Aprii gli occhi quando la luce del sole filtrava già intensamente dall'ampia finestra della mia camera, un raggio luminoso mi accarezzava il fianco sinistro emanando un tepore così piacevole da essere rigenerante. Mi stiracchiai lentamente, godendomi la sensazione del calore solleticarmi la pelle diafana e per un attimo fui tentata di richiudere gli occhi,finché un dolore intenso mi percorse la schiena, ricordandomi prepotentemente il litigio con papà e il mio sfogo successivo. Mi convinsi ad abbandonare quel soffice giaciglio che era il mio letto, scelsi una canottiera celeste e la infilai insieme ad un paio di pantaloni neri e larghi,legai i capelli in una coda alta, una cascata di morbidi boccoli argentei che dondolava dietro le mie spalle. Davanti allo specchio guardai una ragazza dagli occhi blu cobalto restituirmi uno sguardo deciso. Ero pronta. Con o senza consenso avrei frequentato quel corso e sarei diventata una custode a tutti gli effetti, protettrice del portale di Air. Sin da piccolina ammiravo la forza dei custodi, il loro coraggio e l'altruismo nel rischiare la vita ogni giorno per proteggere il regno. Mia madre era una di loro.Ogni sera, quando ero bambina, rimboccandomi le coperte mi raccontava una delle straordinarie e pericolose avventure che aveva affrontato. Era una donna forte, stimata da tutti. Anche dopo essere diventa regina non lasciò il suo posto tra i custodi. Nonostante le insistenti richieste di mio padre, onorò il giuramento fatto fino all'ultimo. Morì pochi giorni prima del mio quindicesimo compleanno in uno scontro violento, difendendo il portale dalle forze dell'ombra. Il ricordo del lutto, del popolo che giungeva a renderle omaggio in abiti scuri, così inusuali ad Air, erano ancora vividi nella mia mente...da quel giorno mio padre era diventato una persona fredda e rigida, si chiuse in se stesso mentre io piansi fino a non avere più lacrime, cercando conforto in chiunque mi dimostrasse affetto. A volte mi chiedevo se il suo atteggiamento così poco comprensivo e distaccato nei miei confronti non fosse che una maschera, un modo di proteggermi e di proteggere se stesso dalla paura di un'altra perdita. Forse però era solo una mia speranza. Scrollai il capo nel gesto di allontanare quei tristi pensieri e presi a scendere di corsa le scale. Seguii il delizioso profumo di croissant appena sfornati fino in cucina, dove trovai Al ricoperto di farina da capo a piedi. Gesticolava animatamente con quelle cianfrusaglie da cuoco che minacciavano di sfuggirgli di mano da un momento all'altro, rischiando di infilzare qualche sfortunato che per caso passava di lì. Al era l'anima della cucina. Nonostante la minuta statura , il viso paffuto, perennemente rosso e imbronciato che lo rendevano molto simile ad una caricatura, nessuno osava contraddirlo. La cucina era il suo regno indiscusso. Bacchettava tutti coloro che si trovavano 'ai posti di combattimento'- così li chiamava- , dietro ai fornelli,pretendendo pietanze non meno che squisite dai suoi 'sudditi'. Al ostentava un atteggiamento rigido ed intransigente, ma sotto sotto era un tenerone.O almeno lo era con me. Infilò la testa nel forno per tirarne fuori un'opera culinaria dall'aroma dolciastro,mentre borbottava tra sè qualcosa di incomprensibile. Non si accorse nemmeno della mia presenza finché schiarendomi la voce urlai 'Ciao Al!',il mio saluto fu seguito da un pesante tonfo che mi indusse a sporgermi oltre il bancone.Osservai Al a terra in una posizione poco confortevole,cercare di mantenere in equilibrio un vassoio di muffin bollenti. Tratteni un risolino nel vederlo spiaggiato goffamente sul pavimento e corsi ad aiutarlo. Recuperai il vassoio appoggiandolo sul tavolo lì accanto,poi mi voltai, incontrando il suo sguardo fintamente esasperato. ' Buon giorno signorina! Lei è un piccolo terremoto lo sa? Non si addice ad una principessa strillare nel bel mezzo della cucina, per di più spaventando questo pover'uomo così maldestro' esclamò in tono di rimprovero. Mi guardai intorno e notai la macchia di olio su cui doveva essere scivolato, distratto dalla mia voce. Appena notai le sue labbra schiudersi di nuovo, capii che mi attendeva una ramanzina con i fiochi, l'uragano Al stava per scatenarsi contro di me nel pieno della propria potenza. Decisi allora di batterlo sul tempo , lo aiutai ad alzarsi, afferrai un muffin e filai via come un lampo, accennando un' Grazie Al! Buona giornata!'. Lo udii in lontananza brontolare per la mia inspiegabile mancanza di delicatezza e ripensai al nomignolo che mi aveva affibbiato. Terremoto. In fin dei conti si addiceva al mio carattere irruento e non mi dispiaceva. Sorrisi. Dove sta scritto che una ragazza debba essere tutta ordine e perfezione dopotutto?
Raggiunsi la palestra di allenamento senza farmi notare e sgattaiolai dentro con passo felpato. Non c'era ancora nessuno, così presi fiato e mi nascosi dietro un'alta parete color cenere che divideva l'edificio in due sale comunicanti, una più ampia dove si sarebbe tenuto l'addestramento ed una inutilizzata, più piccola e polverosa, dove mi trovavo io. Appena sentii delle voci concitate provenire dal corridoio d'accesso, avvertii le pulsazioni aumentare vertiginosamente per l'eccitazione. Finalmente era arrivato il momento. Allungai il collo,cercando di non rivelare la mia presenza. Un ragazzo alto dai capelli scuri e spettinati, quasi fosse appena uscito da una zuffa, si fece largo tra gli altri ed entrò in sala. Dietro di lui un corteo di giovani aitanti e qualche ragazza,che come me desideravano diventare custodi di Air. Il ragazzo non si presentò nemmeno, piazzandosi nel centro della palestra esordì in tono minaccioso 'Inizieremo con un potenziamento fisico. A terra, cinque serie da venti addominali ciascuna.Rapidi'. Il brusio che riempiva la sala fino a poco prima scemò lasciando posto ad un'atmosfera carica di tensione.Rimasi nascosta ed osservai l'intero allenamento,memorizzando scrupolosamente ogni esercizio così da potermici cimentare più tardi, da sola. Dopo tre ore il tipo senza nome li lasciò liberi di andarsene, tra loro c'era anche Rafael. Ebbi un moto di stizza nel vederlo lì. Rafael era egoista, non era adatto a quella posizione ,eppure lui poteva addestrarsi a differenza mia. Mandai giù un boccone amaro. Il primo allenamento si era concluso, ma quello strano ragazzo, il cui nome era un mistero ,non accennava a lasciare la palestra. ' Ora puoi anche uscire di lì' lo sentii dire ad un certo punto con nonchalance. Non risposi. Pensai di avere le allucinazioni, non poteva avermi vista davvero, ero stata fin troppo attenta a non destare attenzione.' Siamo soli' continuò 'Sono andati via tutti'. Non feci in tempo a muovere un passo che mi trovai due occhi dorati inchiodarmi alla parete, sembrava ardessero. Decisamente non era una visione. Feci correre rapidamente la mia testolina alla ricerca di una scusa valida per la mia ehm..presenza lì. Lo guardai incrociare le braccia mentre mi osservava spavaldo, il sopracciglio alzato, 'Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua?'. A quelle parole mi riscossi, innervosita dal suo atteggiarsi a divo del cinema.
'Ehi belloccio abbassa le arie, non sono mica una bambina'.
'Woo che caratterino! Sentiamo, allora chi saresti dolcezza?' chiese arrogante, guardandomi dall'alto in basso. Strabuzzai gli occhi, davvero non lo sapeva?. Continuò a guardarmi in attesa di una risposta. Bene, meglio così, il mio piano sarebbe stato al sicuro.
'Christina. Il mio nome è Christina, lavoro a palazzo' inventaii di sana pianta. Mi guardò enigmatico, poi distolse lo sguardo, sembrava infastidito.Non ne capii il motivo.
'E tu chi saresti?' buttai lì. Si incamminò verso l'uscita senza degnarsi di rispondere.
'Dolcezza non sei brava a mentire'.Lo sguardo rivolto alla porta. 'Quando mi dirai chi sei davvero, allora forse ti dirò chi sono io'.
Non ebbi il tempo di controbattere che già aveva lasciato la palestra.
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Air
FantasyUna giovane ragazza, un regno da proteggere, un destino ancora da scoprire. Emozione, mistero ed azione si intrecciano in un racconto che vuole farvi viaggiare ai confini della fantasia ed al centro di un irresistibile amore.