Il continuo suono del campanello fece svegliare la ragazza che sentì qualcuno scendere di corsa le scale ed aprire la porta. Era certa che era Lucas, lo aveva capito da come faceva le scale, e poi era l'unico in casa oltre lei e Lele.
Si voltò piano alla sua destra notando che il moro, al suo contrario dormiva beato ad un palmo dal suo viso, mentre una mano era poggiata sulla pancia della ragazza.
Gli accarezzò il viso, baciandogli le labbra più volte, mentre il ragazzo continuava a dormire, ancora vestito dalla sera prima, fuori dalle coperte con ancora le scarpe ai piedi.
Probabilmente si era sdraiato mentre lei dormiva ed era crollato.
Aveva fatto bene, era stato tutti i tre giorni precedenti, già dal ritorno a casa dall'ospedale dietro di lei, costringendola a mangiare anche se dopo vomitava, a causa dello stomaco ancora sotto shock dall'incidente e che quindi non avrebbe accettato cibo per un po', e quindi a sollevarla per portarla delicatamente e velocemente verso il bagno affianco alla camera, tenendole i capelli e sostenendole il bacino completamente ingessato che la obbligava a non pesare troppo su di esso.
Poi la portava ogni volta in bagno per necessità fisiologiche, mentre Lucas invece cucinava da mangiare, puliva la casa, si dava da fare per la spesa, e in quei minuti in cui Lele doveva spostarsi a casa sua per prendere qualcosa accudiva Elodie che, come una bimba, aveva necessità di qualsiasi cosa e non poteva muoversi.
Lucas entrò con in mano un mazzo enorme di tulipani colorati, era ancora in pigiama, e i fiori gli coprivano gran parte del corpo. Sorrise quando vide la sorella sveglia.
-Buon giorno.-Sussurrò Elodie mostrando la fossetta mentre sorrideva.
-Buon giorno anche a te Elo- Lucas si avvicinò alla ragazza piano dandole un bacio sulla fronte stando attento a non svegliare Lele, ancora accoccolato nel letto che dormiva beato.
Accarezzò i capelli di Lele che ancora dormiva, osservandolo con tenerezza, sembrava proprio un bambino nonostante i diciotto anni e il cenno di barba; se solo si sarebbe potuta muovere l'avrebbe stretto a sé.
-Non si stacca da te neanche a forza, devi vedere come corre quando è in moto per tornare subito, impenna pure.- Lucas iniziò a battere il piede, smettendo quando vide Black alzare le orecchie e aprire un occhio, per poi alzarsi da terra, vicino al letto ed andare verso di lui scodinzolando.
- E' pazzo, sta facendo davvero troppo, non deve stressarsi così tanto- Continuò ad osservarlo mentre si muoveva accoccolandosi di più alla ragazza che gli baciò la fronte.
- Gliel'ho detto, ma lui ha detto che non lo stressava, ed anzi, voleva stare con te quando stavi male per aiutarti; anche in ospedale non ti lasciava la mano, dovevi vedere la sua faccia quando il medico gli ha detto che saresti stata sterile per un paio di mesi perché le ovaie erano sotto trauma, a momenti piangeva, pensava saresti rimasta così a vita e non avreste potuto avere figli, era già pronto a darsi le colpe, stava già pensando ad adottarne uno se volevi.-
Elodie rise facendo attenzione a non fare rumore, osservando poi i fiori.
-Chi li ha portati?-
-Te li hanno mandati i nonni, scusandosi per non essere potuti venire a vedere come stai quando sei tornata.-
La ragazza sorrise di più continuando a guardare i fiori con occhi brillanti.
Aveva sempre amato i suoi nonni, erano i genitori della madre, ed insieme alla zia erano stati quelli che erano rimasti di più con lei e il fratello. Poteva solo amarli.
Il campanello suonò di nuovo facendo aprire lentamente gli occhi anche a Lele mentre Lucas andava ad aprire.
Elodie baciò per l'ennesima volta le labbra del ragazzo che sorrise mezzo sconvolto, non se lo aspettava.
Continuò a guardargli la bocca mentre si morsicava il labbro inferiore fino a spellarlo internamente, quando il moro finì delicatamente sopra di lei (stando attento a né stringerla né pesarle) baciandola più forte, quasi con violenza.
Le morsicò piano il labbro per poi ribaciarlo prima di staccarsi da lei.
Nessuna parola, nessun rumore, solo loro due, e il cane che in quel momento abbaiò per costringere Lele a levarsi dal corpo della ragazza sotto di lui.
-Buongiorno amore- Schioccò un altro bacio a fior di labbra sulla fronte della ragazza prima di accarezzarle il viso.
-Buongiorno- Sorrise come una bambina guardandolo, incantata ad osservare gli occhi davanti a lei.
"Sono così ... perfetti" Pensò continuando ad osservarli.
Black abbaiò più forte guardando con odio il ragazzo che si voltò verso di lui.
-Ora non posso più nemmeno baciare la mia ragazza perché il suo cane è geloso? Ma io e te non eravamo diventati amici?- Urlò contro il cane che lo guardava indignato per poi iniziare a scodinzolare ed andare verso di loro, più precisamente, verso la ragazza che rideva debole e gli aveva fatto cenno di avvicinarsi.
-Dai Lele, è solo invidioso, anche lui vuole essere coccolato-
Il moro si spostò da sopra la ragazza mettendosi accanto a lei. Guardò con odio il cane che veniva accarezzato.
-E' peggio di un fidanzatino geloso- Sussurrò continuandolo ad osservarlo finché non se ne andò scodinzolante dalla stanza, probabilmente, a vedere cosa faceva Lucas.
Lo aveva sempre pensato che era un cane rompi scatole che non si faceva mai gli affari suoi. Era peggio di Boris, il suo cane, che invece si faceva solo gli affari di Lele, e del resto della famiglia non gliene fregava niente. Solo che Boris adorava la ragazza del padrone, che quando andava a casa con anche Black, riusciva a costringere Lele a portare i due cani a Villa Borghese con lei.
Black invece odiava chiunque si avvicinasse ad Elodie, tutti tranne Lucas che era il fratello, e Andreas,che insieme alla ragazza era l'unico che poteva dargli ordini, lavarlo, portarlo a spasso e giocare con lui.
Tutti gli altri per il cane, Lele compreso, erano da uccidere a morsi.
Quindi il moro ogni tanto si divertiva a dargli nomi come Assassinator, Gelosinator e Possessinator; ricevendo una ringhiata dal cane, e sentendo la risata della ragazza che era sempre più convinta di mandarli a fare il provino per qualche film.
-Come stai?- Chiese sistemandole meglio il lenzuolo.
-Come sempre, mi sento un'impedita, sono stanca di stare a letto- Sbuffò scocciata.
-Il gesso te lo tolgono tra due settimane, devi solo aspettare, vado a preparare la colazione-
Il tempo di alzarsi dal letto che Elodie lo afferrò per un braccio facendolo voltare.
-No, prima ti cambi e ti metti qualcosa di comodo di Lucas, poi non ho fame, falla solo per te- Affermò guardandolo seria.
-Non sai mentire, lo so che hai fame- Cercò in qualche modo di avere la voce ferma, corrugando le sopraciglia.
Sapeva benissimo che preferiva non mangiare che farlo e poi ributtare tutto fuori.
-Non ne ho, davvero- In quell'istante fu tradita dal suo stesso stomaco.
Si portò d'istinto le mani sopra la pancia guardando poi imbarazzata il ragazzo che iniziò a ridere mentre usciva dalla stanza.
-Già non hai fame- Disse ironicamente.
Tornò indietro schioccando un bacio nella fronte della ragazza sorridendo prima di avviarsi verso le scale e scendere al piano terra a cercare Lucas.
Black si mise davanti a lui afferrandolo per il pantalone cercando di trascinarlo per le scale più velocemente.
-Cosa diavolo vuoi tu ora? Non eravamo tornati nemici come sempre?- Iniziò a fargli domande mentre cercava di fargli lasciare la presa, ma il cane continuava a tirarlo facendolo quasi cadere per le scale.
Non sapeva che stava cercando aiuto per Lucas, che in quel momento si sentì urlare fino a lì. Probabilmente lo sentì pure Elodie.
Lele alzò lo sguardo dal cane fino a giù delle scale allarmato, le scese più velocemente seguendo a ruota il Siberiano, andando verso l'entrata, dove stava ancora l'amico.
