You're mine

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Contò per l'ultima volta i soldi alla cassa, per poi mettere i contanti in una busta bianca e sistemarla dentro l'ufficio del capo.
Sarebbe stato il penultimo giorno che avrebbe lavorato lì prima dell'intervento, e onestamente, non le dispiaceva neanche un po' lasciare quel posto se non ce l'avrebbe fatta. A parte Nick, il ragazzo con cui si scambiava i turni, e che l'aveva aiutata i primi giorni di lavoro con un'incredibile pazienza, difendendola delle volte dalle sgrida del capo; nessun'altro le sarebbe mancato.
Forse quegli ultimi giorni l'aveva un po' aiutata stare lì per via della tristezza che si era creata a casa dopo la sua notizia; Lele era rimasto freddo nei suoi confronti per due giorni dopo che gli aveva detto in spiaggia che voleva fare quell'intervento, poi quando le avevano detto che lo avrebbe fatto dopo una settimana, si era comportato nei suoi confronti come se non la potesse più rivedere, facendole capire che già immaginava che non sarebbe sopravissuta. Lucas probabilmente sapeva già che avrebbe voluto farlo, e si era preparato psicologicamente, tanto che, appena gli aveva detto "Lucas, farò quell'intervento" lui l'aveva abbracciata dicendo che iniziava già a pregare che andasse tutto bene; e si comportava come se fosse già morta, come se fosse caduto in depressione. La signora Patrizia, la madre di Lele, era scoppiata a piangere e l'aveva fatta stare tre giorni a casa sua tutti di fila, come se dovesse abbandonare una sua figlia.
Perfino sua zia e i suoi nonni si erano messi a piangere. Solo Arianna l'aveva presa nel lato buono, ovvero, che sapeva che lo avrebbe superato con successo e che sarebbe stata bene.
La notte prima, aveva sentito Lele parlare in lacrime con Gabriele al telefono dicendo di averla sognata morta più di una volta, e la cosa non era d'aiuto.
Per cercare d'aiutare il ragazzo, gli aveva anche detto che se non faceva l'intervento e avessero avuti figli lei sarebbe morta durante il parto, ma lui le aveva chiaramente risposto che avrebbe preferito che morisse involontariamente piuttosto che di propria scelta, perché sapeva già che non sarebbe sopravissuta all'intervento.
Alla fine litigarono brutalmente prendendosi a urla a casa di Michele che cercava di separarli, ma smisero solo quando Elodie dal nervoso e dalla troppa rabbia mentre sentiva le grida del moro che gliene diceva di tutti i colori si era sentita male, fino a venirle quasi un attacco al cuore. Proprio Lele era subito corso a prendere le pastiglie da dentro la borsa, scusandosi per le cose che le aveva detto. Vedere il moro urlargli in quel modo, fino a spingere a terra Michele appena si era messo davanti a lui cercando di calmarlo era stata la cosa più inquietante che aveva visto, le erano tremate le mani, fino a pensare che le avrebbe fatto del male.
Ma non lo aveva fatto, si era fermato appena l'aveva vista cadere a terra.
Era stanca di essere troppo fragile per tutto, come fosse una bolla di sapone. E non voleva continuare a vivere dipendendo da delle stupide pastiglie che prima o poi non avrebbero più fatto effetto e l'avrebbero lasciata morire. Voleva semplicemente avere una vita normale.
-Stai parlando con le tazzine?- La voce di Lele spalle a lei, seduto davanti al bancone la fece sobbalzare.
Evidentemente era rimasta ferma ad osservarle per un buon quarto d'ora, si voltò di scatto, abbozzando un sorriso.
Non si era neanche accorta che era entrato.
-Si, loro sono le mie amiche di lavoro, e sono anche più intelligenti della gente che entra ed esce da qui ogni giorno.- Disse ironicamente prendendo la borsa ed uscendo dal locale affiancata dal moro.
-Quelli sono animali, non persone.- Sbuffò porgendo il casco alla ragazza e salendo nella moto, -ringrazio la polizia che ha obbligato a chiudere il locale alle 22:00 invece che a mezzanotte, così passiamo più tempo insieme finché possiamo.- Continuò facendo partire la moto dopo aver sentitole braccia della ragazza stringersi attorno ai suoi fianchi.


Black si piazzò davanti al moro seduto nel divano, guardandolo come a cercare risposte.
Lele ruotò gli occhi capendo già che cosa voleva sentirsi il cane.
-Se ti stai chiedendo perché c'è così tanta tensione in casa è semplice, Elodie vuole andare a morire come una cogliona- Sospirò sdraiandosi nel divano, trovandosi evidentemente impotente. -non chiedermi di provare a farle cambiare idea, perché ho provato di tutto, ma non ci sono riuscito, è più testarda e stupida di te- Continuò voltandosi poi verso il cane, che non si mosse di un centimetro alla sua affermazione.
-Lo sto facendo anche per te Lele, non puoi starmi sempre dietro per tutta la vita a soccorrermi, anche quando avremo ottant'anni. Non posso dipendere sempre da te e Lucas, non voglio essere un peso per nessuno come lo sono anche adesso.- Sussurrò sedendosi davanti al ragazzo che quasi rise.
-Tu per me non stai facendo un cazzo, oltre che crearmi il rimorso di averti conosciuta, e sai una cosa? Infondo hai ragione, se ti togli dai piedi fai un favore a tutti, mi risparmio anche il gasolio per venire a prenderti ogni giorno dal lavoro- Sbottò tranquillamente senza voltarsi neanche un secondo verso la ragazza, che lo guardava allibita.
Era come se il mondo le fosse crollato addosso a quelle parole, come se fosse caduta in una vasca di coltelli che la tagliavano e laceravano ad ogni movimento.
Le era diventato impossibile anche respirare ora, come se quel peso la stava schiacciando.
Deglutì prima di alzarsi rumorosamente dal divano.
Avrebbe veramente fatto un favore a tutti se fosse morta.
-Va bene- Sussurrò salendo le scale.
Si asciugò le lacrime che stavano scendendo dal viso, dando poi senza farlo apposta, un colpo ad un vaso facendolo cadere a terra con un grande tonfo, ma non se ne curò. Non sarebbe importato a nessuno.
Salì nella soffitta, aprendo la finestra, e mettendosi al bordo del cornicione tenendosi al muro.
Il lampione della strada illuminava abbastanza da poter far luce anche se debolmente, il suo viso.
Era abbastanza alto da morire sul colpo, ma non voleva uccidersi, voleva solo guardare giù, e sentirsi isolata da tutti.
-Ho seriamente esagerato, vado a parlarle.- Sussurrò guardando il cane che mosse semplicemente la coda.
Non si sentiva stupido a parlare con il cane, sapeva che lo capiva. Cercò la ragazza in tutta la casa senza trovarla, salendo poi in soffitta, trovandola aperta.
-Scusami per quello che ho detto prima, il fatto è che ... - Le parole gli morirono in gola, vedendo la sua ragazza sopra la finestra.
-Elodie- Strinse le mani a pugno, cercando di richiamarla e farla voltare verso di lui.
La ragazza non le diede ascolto continuando a guardare verso il basso, mentre si ricordava una scena simile qualche anno prima, ma non c'era Lucas alle sua spalle, bensì Lele.
-Elo, rimani ferma, ti porto dentro.- Lele si avvicinò lentamente verso la ragazza pregando che non si muovesse, aggrottò le sopracciglia mentre le mani le iniziavano a tremare.
Non avrebbe mai permesso che si suicidasse, lo avrebbe fatto anche lui se sarebbe morta.
-No, lasciami, qui.- Sussurrò voltandosi verso il ragazzo.
Ma quel piccolo movimento, le fece slittare i piedi, che scivolarono dal cornicione.
Non era riuscita neanche ad urlare dallo spavento, aveva semplicemente chiuso gli occhi, come a volersi godere quella sensazione di vuoto prima di sbattere nel suolo freddo.
Quando riaprì gli occhi, per vedere se stava ancora cadendo, o se era semplicemente morta, si rese conto che la sua mano era stretta a quella del ragazzo che la teneva.
-Non farmi cadere Lele- Sussurrò guardando il moro.
-No, non ti faccio cadere, non lo farei mai e poi mai- Affermò usando anche l'altra mano che afferrò lo stesso braccio, per poi tirare la ragazza dentro la soffitta, facendola cadere sopra di lui.
-Che cosa avevi intenzione di fare? Di ucciderti?- La strinse forte a se prima di sentirla piangere.
-No, ma non mi sarebbe dispiaciuto.- Sussurrò prima di vedere il ragazzo con gli occhi gonfi accarezzarle i capelli.
Il moro si mise seduto, tenendo la ragazza sopra le sue gambe ancora abbracciata.
Senza vederlo in viso si rese conto che stava piangendo anche lui dai singhiozzi.
-Cazzo Elo, lo sai che non devi dare ascolto alle cazzate che dico quando sono nervoso, per me sei troppo importante, non ti voglio perdere per nessuna ragione al mondo.-
Non c'era cosa più brutta che vedere Lele che piangeva per lei.
Aveva semplicemente paura che lo lasciasse, e quella sua debolezza la voleva trasformare in rabbia per non apparire debole. Sapeva che il fatto di essere strafottente, arrogante ed irascibile era come una maschera che metteva per nascondere la sua paura.
-Ho bisogno di te, altrimenti non riesco a vivere.- Sussurrò prendendo poi il viso delle ragazza per guardarla negli occhi, e successivamente baciarla.
Era come se entrambi avevano bisogno di sentirsi in possesso dell'altro.
Lele portò le sue mani sotto la maglietta della ragazza, per farla sollevare da terra, alzandosi subito dopo di lei e scendendo dalla soffitta.
Prese la mano della ragazza portandola nella camera da letto, per poi sollevarla tenendola per i glutei e chiudere la porta a chiave.
Ancora si stavano baciando, prima che il moro mise delicatamente la ragazza nel letto e si levò la maglietta bianca, gettandola da una parte, e fiondarsi nuovamente sulla mora debole al suo tocco.
Affondò il bacino tra le gambe della ragazza, facendoli aderire perfettamente, mentre si teneva con gli avambracci messi tra la testa della mora per non darle peso, e continuò a baciarla sempre con più foga.
Elodie poté sentire il rigonfiamento che si era creato nel cavallo dei pantaloni del ragazzo a quel tocco. Non sapeva come muoversi, anche se l'estate precedente aveva vissuto più o meno la stessa scena.
Mise semplicemente una mano dietro il collo del ragazzo mentre teneva l'altra poggiata nel suo petto nudo.
Fece scivolare una mano sotto la maglietta della ragazza che già ansimava, mentre le baciava il collo e il petto non coperto dal tessuto, alzandolo poi del tutto fino a sopra i seni coperti dal reggiseno bianco.
Sapeva benissimo che Elodie odiava la biancheria provocante come perizomi e reggicalze, perfino colori di intimo come il rosso le sembravano provocatori, quindi si metteva sempre mutandine e reggiseno di colori chiari o di massimo color nero, non rendendosi nemmeno conto che il fatto di coprire il suo corpo in quel semplice modo era pura eccitazione per gli occhi del ragazzo che amava le sue poche curve.
Le levò subito la maglietta non resistendo più per ritornare nel collo della fidanzata, mentre con una mano le sollevò piano la coscia facendole stringere il bacino sempre di più tra le gambe.
Fermò le sue labbra in un punto del collo iniziando avidamente a succhiarlo.
La ragazza provò ad allontanarlo dalla sua pelle di qualche centimetro con le poche forze che riusciva ad avere nei suoi confronti.
-No Lele, altrimenti cosa andrebbero a pensare i medici durante l'intervento?- Sussultò sentendo i rigonfiamento della erezione del ragazzo premere ancora di più contro la sua intimità, probabilmente stava scoppiando.
