"Dana! Tesoro! Come stai stronzetta?"
"Ciao Chantal, sto bene grazie, potresti per cortesia smetterla di chiamarmi stronzetta? Grazie, molto gentile da parte tua!" Chantal alzò gli occhi al cielo al commento dell'amica.
"Si usa così, stronzetta. È come dire 'ti voglio bene migliore amica'!"
"No, non lo è. A meno che tu non voglia seguire la massa come un'oca, allora si, si usa. Ma tu non sei un'oca Chantal." Le due ragazze raggiunsero i loro armadietti, uno accanto all'altro, come richiesto da Chantal. O meglio, come richiesto dal padre di Chantal.
"Sai Dana, non capisco perché tu ti ostini ad essere così differente a tutto. Non verrai notata in questo modo, e se verrai notata, non verrai notata bene."
"Cosa vuol dire che non verrò notata bene?" Chiese Dana leggermente innervosita.
A volte proprio non sopportava Chantal, e non sopportava il fatto che avesse dovuto fare affidamento proprio a lei su tutte le persone che c'erano. Eppure quando le si era presentata, quella ragazza sembrava davvero carina e gentile. Ma Chantal era egocentrica e amava stare sotto i riflettori.
"Nel senso che ti prenderanno per strana e ti guarderanno male."
"E a te importa? Cioè, alla fine ci rimetto io la faccia, mica te, giusto?" L'armadietto di Dana si chiuse di colpo e la ragazza fece appena in tempo a tirare via la mano, o ci agirebbe rimesso qualche ossa, data la forza con cui l'amica aveva chiuso l'anta.
"Senti cara, la faccia ce la rimetto eccome. Io ho scommesso su di te e io, non perdo mai le scommesse. Se vuoi sopravvivere qui devi stare con me, non contro di me. E contraddicendomi non mi vieni incontro ma mi vieni contro. Non so se hai afferrato il concetto. Quindi, io ti chiamo stronzetta, tu accetti la cosa ridendo e segui le mie istruzioni per diventare come me. E mercoledì ci vestiamo di rosa. Sempre." Dopo ciò Chantal si piantò sulla faccia un sorriso più finto di Kim Kardashian e trotterellò fino al resto delle sue amiche.
"Sono all'inferno."
