Prologo

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Destro, sinistro, calcio. Destro, sinistro,calcio.Continuavo a ripetere la stessa sequenza da più o meno mezz'ora, sfogando la rabbia contro quel vecchio sacco rosso che pendeva nel centro della palestra di allenamento. Quando litigavo con mio padre, l'unico modo di calmarmi consisteva nel tirare forsennatamente un pugno dopo l'altro, fino a far sanguinare le mani e sentire ogni forza abbandonare il mio corpo sfinito. Che diritto aveva di decidere della mia vita? Del resto non ero più una bambina, sei mesi prima avevo raggiunto la maggior età secondo le leggi del mio mondo e ciò significava essere maturi a sufficienza per fare le proprie scelte, senza che un padre scorbutico e saccente cercasse di intromettersi. Sfoderai un gancio destro al pensiero di come mi avesse negato il permesso di allenarmi con gli altri aspiranti custodi. Per lui ero ancora una ragazzina nonostante i miei diciannove anni e ciò significava niente addestramento. Dovevo fare qualcosa,dovevo prendermi il posto che mi spettava e l'avrei fatto. Anche senza il consenso di sua maestà, il re di Air. Mentre riflettevo su quale sarebbe stata la mia prima mossa, sentii il cigolio della pesante porta della palestra che si apriva lentamente. Mi girai, alcune ciocche ribelli ad incorniciarmi il viso grondante di sudore e contratto per il nervosismo.Chiunque fosse non era affatto una visita gradita, non in quel momento. Rafael apparve sulla soglia nelle sua solita tenuta blu che ben ne sottolineava i lineamenti longilinei ed il fisico slanciato.' Ehi Karen' disse, squadrandomi da capo a piedi, 'giornata storta?'. Ignorai il tono sarcastico nella sua voce e ripresi a pestare il sacco immaginando fosse la sua faccia. Non dovevo reagire. Lo faceva apposta per provocarmi e non volevo dargli la soddisfazione di riuscirci.Rimase lì, immobile, per un tempo che mi sembrò infinito, poi se ne andò, lasciandomi sola in quello spazio incolore e così silenzioso che ad un certo punto ebbi voglia di urlare. Fu un grido silenzioso, intrappolato nella mente.

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