Capitolo #15

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All'interno dell'ambulanza non volava una mosca , regnava un silenzio quasi religioso. Si potevano ascoltare le ruote che sfrecciavano veloci sull'asfalto , la musica ad un volume inimmaginabile proveniente faceva da "contorno" ai suoni provenienti dalle sirene "spiegate" della vettura. Ma , nella mente di Sascha , arrivava solo un suono. Il suono di quella cazzo di macchinetta che monitorava i battiti del cuore del ragazzo steso sul lettino.
*bip* bip* bip* . Quel suono gli faceva venire il mal di testa . Guardò di sfuggita gli altri ragazzi : Salvatore era a testa bassa , non osava alzare lo sguardo e guardare il suo amico con gli chiusi , l'unica cosa che faceva capire che Stefano era vivo erano respiri che facevano alzare il suo petto in modo regolare. Per il momento, i respiri del ragazzo, erano diventati l'unica cosa su cui i tre amici potevano aggrapparsi , l'unica certezza che il loro amico era vivo. Dopodiché posò il suo sguardo su Giuseppe , il più grande del gruppo. Anche lui stava guardando Stefano ma , a differenza di Sascha , qualche lacrima rigava il suo volto , trasformando la sua espressione in una ancora più triste . Giuseppe è sempre stato il collante del gruppo , d'altronde è stato lui a creare i " Mates" , quella famiglia che si sarebbe potuta sfaldare da un momento all'altro davanti ai loro occhi. Giuseppe ha sempre consolato i ragazzi , ci è sempre stato per loro e ora , Sascha non riuscì a non essere triste per lui , nel vederlo così "fragile". Sentì , ad un certo punto , gli occhi bruciargli e inumidirsi. No , almeno lui non doveva piangere , doveva essere forte per tutti . Per Salvatore , per Giuseppe , per Stefano e... Per sè stesso. Non poteva mostrarsi debole , doveva resistere. Con la coda dell 'occhio notò che anche Salvatore aveva iniziato a piangere. Appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo che , a quel tocco , alzò la testa.

"Sal , c'è la farà , ne sono certo" Disse più a sè stesso che al ragazzo che stava consolando. Anche se in minima parte , quelle parole lo facevano stare bene

"C-come fai a dirlo Sascha?" Disse in un sussurro l'amico , come se avesse paura che , alzando la voce , avesse potuto peggiorare la situazione.
"Da quando s-siamo entrati nell'ambulanza , non hai versato una lacrima. Non ti importa niente di Stefano?" disse tutto d'un fiato , dopodiché ri-abbassò la testa e ri-entrò nel suo mondo fatto di preoccupazione.

Avrebbe voluto gridargli contro , dirgli che Stefano era la sua ragione di vita , il motivo per cui aveva il sorriso sul volto ogni santo giorno , che se ci fosse stato un modo per curarlo subito , anche a costo di dare la sua vita , lo avrebbe fatto sicuramente senza pensarci , e non se ne sarebbe mai pentito.

Ma non disse niente , abbassò semplicemente la testa e serrò talmente tanto le mani a pugno da farsi le nocche totalmente bianche. Perchè da una stupida frase , Ti amo Stefano , da uno stupido bacio dato in una stupida stanza di un hotel , erano arrivati a tanto? Perchè , quando finalmente trovava la felicità , il sorriso , l'amore , era costretto a pentirsene un attimo dopo? Cosa aveva fatto di sbagliato nella sua vita per meritarsi questo , tutto questo? Finalmente , o purtroppo non sapeva dirlo , l'ambulanza si fermò davanti ad un grosso edificio bianco e rosso , con la scritta " Hospital" a caratteri cubitali rossa. Quando aprirono le due "porte" , due medici con un camicie azzurro erano ai lati di una barella anch'essa azzurra . Trasportarono Stefano dalla prima barella alla seconda e , tramite alcuni comandi in americano , lo portarono dentro l'ospedale .

Quando i primi due ragazzi scesero , Sascha guardava con lo sguardo perso nei suoi pensieri il veicolo ,ormai vuoto.

"Sascha , dobbiamo scendere". Fu Giuseppe a svegliarlo da quel suo mondo fatto di paure e terrori.
Il ragazzo si alzò , ma le sue gambe vacillavano , non riusciva a restare in piedi , talmente tanto il panico lo aveva avvolto nel suo tetro "mantello".
Sentì due braccia che si appoggiavano su di lui per alzarlo. Girò la testa e lo vide. Salvatore era affianco a lui con uno sguardo a metà fra l'orrore e la paura. Anche senza parlare , solo guardandolo negli occhi , poteva benissimo capire a cosa stava pensando

"Ti prego , non anche tu..."

Con quella poca forza che aveva , sorrise al ragazzo più piccolo e fece segno di no con la testa. Scesero dal veicolo e entrarono dentro.

Vi era un via vai assurdo di medici , persone che piangevano o chiedevano aiuto a un qualche parente , che probabilmente non si sarebbe mai svegliato.

Come potrebbe accadere anche a Stefano gli ricordò il suo inconscio. Scacciò subito via quel pensiero come fosse veleno.

Dopo circa cinque minuti , trovarono finalmente posto in quella immensa sala d'aspetto piena di disperazione.

Una lacrima scese calda dal suo volto ma , a differenza di prima , non le fermò. Si lasciò ad un pianto pieno di tristezza , di tutta quella tristezza che aveva trattenuto per tutto quel tempo , e che ora stava uscendo allo scoperto

Pianse per la paura di perderlo
Pianse perchè si sentiva in colpa
Pianse perchè lui non era forte come voleva far vedere
Pianse per il ricordo di quelle labbra leggermente a forma di cuore
Pianse per quegli occhi cerulei , che probabilmente sarebbero restati per sempre chiusi
Pianse per la paura di non dirgli più "ti amo" , per la paura di non poterlo più stringere fra le sue braccia e dirgli "tu sei mio"

Ad un certo punto un tocco , un abbraccio , gli fece alzare il volto.

"Andrà tutto bene , me lo hai detto tu Sascha" Disse Salvatore con gli occhi ancora lucidi e arrossati.

Lui non rispose , lo strinse semplicemente di più e pianse più forte.

Quelle quattro ore di intervento sarebbero state le ore più dire della sua vita , della loro vita.

Una storia nata da YouTube||SaschefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora