Cap17

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Il cigolìo delle mie scarpe sul pavimento appena tirato a lucido riecheggiava nel corridoio principale del palazzo. Lo studio di mio padre si trovava nell'ala opposta rispetto a quella della mia camera ed ero certa che in quel momento fosse già seduto alla sua scrivania con il naso in mezzo a mille scartoffie. Avevo passato l'intera notte sveglia,incapace di chiudere occhio anche dopo essere tornata da Pyre. L'adrenalina mi scorreva ancora nelle vene impedendo al mio corpo di cedere alla stanchezza. Era forse la preoccupazione per le persone che amavo a farmi quell'effetto?O piuttosto si trattava della responsabilità che avvertivo crescere sulle mie spalle?Probabilmente entrambe le cose. Quel che poteva dirsi certo era che la caffeina amplificava quella sensazione,ancora sentivo in bocca il sapore amarognolo dell'espresso che Al mi aveva preparato qualche minuto prima.Svoltai l'angolo, seguita a breve distanza dalle mie guardie quando incrociai Rafael. Le sue stanze si trovavano poco distanti dallo studio.

"Buongiorno Karen" mi salutò con insolita gentilezza. Mi trattenni dal fare un commento aspro dal momento che mi trovavo lì per tessere le sue lodi davanti al re,come Mark mi aveva chiesto di fare.

"Rafael" ,ricambiai con un cenno del capo. Nessuno di noi due interruppe il passo per intavolare una discussione così mentre lui svoltava l'angolo, io proseguivo nella direzione opposta. Mi domandai fino a che punto fosse rimasto scosso dai recenti avvenimenti; ormai erano due giorni che si comportava come fosse un'altra persona. Accantonai quel pensiero mentre bussavo ad una elegante porta in mogano.

"Avanti" rispose una voce profonda dall'interno. Entrai e richiusi la porta alle mie spalle,escludendo Andrej e Sergej dalla stanza. Mio padre aveva il capo chino ed era concentrato a firmare montagne di documenti, come avevo previsto.

"Alexander ho bisogno di un resoconto dettagliato sulla situazione economica delle cittadine a est della dimensione, puoi occupartene per favore?" domandò con una nota di esigenza nella voce arrochita.Di qualsiasi situazione si trattasse dedussi dovesse essere di una certa rilevanza. Il "per favore" con cui aveva terminato la frase, mascherava in realtà un ordine ben preciso.

Quando non udì risposta sollevò il capo. "Oh Karen.."sussurrò mentre un'espressione sorpresa andava contornando i suoi lineamenti affilati.

"Papà" risposi asciutta, in tono monocorde.

" Che meravigliosa sorpresa, a cosa devo l'onore?" continuò adulatorio. Distolse momentaneamente l'attenzione dal caos dei fogli sparpagliati sulla sua antica scrivania per rivolgerla alla sua unica figlia. Sull'angolo di destra di quel lungo tavolo in legno d'acero si ergeva un'instabile pigna di registri che minacciavano di rovinare a terra da un momento all'altro.

"Saltiamo la parte in cui fingi che andiamo d'amore e d'accordo. Sono qui perchè il Primo Custode, Mark,mi ha pregato di riferirti un messaggio" lo informai.

"Karen per favore.." iniziò ma io lo interruppi sul nascere.

"Mark voleva che sapessi di come Rafael gli abbia salvato la vita durante l'attacco. Ora è in infermeria, impossibilitato di riferire personalmente l'accaduto a sua maestà."

"Ne sono a conoscenza Karen, ho mandato Alexander a raccogliere informazioni sullo scontro dal Primo Custode proprio ieri."rispose con fare conciliante.

"Bene allora posso anche andarmene" mi voltai e feci per aprire la pesante porta di mogano.

"Aspetta" mi bloccò. "Come procede il tuo addestramento con il signor Blaze?" domandò serio.

"Siamo a buon punto" risposi dopo averci pensato su un attimo. "Presto sarò in grado di difendere il mio popolo" dichiarai orgogliosa e allo stesso tempo intimorita dalla responsabilità di un tale incarico. Un'ombra calò sul suo volto invecchiato.

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