Il moro abbozzò un sorriso leccandosi le labbra puntando i suoi occhi su quelli di Elodie che aveva il respiro affaticato.
-Capiranno che abbiamo fatto l'amore, e che quindi sei più mia di quanto possono immaginare.- Soffiò prima di iniziare a morderle il labbro inferiore della ragazza, baciarle lento il mento e tornare su quello che aveva interrotto qualche secondo prima, lasciando che le mani affusolate e piccole della ragazza le accarezzassero la schiena nuda, facendola venire la pelli d'oca.
-Mi mandi letteralmente in tilt solo sentendoti ansimare sotto il mio tocco.- Le sussurrò mordendole l'orecchio.
Nessuno aveva baciato, sfiorato o visto nudo il corpo con la quale stava avendo a che fare ciò, e sapere che sarebbe stato il primo e l'unico che avrebbe potuto farlo lo rendeva più felice di quanto non lo era già.
-Sei mia, totalmente e unicamente mia.- Sbottò baciandole il ventre piatto, tracciando con la lingua il segno della cicatrice, mentre con le mani ora, si slacciava i pantaloni levandoseli.
Si sentiva completamente imponente, paralizzata, in coma, sotto effetto delle emozioni e del vortice che si era creato nel suo stomaco,aiutandola a capire che tutto quello che stava accadendo era reale.
Accarezzò piano i capelli del moro spettinandolo leggermente, prima che quest'ultimo le mise le mani nei fianchi e tornò a torturarle le labbra ed il collo, mentre iniziava a spingere il bacino contro l'intimità della ragazza a ritmo del suo petto che si muoveva sempre più a fatica.
Era certo che delle volte smettesse di respirare.
-Elodie- La richiamò appena la vide chiudere gli occhi come a volersi godere quel momento.
-Non addormentarti .- Sussurrò abbozzando un sorriso prima di vederla spostare le braccia e metterle attorno al suo collo prima iniziando a baciargli la clavicola delicatamente, come se le suo labbra fossero piume che lo sfioravano.
Poteva vedere l'incertezza in ogni suo movimento come ad aver paura di far male o sbagliare qualcosa.
La cosa lo fece sorridere, rendendosi conto che lui in confronto a lei sapeva davvero troppe cose su quella materia.
Ma Elodie era diversa. Ed in parte si sentiva più inesperto di lei. Si era anche chiesto se era veramente se stesso notando con quanta dolcezza baciava e accarezzava il corpo della ragazza, come a paura che sbagliando la più piccola cosa le avrebbe fatto del male, e sapeva già che non se lo sarebbe mai perdonato a vederla soffrire mentre lui provava solo piacere.
Gemette quando senti i denti della ragazza mordergli il collo mentre continuava a tenere gli occhi chiusi.
Si era completamente lasciata andare alle sue braccia.
-Il tuo profumo- Nascose il viso nell'incavo del collo del moro mentre questo gli levava i pantaloncini.
-Cosa ha che non va?- Sussurrò quando lanciò via anche i pantaloncini della ragazza e avventandosi sul suo seno.
Iniziò a baciare piano la coppa che li copriva per poi abbassare le spalline e tornare sulle sue spalle nude.
-Non ha niente che non va, è perfetto, come te- Disse le ultime parole con dolcezza, mentre il ragazzo l'aveva sollevata delicatamente con una mano, tornando sulle sue labbra che baciò possessivamente, slacciando il gancetto del reggiseno con l'altra, prima di vederlo scivolare, mettendo in mostra due piccoli e sodi seni.
I loro petti erano attaccati come i loro bacini, Lele fece scivolare la sua mano destra alla ricerca disperata di quella della ragazza, quando la trovò la strinse intrecciando le loro dita, facendo sbattere i loro braccialetti con i ciondoli delle loro iniziali che si erano regalati il primo mese che stavano insieme.
-Tu non puoi immaginare come mi sento in questo momento.- Borbottò lasciando piccoli baci sulle labbra della ragazza, non facendo caso a come c'era rimasta alla sua frase precedente.
