Yours, Elodie.

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Non sono mai stata brava con le parole, lo sai anche tu. Preferisco stare zitta e non esporre la mia opinione piuttosto che provare a farlo, perché non accetterò mai i pensieri e le critiche degli altri, è più forte di me.
Tu sei più bravo, si, lo sei, perché parli di più rispetto a me, quando sei con gli amici dici la tua, ti senti libero di poter dire tutto quello che vuoi, cosa che non fai quando sei con degli sconosciuti, cosa che io non faccio neanche con mio fratello delle volte, perché per quanto mi vuole bene, so che nei suoi pensieri ci sono dei giudizi su di me, non voglio sapere se positivi o no.
Probabilmente sarai sorpreso di questa lettera, magari non te l'aspettavi, e appena hai aperto questo foglio bianco pieno di parole non ci credevi neanche che l'autrice di questa lettera fossi io, ma si, sono io, dovresti essere fiero di me, perché per una volta sono io a scriverti, per dirti quanto ti amo, e quanto sei importante per me, perché penso che tu hai ancora dei dubbi su ciò.
So che sono un disastro. So di esserlo, perché a partire dal primo giorno che ci siamo visti e parlati sono stata goffa, sono piombata lì, sul ciglio della porta a fissarti come una stalker mentre suonavi il pianoforte, e sorridevo, cosa che non facevo da tanto tempo. Mi hai fatto sorridere senza dire niente, senza guardarmi, solo suonando con le dita una canzone che purtroppo, faceva parte di me; ma tu non lo sapevi, come potevi? Neanche sapevi il mio nome, non sapevi della mia esistenza, non sapevi nulla.
Ancora mi fa strano pensare che tu non mi hai guardato in cagnesco quando mi hai visto, avrei messo la mano sul fuoco che l'avresti fatto, come facevano sempre tutti, perché io sono un errore, la sfortuna fatta in persona, per questo nessuno mi vuole vicino, ma anzi, cerca di allontanarmi; tu non l'hai fatto, mi hai sorriso, e dopo poche parole mi hai chiesto di sedermi vicino a te, come fossimo amici, io mi sono fatta coraggio, e dopo un paio di passi mi sono trovata accanto a te, ho sentito il tuo profumo, mi sono persa nei tuoi occhi, e mi sono sentita al sicuro solo avendoti a pochi centimetri di distanza, sapevo che se fosse arrivato qualcuno per portarmi via con le forze, tu mi avresti afferrato per un braccio e tenuta lì per difendermi, si capiva guardando i tuoi occhi che sei fatto così.
Era come se ci conoscessimo da una vita.
Sapevo il tuo nome, sapevo che dopo il nostro incontro avrei avuto il coraggio di alzare la testa quando camminavo per i corridoi della scuola, in mezzo a tutte quelle persone solo per vederti da lontano, eppure per quanto volevo starti vicino cercavo sempre di allontanarmi, perché sapevo che ti sarei stata d'intralcio, sapevo che se mai ci fossimo innamorati, la nostra relazione sarebbe stata sbagliata, per colpa mia, perché come sempre sbaglio tutto. Ma eri improvvisamente ovunque, eri nella classe accanto alla mia all'ora di biologia, eri in giardino, proprio sotto la finestra della biblioteca alla ricreazione, dove io stavo sempre a studiare o leggere, la strada per tornare a casa che io facevo a piedi tu la facevi con la moto, ed eri uno dei tanti amici di mio fratello, lo sapevo perché ti avevo visto a casa mia una volta, eri in salotto con lui a giocare ai videogame, io ero come sempre chiusa in camera mia, e appena avevo riconosciuto la tua voce mi ero affacciata per vedere se eri tu. Mi ricordo che ero rannicchiata dietro il passamano della scala, pregando di non essere vista, e appena ti avevo riconosciuto il mio cuore aveva iniziato a battere forte, prima che io tornassi di corsa in camera mia.
Pensavo sempre che tu ti eri già dimenticato di me, tu eri e sei ancora bellissimo, avevi dietro di te la fila delle ragazze che ti sbavavano dietro come cagnolini, anche loro belle, mentre io ... io ero solo la macchia di caffè in una camicia bianca, l'erbaccia in un giardino ben curato, e sapevo che nessuno si sarebbe innamorato di me, anche se ad ogni San Valentino speravo che qualcuno si avvicinasse a me e mi regalasse una rosa, come accadeva a tutte le ragazze della scuola, ma puntualmente quella rosa non arrivava mai, perché nessuno mi notava, e quei pochi che lo facevano, mi ignoravano.
Non mi aspettavo che tu invece ti ricordavi ancora di me, che mi cercavi sempre nei corridoi della scuola, e quando mi vedevi, e sapevi che ti vedevo, non capivi perché mi allontanavo e cercavo sempre di scappare dai tuoi occhi, finché un giorno, non rendendomi conto che tu eri a casa mia, giocando alla play con mio fratello, ero scesa dalle scale per chiedere a Lucas se poteva uscire lui a fare la spesa, dato che io dovevo studiare per il compito del giorno dopo, e quando ti ho visto spalle a me che guardavi lo schermo della televisione sarei voluta sparire. Se fosse stato possibile mi sarei scavata una fossa per nascondermi, ma non potevo. Tu ti sei girato verso di me, mi hai fissato, e mentre io cercavo di tornare il più velocemente possibile in camera mia per chiudermi dentro, tu hai lanciato il joystick nel divano e mi hai raggiunto, bloccando la porta che cercavo di chiudere con un piede, e entrando in camera ti sei piazzato ad un soffio da me, incatenandomi con lo sguardo, e chiedendomi perché ti ignoravo; ma non sono riuscita a risponderti, perché più ti guardavo, più mi sentivo in colpa. Mi scuso ancora con te per averti trattato così, ma ormai mi conosci e sai la verità.
Nonostante i tuoi occhi bruciavano dalla rabbia non te la sei preso con me, anzi, ti sei avvicinato ancora di più, mi ricordo che un paio di volte ero tornata a casa con te, Lucas e altri vostri amici che poi divennero anche i miei, e lentamente eri diventato quasi un membro della famiglia. Mi ricordo quando raccontavi delle tue litigate con i tuoi genitori e tuo fratello, che spesso mi facevano morire dal ridere nonostante ti dicevo quanto avrei voluto dei genitori come i tuoi, sempre presenti; perché io ho perso mia madre quando avevo appena dieci anni, e mio padre non so che fine abbia fatto, so solo che ha lasciato me e mio fratello soli, e se non fosse stato per mia zia che ci ha seguiti per anni, saremmo finiti nella brutta strada.
Era bello starti vicino, se ero triste te ne accorgevi e te ne accorgi tutt'ora solo guardandomi negli occhi, e riuscivi sempre a mettermi di buon umore, mi capivi, ascoltavi i miei silenzi, e trovavi sempre qualcosa di positivo in me. Ancora non capisco come ci sei riuscito e come ci riesci tutt'ora, perché io quando mi guardo allo specchio vedo solo un ammasso di difetti. Invece tu non ne vedi neanche uno, nonostante continuo a farteli vedere ogni giorno. Vicino a te stavo bene, mi facevi sentire importante per qualcuno, per te, e non ero mai di troppo. E piccole cose, come semplicemente abbracciarti, o ridere con te, mi facevano venire il batticuore, mi rendevano felice.
Semplicemente io mi stavo innamorando di te, sempre di più, ma non lo volevo ammettere neanche a me stessa, perché sapevo che era sbagliato.
Non ho mai a nessuno detto che mi ero innamorata di te, lo sapeva solo il mio cuore, e sapevo anche che non ti avrei mai detto nulla, perché se l'avessi confessato tu non avresti ricambiato, e ciò avrebbe rovinato il nostro rapporto, e non volevo, perché se tu non fosti più stato vicino a me io sarei rimasta di nuovo sola, vuota, e morta, perché tu eri stato la scintilla che aveva acceso il mio cuore, eri la luce che mi permetteva di vedere il mondo con occhi diversi, e vicino a te tutte le cose, anche quelle più noiose, diventavano divertenti, perché tu eri ottimista, e trovavi sempre qualcosa di bello.
