magari stasera o domani sera, se sei disponibile- mi dice, aggrottando le sopracciglia.
-Ehm...-
"E mo che faccio? Non posso dirgli di no. In fondo che male c'è a uscire per una sera con lui? Certo non lo conosco, il nostro incontro, al primo impatto, e che impatto, non è stato dei migliori, per usare un eufemismo. È che proprio non mi va, non sono abituata a questo tipo di attenzioni . Ma poi cosa dovrei dirgli?".
Lui sta aspettando una mia risposta, mentre io discuto con me stessa.
Mi succede spesso. Momenti come questi mi fanno pensare ai cartoni che guardavo da piccola.
Il personaggio che doveva proteggere l'umanità ci metteva un anno solo per trasformarsi e combattere contro il nemico. La mia domanda è sempre stata una: "Ma il cattivo, che cosa fa in questi momenti!?"
Ritornando a Jack.
- Jack, se lo fai solo per farti perdonare puoi lasciare perdere, ti ho già perdonato. E poi, ribadisco, è stata colpa mia. Non devi preoccuparti di nulla- dico, sperando che non insista.
-Non solo per quel motivo. Beh.. io...vorrei conoscerti- dice, stupendomi.
"Ho sentito bene?"
Lo guardo meglio. Non è un brutto ragazzo, anzi. Capelli mori e ricci, occhi scuri. È un po troppo smilzo, ma sinceramente i miei pensieri sono rivolti verso qualcun'altro, in questo momento. In tutti i momenti.
-No, grazie, ma no, non sono quel genere di persona. Non vorrei illuderti.
Ora scusa, ma devo proprio andare- mi dileguo in fretta, attraversando il cortile del campus.
"Forse sono stata troppo impulsiva, vabbè, pazienza"
Attravarso il corridoio del dormitorio per andare nella mia stanza.
Appoggiato alla porta c'è Noah il fustacchione. In tutta la sua stazza. Sta guardando il telefono, accigliato.
Il mio cuore perde un battito solo alla sua vista. Sento il profumo dolciastro della cannella fino a qui.
Mi avvicino piano, piano, con le punte dei piedi, cercando di non fare rumore.
È così concentrato che non si accorge della mia presenza.
Arrivo vicinissima a lui e faccio sbattere le mani davanti al suo viso.
Alza gli occhi di scatto, inarcando le sopracciglia.
-Dove sei stata?-mi chiede prepotentemente.
-A correre, perché?-
-Forse ti sei dimenticata che c'è qualcuno che ti spia.-mi risponde avvicinando il viso al mio.
-So badare a me stessa, e poi non posso rimanere rinchiusa per l'eternità- dico, incrociando le braccia al petto.
Mi guarda, io lo guardo. Passano alcuni secondi, dopodiché la sua espressione cambia radicalmente.
-Ti sei fatta il bagno?- chiede, sorridendo, guardandomi dall'alto al basso.
Abbasso la testa verso i miei vestiti. Sono fradicia di sudore. Puzzerò come un cane. Sicuro.
-Sono sudata. Tu quando corri non sudi? E poi perché non ti fai gli affari tuoi? Sei lunatico, cambi comportamento da un secondo all'altro- gli rispondo astiosa, spingendolo via dalla porta per aprirla. Non si sposta.
Sbuffo rumorosamente.
-Spostati- gli chiedo scocciata.
-No, se prima non mi dai..-
-Ohhh, hai rotto tu e i tuoi baci del cavolo. Trovati un pupazzo e facci quello che vuoi- lo fermo prima che possa continuare a parlare.
Lui mi guarda per un momento, poi continua -.. una spiegazione del perché sei stata tutto questo tempo fuori, con il pericolo che corri-
Divento rossa come un peperone.
Che figura.... mi sbatto una mano in faccia, esasperata.
-Va bene, allora mamma, sono andata a correre e non mi sono accorta dell'ora che si era fatta. Ora mi fai passare, per favore?- chiedo, imitando la voce di una bambina.
-Certo- si sposta, sorridendo.
Prendo le chiavi e apro la porta.
Non gli do il tempo di muoversi. Entro dentro e gli chiudo la porta in faccia.
"Cretino".



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