-La tua ingenuità e il tuo lasciarti andare tra le mie braccia mi fa esplodere il cervello.- Continuò sorridendo nel bacio profondo che le lasciò prima di tornare sui suoi seni, mordicchiandoli e succhiandoli, ed infine scendere sulla sua intimità, baciandola e leccandola da sopra gli slip.
-Hai paura?- La voce calda e seducente del ragazzo le fece alzare gli occhi incontrando le sue irridi, incastrando gli sguardi.
-Un po'- Mormorò quasi come se si vergognasse a dirlo e vedendo un sorriso curvarsi tra le labbra del ragazzo.
-Anche io- Sussurrò lasciando andare la sua erezione, e facendola strofinare con l'intimità della ragazza.
Si chinò sulla ragazza, poggiando la fronte con la sua, sentendo i respiri forti.
-Tu non sei vergine da un pezzo.- Affermò morsicando il labbro del ragazzo.
-Lo so, ma non voglio farti male neppure per sbaglio.- La sua voce tremava.
Era terrorizzato all'idea di farla soffrire, avrebbe preferito farsi bruciare vivo mille volte piuttosto che vedere il dolore nel viso della mora, soprattutto se glielo aveva causato proprio lui.
-Tu non mi farai mai del male- Poggiò cauta una mano nel petto del ragazzo che aveva iniziato a premere verso l'interno della ragazza.
-Non in questo caso, purtroppo- Mormorò dando un colpo secco con il bacino entrando completamente in lei.
Elodie gridò dal dolore lasciando che scendessero della lacrime dal suo viso, prima che il ragazzo la baciò rimanendo immobile dentro di lei.
Portò le mani sulla schiena del ragazzo aggrappandosi come a voler essere salvata da quel dolore e prontamente, Lele la strinse a se baciandole la fronte.
-Perdonami, ti prego- Le sussurrò in un orecchio mentre la ragazza ancora sussultava dal dolore.
Rimase immobile così qualche minuto per farla abituare alla sua presenza, dopodiché lentamente, iniziò a muoversi, sentendo la ragazza stringersi di più a lui.
Lele non poteva che essere al settimo cielo per quello che stava succedendo.
Ora Elodie era più che sua, e non perché le aveva fatto un succhiotto nel collo abbastanza evidente in quanto si evidenziava con la pelle bianca della ragazza; ma perché avevano fatto l'amore.
E lui l'amava, nonostante sapeva che non sarebbe mai riuscito a dimostrarle quanto.
Si irrigidì di colpo quando senti di essere sul punto di venire, cercando di trattenersi.
Inizio a contrarre tutti i muscoli rimettendosi sopra la ragazza, e dando spinte secche e forti, diventando leggermente violento nei baci, quasi dandoli senza sentimento.
La ragazza sussultò sentendo il liquido del ragazzo entrare in lei, mentre quest'ultimo le sollevò con l'indice il mento facendo rincontrare le loro labbra e le loro lingue in un bacio passionale.

-Scusami per averti fatto male, non era mia intenzione, davvero.-
Si voltò verso il ragazzo che la teneva abbracciata a lui avvolti dal lenzuolo ancora nudi, baciandogli la mandibola.
-Ehi, va tutto bene, grazie.- Sussurrò intrecciando le loro dita, accoccolandosi ancora di più a lui, che la strinse più vicino.
-Di cosa?- Chiese leccandole il lobo dell'orecchio con tutti gli orecchini.
Amava coccolarla in quel modo, amava baciarle ogni centimetro del suo corpo abbracciarla da dietro come in quel momento, tenendo una mano attorno al suo ventre intrecciata con quella della ragazza, mentre con l'altra le accarezzava i capelli.
-Per avermi fatto passare la notte più bella di tutta la mia vita- Affermò sorridendo alle sue stesse parole.
-È stato così anche per me- Mugolò baciandole la tempia sfregando poi la guancia con la sua, addormentandosi.

I'll be back || Lele Esposito e Elodie Di PatriziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora