Capitolo #26

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Panico.

Sei lettere ed uno stato d'animo che , in quel momento , si era come "accampato" in Sascha.

Non sapeva minimamente come reagire , si sentiva come al pari di un bambino che si era perso nel mezzo di una moltitudine di gente che non conosceva.

Un'idea , come un'illuminazione divina , balenò nel suo cervello.

Dopo vari tentativi si caricò Stefano sulle spalle e iniziò a correre.

Come i film in bianco e nero , nella sua mente iniziarono a susseguirsi una serie di immagini , di ricordi ; Il rumore di uno sparo , le grida incessanti e la paura che , ormai , era diventata parte delle persone , che in quel frangente , si trovavano in una discoteca.

No , quella volta non avrebbe fatto vincere loro ; non si sarebbe più pianto addosso , in quel momento era da solo , e avrebbe combattuto anche con i denti se necessario , ma i ricordi non lo avrebbero abbattuto in un momento simile.

Mentre correva ormai da dieci minuti , il cancelletto di ferro familiare si poteva scorgere aldilà del marciapiede , solo pochi metri e avrebbe raggiunto il suo obbiettivo.

Aumentò il passo sempre di più , ormai non si rendeva conto neanche lui stesso che aveva iniziato a correre .

Arrivò finalmente a casa , aprì il cancelletto e si fiondò verso le scale , mentre i pensieri , passo dopo passo , scalino dopo scalino , crescevano sempre di più , come se fosse un cumulo nero che , lentamente , andava crescendo.

Arrivò davanti alla porta in legno della sua abitazione e , con un gesto veloce e preciso , quasi felino , la porta si aprì con uno scatto secco.

Arrivò al divano e stese su di esso il ragazzo che aveva portato in spalle.

In quel preciso istante , mentre il corpo di Stefano si scontrava con la pelle nera lucida del divano , il coraggio , l'adrenalina e la volontà d'animo che Sascha era riuscito a comporre in quella occasione , gli "scivolarono" via fra le dita , come se fossero mille piccoli granelli di sabbia , che con una anche minima folata di vento , sarebbero stati spazzati via.

Il ragazzo più grande cadde in ginocchio , cercando con le mani di bloccare le lacrime che , imperterrite , minacciavano di uscire.

Si sentiva uno schifo.
Avrebbe potuto aiutarlo
Avrebbe potuto proteggerlo
Avrebbe potuto "fargli da scudo"
Ma non ha fatto niente di tutto questo.

Avrebbe potuto fare una miriade di cose , invece si era come ritirato , "assistendo" passivamente alla scena che si stava consumando davanti ai suoi occhi.

Si alzò dalla posizione in cui stava e andò verso il muro , sbattendo ripetutamente le mani , strette in due pugni ferrei , contro di esso.

Le lacrime iniziarono a bagnarli in viso senza sosta , e lui non fece niente per fermarle.

In due occasioni avrebbe potuto agire , cambiando inevitabilmente il corso dello svolgere degli eventi , ma in entrambi i casi non reagiva , aggravando il peso delle situazioni sugli altri , senza mai prendersi le proprie responsabilità.

In quel momento era solo , solo contro tutto quello che gli stava accadendo , e questo lo stava terrorizzando terribilmente.

Con le mani che gli tremavano , prese il telefono dalla tasca dei pantaloni.

Lo accese e , con fare frettoloso , scorse la rubrica fino ad arrivare ad un numero ben preciso , il numero di una persona che gli avrebbe aiutati , che lo avrebbe aiutato.

Cliccò sul numero e appoggiò il telefono contro l'orecchio : in quel momento aveva riposto tutte le sue ultime speranze in quella serie di numeri visibili su uno schermo , quel numero era la sua "ultima spiaggia".

Mentre era immerso in questi cupi pensieri , la voce dalla parte opposta del telefono lo riportò alla realtà

"Sà che c'è" Rispose in tono acido Salvatore , evidentemente interrotto durante l'editing di un video

" Salvatore ti prego vieni a casa" ribattè Sascha in tono quasi supplichevole , con la voce a tratti stroncata dalle lacrime.

Il tono di Salvatore mutò da un grande disinteresse ad una vera preoccupazione

"Sascha che è successo stai male? Chiamo un'ambulanza?" domandò Salvatore , con la voce stranamente calma.

"Vieni e basta Sà" concluse Sascha chiudendo la chiamata e sedendosi su una delle poltrone poste a cerchio vicino al divano.

Aveva lo sguardo basso , non riusciva minimamente a guardare Stefano , si sentiva in colpa , come se fosse stato lui con le sue stesse a ridurlo in quello stato , come se fosse stato lui a ferirlo.

Strinse le mani talmente tanto da non far arrivare più il sangue alle nocche , rendendole completamente bianche.

In quel momento un pensiero iniziò a formarsi in lui : insomma , lui era un animale giusto? Un animale era abituato a queste tipo di situazioni , e riusciva sempre a cavarsela.

Finalmente , il coraggio si riaccese in lui come una fiamma ravvivata , una fiamma che non si sarebbe estinta tanto facilmente.

In quell'istante uno bussare incessante alla porta lo ricondusse alla realtà .

Si alzò di scatto e andò ad aprire ; davanti a lui vi era un ragazzo di diciannove anni , un paio di occhiali e le mani poste sulle gambe intento a riprendere fiato da una evidente corsa appena conclusa.

"Sa...allora?" disse Salvatore fissando Sascha , prendendo nel mentre boccate d'aria.

Sascha non rispose , si spostò leggermente dalla porta in modo da far entrare Salvatore , cosa che fece il ragazzo , un pò titubante.

Salvatore si avvicinò a Stefano , accarezzandogli leggermente la guancia.

"Sal..." un sussurro , più un bisbiglio fece bloccare tutti i muscoli di Sascha che aveva in corpo.

Quella voce , quel timbro di voce .
Senza neanche pensare , si girò e corse dalla fonte del sussurro : Stefano.

Lo strinse a sè come fosse una reliquia di inestimabile valore

"Stefano" sussurrò Sascha all'orecchio di quest'ultimo singhiozzando " Da oggi in poi ti proteggerò. Promesso"

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Ma salveh! So che questo capitolo è uno schifo , ma mi serviva come passaggio per i due finali. Eh già , siamo quasi arrivati al finale di questa storia. Non faccio ora i ringraziamenti perchè ci farò un capitolo a parte.

E bho , ciao




Una storia nata da YouTube||SaschefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora