Capitolo 16

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Mi sveglio con il cinguettio degli uccelli.
La luce mi colpisce in pieno viso.
Ho passato davvero la notte qua?
I miei capelli e i miei vestiti sono pieni di fieno.
Mi stiracchio.
Sarà meglio che mi dia una rinfrescata prima di ritornare a casa.
Vado verso il lago.
Mi tolgo i vestiti e li poso sotto ad un albero.
M'immergo nell'acqua tiepida e inizio a nuotare.
Tutti i pensieri che percuoteno nella mia testa, pian piano iniziano ad andarsene.
Sospiro.
Oggi è una bella giornata: il sole splende nel cielo, gli uccelli cinguettano allegramente e si sente nell'aria l'inizio dell' estate.
Dopo mezz'ora in acqua, decido di andare a riposare perciò attraverso tutto il lago e vado alla parte opposta. Mi sdraio sull' erba e chiudo gli occhi, facendo asciugare il reggiseno e le mutande dal sole.
All'improvviso uno sparo violento squarcia il silenzio e la tranquillità di quell'istante.
Sobbalzo.
Spalanco gli occhi e mi alzo di scatto, così velocemente che la testa inizia a girare e vedo dei puntini neri dappertutto.
Altri due spari. Il boato spaventa gli uccelli che volano via.
Sbatto gli occhi e inizio a guardare un giro. Non vedo nessuno.
Un altro sparo. Non so da dove proviene.
Il panico inzia a salire.
Altri spari.
Mi prendo la testa fra le mani e inizio a piangere.
Resta calma. Controllati. Mi ordino.
Deglutisco e mi tuffo in acqua.
Devo assolutamente tornare a casa.
Nuoto più veloce che posso e ad ogni sparo vado sott'acqua.
È colpa mia? Mi chiedo.
Sta accadendo per colpa mia? Perchè sono scappata? Perchè non ho rispettato il coprifuoco?
Una vocina dentro la mia testa mi dà la risposta : no.
Mi vesto guardandomi in giro freneticamente.
Gli spari non sono cessati.
Corro, corro e corro.
Ad ogni sparo mi copro la testa.
Scavalco la recinzione e inizio a correre verso casa.
La gambe bruciano ma non mi fermo.
Quando arrivo tutto è tranquillo.
Mi guardo attorno; nessuno sta scappando o urlando.
Non c'è nessuno.
Mi avvicino guardinga.
La porta è aperta. Strano.
Non lasciamo mai la porta aperta. Per nessun motivo al mondo.
Entro.
-Abigail?- urlo.
Nessuna risposta.
Attraverso il salotto. Entro in cucina.
-C'è qualcuno?- chiedo leggermente spaventata.
Giro l'angolo e vedo mia madre seduta sulla sedia che mi dà la spalle.
Faccio un sospiro di sollievo.
-Dov'è Abby?- chiedo fredda.
Lei non mi risponde.
Rido.
-Ti ho fatto una domanda. ..- dico andando verso di lei e mettendole una mano sulla sua spalla per far un modo che mi guardi.
Ma all'improvviso cade e solo un quel preciso momento mi accorgo che ha una pallottola in fronte.
Grido e mi allontano inciampando e cadendo sul pavimento.
Inizio a tremare.
Un verso strozzato esce dalla mia bocca.
-Oddio...- sussurro.
Un tonfo proveniente dal piano di sopra mi fa ritornare in me.
Sobbalzo.
La paura mi sta paralizzando. Sono immobile.
Il rumore cessa.
Devo reagire penso.
Guardo il cadavere di mia madre.
Non voglio fare quella fine . E mi convinco a fare qualcosa.
Prendo l'attizzatoio in salotto e,cercando di non fare nessun rumore, vado al piano di sopra .
Stringo l'attizzatoio così forte che mi fanno male le mani. Ma non mollo la presa neanche per un secondo, nemmeno quando iniziano a sudare.
Tutti i muscoli del mio corpo sono rigidi e tesi.
Entro in ogni stanza e tutte sono in disordine, come se fosse passato un tornado.
Mi dirigo verso l'ultima stanza: la camera da letto dei miei genitori.
La porta è semi aperta ma è abbastanza aperta da farmi vedere una striscia di sangue sul pavimento.
Mi mordo il labbro.
Conto fino a 3.
Stringo ancora più forte l'attizzatoio e spalanco la porta.
Sussulto quando vedo che mio padre mi sta puntando la pistola.
Rimaniamo immobili e con gli occhi spalancati per due secondi, poi tutti e due mettiamo giù le nostre armi e sospiriamo pesantemente.
Sul suo viso sono dipinti stupore e terrore allo stesso tempo.
Cerca di alzarsi ma dalle labbra gli esce un gemito.
È ferito.
Lascio cadere l'attizzatoio e corro verso di lui.
-Papà.. che cosa è successo?- respira a fatica.
Indica la gamba. E mi rendo conto che gli hanno sparato.
Ha una grossa feirita e sta perdendo molto sangue.
-Papà non ti preoccupare vado a prendere qualcosa per fermare l'emorragia..- Non faccio in tempo ad alzarmi che mi afferra per il braccio. Il movimento gli provoca una fitta di dolore. -No! No...- fa un respiro profondo - Non c'è tempo America. Devi andare da Abigail..- sussurra.
-Cosa?! Dov'è Abigail? Cosa sta..-
Tutto intorno a me sta diventando confuso. La testa mi sta facendo male.
-America ascolta! - urla. -Non c'è tempo per me. Devi andare da lei. L'hanno presa..-
-Cosa?! Chi l'ha presa?!- lo prendo per il braccio.
-Loro... i soldati.. Connor...-
-Connor cosa?- sono confusa
Sento delle auto avvicinarsi. Mi avvicino alla finestra: sono i soldati.
-Oddio. Sono arrivati...-
La paura sale.
-America ascolta.. Devi assolutamente andartene. Devi andare nel New Nahomy... È lì che si trova..-
anniusco.
Corro nella mia stanza e prendo un borsone. Ci ficco più roba possibile. Mi metto un paio di scarponi e prendo un giaccone.
Sento la porta sbattere e dei passi.
Cazzo, devo sbrigarmi.
Corro nella stanza dei miei e chiudo la porta a chiave.
Respiro a fondo.
Ci guardiamo negli occhi.
Ci diciamo un addio in silenzio.
-Hai capito?- mi chiede.
Annuisco.
-Sei pronta?- no.
Certo che non sono pronta.
Poi, pronta per cosa?
Non ce la farò mai.
Deglutisco.
-Devi andare-
- Papà..-
Sento battere la porta. Mi allontano.
-Và!- mi ordina urlando.
Carica la pistola e mi sorride.
Cerco di sorridere anch'io ma non ci riesco.
Guardo l'altezza che separa il balcone dalla terra.
Deglutisco di nuovo. Faccio un respiro profondo. Chiudo gli occhi. E salto.
Il borsone attutisce la caduta.
Sento uno sparo. E inizio a correre. Correre. E correre di nuovo.
Vado verso il bosco di fronte a casa mia e mi nascondo dietro ad un albero.
Vedo dei soldati aggirarsi per la casa e ignorare il bosco.
Non mi hanno vista.
Sorrido e all'improvviso la casa salta in aria.
L'esplosione arriva fino da me.
Mi butto per terra e mi nascondo la testa tra le braccia.
Tutti i suoni diventano ovattati e sento un suono fastidioso. Scuoto la testa.
E vedo quel che rimane della mi casa.
Solo pezzi di un' esplosione. Niente. Il nulla.
Anni di vita spazzati via in pochi secondi.
Stringo i pugni.
Maledetti.
Nella mia testa risuonano la ultime parole di mio padre: Abigail rapita dai soldati di Connor.
Perchè? Cosa diavolo sta succedendo? E cosa c'entra Connor con tutto questo? E i miei amici? Saranno morti?
Non ho nessuna risposta a tutte quste domande. Ma so solo che mia sorella di trova nel New Nahomy. Ed è lì che devo andare. Devo andare a salvarla.
Attraverso il bosco e vado verso il centro del Caserty.
L'aria si è fatta freddae pungente. Il sole è coperto da nuvole grigie.
Quando arrivo vedo dappertutto Land Rover militari. Soldati armati dappertutto.
Il Caserty in un giorno è cambiato: le persone sono spaventate , ci sono case distrutte e cadaveri per strada. I bambini piangono e tutti stanno urlando dalla disperazione.
Entro in un supermercato ormai saccheggiato e distrutto.
Cerco quel che mi serve a prendo solo il necessario e quel che resta.
Infilo nel borsone della zuppa in scatola, delle barrtte enregetiche , un grappolo d'uva e delle bottigliette d'acqua.
Vado al reparto farmaceutico e prendo delle bende e una bottiglietta di disinfettante.
L'allarme suona. E tutti si agitano. Alcuni scappano urlando mentre altri fanno botte per contendersi la merce e scappano via.
Guardo fuori; non è buio. Non sono le 9.
Sono confusa.
-Hey tu!- grida una voce maschile.
Mi giro di scatto.
È un ragazzo. Ha gli occhi marroni e i capelli scuri lunghi che gli coprono gli occhi. Lo riconosco subito: è Mark,
un mio compagno di scuola che vedevo ogni mattina alla fermata dell'autobus.
Mi guarda stupito con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta.
-Vattene!- ordina.
Mi guardo in giro; stanno andando tutti fuori di testa e non so il perchè, ma so solo che non posso rischiare, perciò non me lo faccio ripetere due volte e scappo.
Fuori sta regnando l'anarchia e il caos; persone che stanno rompendo la vetrina dei negozi e che le stanno svaligiando, vandali che irrompono nella case e prendono tutto quello che possono, soldati che le bruciano e bambini e vecchi che chiedono l'elemosina.
Se proseguo attraverso i posti abitati rischio di essere fatta fuori se la situazione è questa. Perciò decido di passare per i boschi, se non mi beccano e se non hanno messo dei soldati nei vari confini.
Mi devo muovere.
Mi allontano dal centro abitato e vado per la pista ciclabile del mio paese che passa attraverso il bosco.
Non c'è nessuno per fortuna, ma inizio a correre guardandomi dietro.
Non ho neanche un'arma, cazzo .
Sta calando la sera e l'allarme inizia a suonare.
Mi dirigo in una chiesa abbandonata in po' nascosta dagli occhi indiscreti. E passo la notte lì in mezzo a cumuli di polvere , pregando che non succeda nulla e che non mi scoprano.
Ma soprattutto sperando che mia sorella stia bene.
Abby perdonami.

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