Invece mi sbagliavo ancora, e me ne sono accorta quando ci siamo dati il nostro primo bacio, sotto la pioggia completamente fradici, spero che tu te lo ricordi, avevo appena litigato con mio fratello, sotto i tuoi occhi sgranati, e volevo scappare dalla situazione, così con gli occhi pieni di lacrime ero uscita di casa sotto il temporale, senza neanche l'ombrello ed ero corsa via. Dopo qualche minuto tu ti eri piazzato davanti a me, riparato dall'ombrello nero, e ti eri seduto vicino a me, fissandomi, senza dire nulla, togliendoti il giubbotto e mettendolo sopra le mie spalle per non farmi prendere freddo e dopo che hai ascoltato i miei sfoghi e ti ho detto che volevo andarmene, e dopo che te l'ho detto mi hai preso le mani e mi hai pregato di non andare via, perché senza di me saresti perso; poi mi hai baciato e giuro che se non c'eri stato tu a tenermi sarei svenuta, perché mi sarebbe scoppiato il cuore della felicità. Avevi detto che mi amavi, e quel giorno le farfalle che avevo nello stomaco erano sparite a causa di un tornado che aveva preso il sopravvento, e se non lo sai, mi hai reso la ragazza più felice del mondo. Hai sconvolto tutta la mia vita, e mi hai insegnato a vivere, cosa che non facevo da quando ho perso mia mamma.
Ma dopo quel bacio non ci siamo messi insieme, come probabilmente avrebbero fatto gli altri, no, continuavamo a uscire insieme, forse più "vicini" di prima; Spesso mi portavi a scuola in moto quando mi vedevi sola in strada, ed io terrorizzata perché correvi troppo mi stringevo forte a te, altre volte venivi con me in biblioteca con dicendo che avevi bisogno di aiuto per studiare, e mentre io cercavo di spiegarti le cose, tu mettevi l'evidenziatore tra le labbra e il naso e cercando di non farlo cadere come un idiota.
Mesi dopo divenni la tua ragazza, ti ricordi? Avevamo sedici anni, e il giorno ci trovammo i cancelli della scuola chiusi per colpa della neve, mi ricordo che c'era un freddo cane, e quella notte aveva nevicato tantissimo, io non feci neanche in tempo a realizzare ciò, che subito tu afferrasti la mano fredda, nonostante avessi i guanti, e mi portasti subito al parco; dio, mi ricordo quel giorno come fosse ieri, avevamo gli scarponi per non scivolare, la cuffia e i cappotti pesanti, io nonostante tutto tremavo, e tu mi avevi messo al collo la tua sciarpa, dicendo che non volevi che mi ammalassi. Adoravo quella sciarpa, aveva il tuo profumo, ed era calda, come i tuoi abbracci, come il tuo respiro, e non me la sarei levata neanche se c'era un sole che spaccava le pietre. Mi ricordo che in quel periodo non potevo vivere senza burro cacao e crema perché avevo sempre le labbra e le mani screpolate, ed ogni tanto mi rubavi qualche bacio, mentre parlavo, mentre ridevo, anche mentre ero in silenzio a fissare il vuoto, tu di punto in bianco mi baciavi, e lo fai tutt'ora, anche mentre dormo.
Quella mattina al parco avevamo fatto l'angelo di neve, come due bambini che vedono la neve per la prima volta, avevamo anche provato a fare il pupazzo di neve, ma poi io ero inciampata su un ramo e c'ero caduta sopra, tu avevi riso tantissimo, poi mi avevi teso la mano per aiutarmi a rialzarmi, ma io ti avevo fatto cadere sulla neve, vicino a me, mentre ridevo, così gelavamo insieme, e se volevamo scaldarci, ci saremmo dovuti abbracciare stretti, ma non l'abbiamo fatto, perché tu avevi improvvisamente smesso di ridere, e mi fissavi serio, come forse non avevi mai fatto; ti avevo fissato anche io, e tu improvvisamente mi avevi preso le mani e le avevi messo sul tuo petto, proprio sopra il cuore che ero riuscita a sentire battere forte e veloce. E poi avevi detto quella frase, quella che avevo sempre sognato che qualcuno mi dicesse, "Ti amo Elodie, io non riesco più a vivere senza di te, e probabilmente dopo questo il nostro rapporto cadrà a pezzi, ma, vuoi stare con me?" Non so come potevi pensare che io ti dicessi no, o che scappassi via, perché non l'avrei mai fatto, infatti, ti ho subito abbracciato e detto di si.
Sono passati anni da quel giorno, ma io mi ricordo esattamente tutto, ricordo che poi mi ha baciato con il sorriso sulle labbra, e siamo rimasti abbracciati tutto il tempo, fino all'ora di pranzo, quando ti aveva chiamato tua madre per dirti che dovevi tornare a casa. Mi hai riaccompagnato a casa tenendomi per mano, e quando siamo arrivati davanti al portoncino ci siamo di nuovo baciati per salutarci. Per un attimo mi ero dimenticata di restituirti la sciarpa, e quando me la sono tolta per restituirtela tu non l'avevi presa, ma anzi, me la stavi regalando.
Non sai che dopo che ho chiuso la porta e mentre andavi via, mi sono messa a saltare e ballare dalla gioia per tutta la casa prima di buttarmi sul letto, e stringere la tua sciarpa fra le mani, per sentire il tuo profumo.
Ho ancora la tua sciarpa sai? E' ben conservata infondo all'armadio, e quando la vedo ripenso sempre a quella bellissima giornata.
Tutti questi anni passati con te accanto sono stati bellissimi, nonostante abbiamo avuto spiacevoli problemi, che se non si fossero risolti, ci avrebbero separati fino alla fine dei nostri giorni.
Si amore mio, sto parlando dell'incidente che abbiamo fatto quando avevamo solo diciotto anni, mentre tornavamo da una festa. Tu odi parlarne, vorresti che non fosse mai accaduto, ma io purtroppo non ricordo molto, so solo che tu ne eri uscito con qualche graffio, mentre io ero finita in coma per quasi dieci giorni.
So per certo però che tu sei rimasto sempre vicino a me, anche se non potevi, so che mi tenevi la mano, che mi parlavi, e che spesso ti addormentavi accanto a me, facendoti spazio in quel poco di materasso che ti lasciavo libero, poggiando la testa sulla mia e accarezzandomi i capelli. Non mi lasciavi sola nemmeno un attimo, e non sai quanto ti sono grata per questo.
Sei sempre stato la mia roccia, eri sempre lì, pronto a consolarmi se piangevo, riuscivi sempre a farmi ridere, e io ti amavo con tutta me stessa, come si può non amarti? Sei così perfetto che ogni volta che ti guardo non riesco a credere che una persona come te stia con un disastro come me; non ti lascerei per nulla al mondo.
E quando mi hai chiesto di sposarti, il mio cuore è letteralmente esploso dalla gioia.
Io lavoravo in un bar, tu eri all'inizio della tua carriera da cantante e il giorno dopo dovevi partire in Inghilterra per girare il primo video musicale con Lucas. Saremmo stati lontani per una settimana, e nonostante cercavi in ogni modo di portarmi con te, non c'eri riuscito.
Ora quando devi partire per solo una settimana facciamo i salti di gioia, perché spesso stai via per mesi, ed è raro che torni per qualche giorno, o anche solo per uno, perché sei pieno di impegni. Ma ogni volta, non importa se il fuso orario cerca di separarci, rimaniamo sempre in webcam per qualche ora, così possiamo vederci, e tu e Alessio potete vedervi.
Ha solo due anni, e già deve lottare contro la distanza che lo tiene lontano da te. Tu non lo sai, ma quando non ci sei lui dorme sempre con me nel nostro letto, mi chiede sempre quando torni, e quando è triste, perché gli manchi, abbraccia il peluche che gli hai regalato tempo fa, per sentirti vicino; per questo quando torni è al settimo cielo, e quando la notte prima che tu parti, vuole dormire con noi, è perché non vuole rimanere di nuovo solo, senza il suo papà.
Non eravamo pronti per avere un figlio, chi lo sarebbe stato? Non avevamo neanche una casa dove vivere, tutto quello che stavamo cercando di fare era risparmiare tutti i soldi che guadagnavamo, per comprarci una piccola casetta che avevamo visto, quella dove viviamo ora, e che non lasceremo per nulla al mondo.
Mi ricordo che avevo un ritardo, e per sicurezza avevo fatto un test, mi ero chiusa dentro il bagno, ed avevo riletto le istruzioni almeno dieci volte per non avere dubbi, le mie mani tremavano come foglie in autunno mentre lo facevo, e il secondi sembravano ore mentre aspettavo il risultato. Non volevo guardarlo, avevo paura, perché non avevamo niente da dargli, e le cose che stavamo costruendo sarebbero potute crollare da un momento all'altro.
Non sai quanto ho pianto quando ho visto il test positivo, non sapevo come dirtelo, non sapevo cosa fare, perché la tua carriera era all'inizio, e un figlio avrebbe quasi certamente distrutto tutti i tuoi sogni, e non volevo.
Per questo ti avevo lasciato senza dirti la verità, ti avevo mentito dicendo che non ti amavo più e che stavo con un altro, e tu mi avevi creduto. Il giorno stesso avevo preso un treno per andare dai miei nonni, lasciando tutti, lasciando te.
Ho passato ogni giorno a pensarti, a sentirmi in colpa, a non rispondere ai tuoi messaggi e le tue chiamate che erano sempre meno frequenti, mentre il mio ventre cresceva lentamente. Era bello pensare che dentro di me c'era una piccola creatura che sarebbe stata bella come te, mentre era mostruoso pensare che non avresti saputo di essere padre, e se mai mi avresti visto con il pancione, o con un bambino con me, non avresti pensare che fosse tuo figlio.
Poi cinque mesi dopo sono tornata. Ero lì per Lucas, mi aveva accompagnato mio cugino fino a casa per soccorrermi se stavo male, perché purtroppo avevo un distacco, e non pensavo che ti avrei rivisto.
Ero arrivata a casa, e la prima cosa che avevo fatto era stata buttarmi nel divano prima di disfare le valigie, ansiosa di vedere di nuovo mio fratello, che come ogni mattina era in palestra per allenarsi con te. Speravo che non ti avrebbe detto che ero io, così non ci saremmo visti, e non mi saresti mancato più di quanto già mi mancavi. Anche se niente era più come prima senza di me.
Poi hai suonato il campanello.
Non sapevo che eri tu, e quando ho aperto la porta, e mi sei apparso davanti, giuro che il bambino si è mosso, come ad averti riconosciuto. Avrei voluto abbracciarti, stringerti di nuovo come qualche mese prima, ma le mie gambe erano bloccate, e l'unica cosa che sono riuscita a fare, era stato un "hei" detto a bassa voce. Tu mi hai sorriso, mi hai sorriso nello stesso modo in cui avevi fatto la prima volta che ci siamo incontrati, ed io, come quella volta, mi sono persa nei tuoi occhi.
Mio cugino si era affacciato per vedere chi aveva bussato alla porta, tu non lo conoscevi, ed appena l'hai visto il tuo sguardo è diventato improvvisamente cupo. Ma non avevi ancora visto la pancia, nascosta dal legno della porta e non volevo che tu la vedessi, perché avresti pensato a qualcos'altro, non che ti avevo lasciato perché aspettavo nostro figlio. Volevo proteggerti Lele. Magari dopo che tutto sarebbe finito ti avrei ricercato per dirti la verità, e per chiederti almeno scusa.
Ma nonostante tutto l'hai vista, proprio quando ti ho invitato a entrare dentro. Hai stretto i pugni, hai aggrottato le sopracciglia, e trattenuto il respiro prima di fare il primo passo ed entrare.
Non smettevi di fissarmi, eri a pezzi, stavi seduto nel divano a guardarmi andare da una parte all'altra della stanza, mentre mio cugino si preparava per andare via.
Hai aspettato che se ne andasse, e quando l'ha fatto abbiamo litigato. Mi ricordo le tue vene sul collo, la tua voce che urlava, quando ti avevo detto la verità.
Mettevi paura, talmente tanta che io mi ero rannicchiata in un angolo spaventata e con le lacrime agli occhi, e tu ti sei avvicinato a me, in silenzio, e mi hai improvvisamente abbracciato stringendomi a te; penso sia stato l'abbraccio più bello che tu mi abbia mai dato.
Sono passati quasi tre anni da quel giorno, e prima che nascesse il nostro bambino, eravamo riusciti a comprare quella casa che ci piaceva tanto, e che ci siamo divertiti a riverniciare e riempire di mobili. Poi era nato Alessio, il nome l'avevi scelto proprio tu, ma non avevi insistito, dicevi che era il tuo nome preferito ed io non potevo non essere d'accordo con te e non metterglielo.
L'amavo da quando me l'avevano dato in braccio la prima volta, appena era nato, ed aveva ancora il cordone. Tu avevi paura di tenerlo, dicevi che non volevi che ti scivolasse e cadesse. Sono dovuti passare giorni prima che io te lo mettessi fra le braccia contro la tua volontà. L'avevi stretto piano fra le tue braccia mentre lui ti fissava, e ti stringeva la falange, troppo grande per le sue piccole manine, che con il tempo sono cresciute sempre di più. Tu ogni volta che gli tieni la mano noti come cresce, e se prima era grande appena quanto una falange, ora a mala pena è grande quanto il tuo palmo. Più cresce, e più ti assomiglia, tu dici che assomiglia di più a me, quando invece ha i tuoi stessi occhi, e quando sorride, è la tua fotocopia. Ma sono contenta che sia un piccolo te, perché se fosse stato come me, probabilmente non passerebbe metà della giornata a dormire, e la sua risata non sarebbe la più bella del mondo insieme alla tua.
Sono stata la ragazza più fortunata del mondo a conoscerti, ed ancora non riesco a crederci che tu mi sopporti ancora. Non so dove sarei se non ti avrei mai conosciuto, magari dentro una tomba da anni.
Non so trovare le parole giuste per farti capire quanto ti amo, non basterebbe neanche tutto l'universo, posso solo dirti che ti amo più di quanto una persona può amarne un'altra, ti amo come nostro figlio ama il suo peluche preferito con il quale dorme ogni notte, ti amo come Slash ama la sua chitarra, come Michael Jackson amava ballare, e come Jake amava Rose. Anzi, ti amo più di tutte queste cose messe insieme, perché io senza te non riuscirei neanche a respirare.
Grazie per tutto quello che hai fatto per me, grazie per avermi salvato da me stessa, per avermi reso felice, per avermi dato l'opportunità di essere la mamma di un bambino stupendo.
Probabilmente quando leggerai questa lettera sarà tardi, sarai tornato dalla festa con i tuoi amici, spero non ubriaco, mentre io e Alessio saremo a casa di Lucas, con Roberta, leggendogli la favola della buonanotte.
Spero solo che non ti ho annoiato con queste parole, e che finalmente hai capito quanto ti amo.
Ancora grazie di tutto amore mio, a presto.

Tua, Elodie.

Ps: domani sarò la ragazza che entrerà in chiesa con il vestito bianco.




FINE

I'll be back || Lele Esposito e Elodie Di PatriziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora