Cap 20

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Un passo avanti e uno a destra,mi muovevo rapida sfruttando le correnti d'aria per evitare gli affondi di Sean.Nella mano destra stringevo l'elsa di un pugnale, piccolo e letale al tempo stesso.Incrociai il piede sinistro davanti a quello destro e mi preparai ad attaccare. Sean riuscì a schivare il mio colpo senza grande sforzo,ma lo sentivo ansimare. Il suo petto nudo si alzava ed abbassava ritmicamente,incamerando quanto più possibile ossigeno nei polmoni. Continuavamo quella danza guerriera da più di due ore senza che nessuno dei due riuscisse a prevalere sull'altro. Sean era agile ed incredibilmente forte, ma io ero veloce e più resistente. Avevo imparato ad assorbire aria attraverso la pelle e grazie a questo trucchetto mi sentivo fresca come una rosa. Un rivolo di sudore attraversò il viso del mio avversario, concentrato nell'individuare un punto debole nella mia difesa.

"Sei pronta a perdere dolcezza?".La voce di Sean giunse roca e provocatoria alle mie orecchie, mentre si faceva più vicino e la temperatura aumentava. Poco a poco avevo migliorato le mie capacità di sopportazione del calore, tuttavia non avrei resistito ancora per molto. Dovevo fare la mia mossa. Scattai facendo una finta che colse Sean piacevolmente di sorpresa.Proprio ciò che volevo. Prima che potesse voltarsi appoggiai la punta della lama al suo dorso scoperto poi mi avvicinai a lui continuando a tenerlo sotto scacco.

"Ancora no" mormorai soddisfatta contro le sue ampie spalle.

"Direi che il mio lavoro è quasi finito" rispose, mentre il suo respiro tornava regolare ed i muscoli in tensione iniziavano lentamente a rilassarsi.

"Oppure qualcuno si è rammollito"buttai lì,allontanando il pugnale dalla sua schiena mentre si voltava. I suoi occhi fissi nei miei.

"Rammollito dici eh?" domandò con un sopracciglio alzato ed uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Annuii, punzecchiando il suo orgoglio di proposito.In tutta risposta lasciò cadere la sua arma e mi sollevò a peso morto, caricandomi sulle spalle come un sacco di patate.

"Come dicevi dolcezza?"Domandò lui fingendo di non sentire le mie proteste mentre continuavo a dimenarmi nel tentativo di riportare i miei piedi ben saldi a terra. Dopo ben poco rinunciai a liberarmi dalla sua presa , dopotutto farsi portare aveva i propri vantaggi.

"Già arresa?" chiese vittorioso mentre camminava lungo le gallerie.

"A dire il vero comincio ad apprezzare il trasporto gratuito!Mi rilasso qua sopra!" Risposi facendo risuonare la voce nel buio di quei cunicoli.

"Non ti abituare dolcezza. Siamo quasi arrivati" mi rimbeccò con un pizzicotto alla gamba. Sorrisi tra me, sporgendomi per posare un piccolo bacio tra le sue scapole.

"Stasera voglio portarti in un posto, ma prima dobbiamo sistemare alcune cose" m'informò,lasciandomi riprendere il giusto equilibrio una volta tornati nelle sue stanze. "A cominciare dalla doccia" disse poi allusivo indicando una stanza poco innanzi con un cenno del capo.

"vieni con me?" propose con un sorriso seducente. Presi un asciugamano dal suo armadio e mi diressi verso il bagno, certa che mi avrebbe seguita. Quando arrivammo sulla soglia mi voltai e lo attirai a me con un braccio, mentre con l 'altro afferravo la maniglia della porta. Sfiorai le sue labbra con crescente intensità inducendolo ad indietreggiare, finchè non decisi che fosse abbastanza.Mi allontanai spingendolo fuori in corridoio e chiusi la porta.

"Prima le donne" asserii con il coltello dalla parte del manico.

"Devo ammetterlo dolcezza, ci sai fare" ammise ridacchiando.

"Giochi tu, gioco io." affermai sicura.

"Touché. Ma vedremo chi sa giocare meglio" ribattè esuberante. Il tono leggero e divertito.

"Vedremo" promisi e m' infilai in doccia con un sorriso soddisfatto dipinto in viso.Il getto frizzante dell'acqua scivolò lungo la mia schiena e all'istante liberai un sospiro di sollievo, nell'avvertire la frescura che lo accompagnava. Rimasi in doccia più a lungo del dovuto. Cullata dal potere rigenerante che l'acqua aveva sulla mia pelle accaldata , avevo perso completamente la concezione del tempo. Due schiocchi e la porta si aprì, mentre uscivo dalla cabina vetrata avvolta solo in un morbido asciugamano, candido come la neve. "Iniziavo a pensare che ti avessero rapita dolcezza" cantilenò una voce arrochita, riportandomi improvvisamente alla realtà da quel momentaneo stato di trance. Arrossii violentemente. "Ti ho portato qualche vestito pulito" annunciò Sean, facendo capolino dalla porta."Ho notato che preferisci i miei a quelli di Isabell"mi punzecchiò ammiccando,mentre mi allungava pantaloni e maglietta, per poi andarsene,senza il minimo imbarazzo. Indossai il tutto alla svelta e uscii dal bagno pochi minuti dopo, trovandolo sdraiato rilassatamente sul letto.

"Grazie"dissi indicando i vestiti" e per puntualizzare:preferisco i tuoi solo perchè sono più comodi. Non montarti la testa don Giovanni" lo rimbeccai, ma sul suo viso trovai un sorriso a stento contenuto che mise in dubbio la mia credibilità.

"Non c'è di che" rispose divertito.

"E ora che c'è?"domandai,non cogliendo l'umorismo della situazione.

"Nulla.Solo...sei buffa quando cerchi di fare la dura"confessò infine, alzandosi per venirmi incontro.

"Lo prenderò come un complimento, ritieniti fortunato" ribattei accompagnando quella frase ad una smorfia che, mio malgrado forse, non avrebbe fatto altro che rendermi ancora più buffa.

Quel buonumore sfumò presto, man mano che discutevamo di ciò che era accaduto sino a quel momento:i nostri poteri, la profezia, gli attacchi alle rispettive dimensioni ed infine il tentativo di mettermi fuori gioco da parte di un nemico ancora senza un nome.

"Dovrai tenere un arma sempre con te"asserì Sean dirigendosi a passo deciso verso una parete della sua camera da letto. Allo scattare di un meccanismo ingegnoso, quest'ultima rivelò un'ampia gamma di lame, lance e grimaldelli. Si trattava di una finta parete che celava la presenza di strumenti a dir poco letali. Passai in rassegna ciascuno di essi, esaminandone dimensioni ed efficacia. Infine i miei occhi si fermarono su di un minuscolo pugnale, accuratamente affilato.Avrei potuto facilmente agganciarlo ad una gamba o alla caviglia, senza che se ne notasse la presenza. Mentre afferravo la lama, rimuovendola dalla sua collocazione sulla parete di fondo, riflettevo su quanto la mia vita fosse cambiata in così breve tempo. Nonostante tutto, ancora non avrei potuto nemmeno lontanamente immaginare ciò che il destino avrebbe deciso di riservarmi.Di una sola cosa ero certa. L'indipendenza mi calzava a pennello.

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