Black ringhiò dietro a Lucas prima ancora che il moro lo raggiunse vedendo quello che succedeva.
Il suo "suocero" che cercava di entrare in casa e Lucas che lo teneva a forza.
Lucas urlò più forte mentre continuava a spingere fuori dalla casa l'uomo.
-Ho il diritto di vederla, sono suo padre!- Urlò ancora più forte il signore.
Elodie lo sentì ed entrò nel panico, cercando di chiamare Black come faceva sempre in caso di aiuto.
Batté due volte le mani, e il Siberiano corse al piano di superiore da lei, mentre Lele aiutava l'amico a portare via l'uomo ormai entrato dentro casa e che lo aveva spinto a terra, facendolo incazzare.
Gliel'aveva fatta passare liscia la prima volta che lo aveva visto, la seconda no.
Il cane corse dalla ragazza che era riuscita a tirarsi via le coperte guardandola e guaendo.
-Prendi, queste, portale nello sgabuzzino, poi torna qui, per favore- Sussurrò cercando di alzarsi a fatica dal letto.
Porse la scatola delle pillole per il cuore che doveva prendere solo quando sentiva di non farcela al cane, guardando quest'ultimo correre via, quasi sgommando.
Cercò di scendere piano dal letto cadendo, gemette con le lacrime quando sbatté il bacino a terra.
Provò a salire nella sedia a rotelle accanto al letto, cercando di piegarsi quanto li gesso le permetteva, prima che il cane tornò da lei.
-Sei bravissimo Black, ora per favore aiutami a fare più in fretta, prendi il guinzaglio- Gli accarezzò la testa dolcemente mentre il cane scodinzolò prendendo il guinzaglio da sopra la scrivania e portandolo alla ragazza che glielo agganciò al collare.
Si mise a fatica seduta riuscendo a sbloccare la sedia e muoverla.
Sobbalzò quando sentì un boato al piano di sotto, pregando che non era successo niente di grave mentre Black iniziò a tirarla via dalla camera di corsa, fino allo sgabuzzino.
La resistenza e la forza di quel cane da slitta erano assurde, sembrava stesse muovendosi senza niente da trainare.
Entrò dentro la stanza levando il guinzaglio al cane e controllandosi il gesso; si era spaccata la pelle ed ora sanguinava.
-Ora vai ad aiutarli, sei il cane migliore del mondo, grazie- Sussurrò con il fiatone chiudendosi poi a chiave dentro la stanzetta, mentre sentiva le urla di sotto farsi sempre più vicine.
Si ricordò quando era successa una cosa del genere quando era in casa famiglia e si era chiusa a chiave in una stanzetta per paura di essere picchiata.
Iniziò a tremare, prendendo la pillola a secco per calmarsi.
Black scese le scale iniziando ad abbaiare mentre Lele cercava di fermare l'uomo che era a metà strada.
Lucas non era più lì.
Un vaso in porcellana bianco era in mille pezzi a terra, i fiori che stavano all'interno con l'acqua erano sparsi sul pavimento,l'uomo sanguinava dal labbro, mentre Lele aveva un occhio leggermente gonfio.
John prese l'appendi cappotti facendolo cadere a terra bloccando la strada al ragazzo per poi salire di corsa su.
Elodie sentì i passi pesanti che fecero le scale mentre un altro paia lo seguivano a ruota.
Il signore entrò nella camera della ragazza, e vedendola vuota, iniziò a rovesciare le cose, guardando poi fuori dalla finestra aperta.
Probabilmente aveva pensato che si era calata giù.
Black si scagliò contro l'uomo di spalle buttandolo a terra e iniziando a morsicarlo come inferocito prima che Lele arrivasse prendendolo per i polsi e gli diede due pugni in pieno viso, portandolo poi a forza di nuovo al piano di giù dove Lucas stava chiamando la polizia.
-Ti avevo detto che se ti avrei rivisto ti avrei ucciso con le mie mani! Ma tu non mi hai creduto vero?- Spinse l'uomo nella sedia legandogli le mani dietro la schiena pronto a continuarlo a riempirlo di botte, quando Lucas lo fermò prendendolo da dietro e facendolo cadere nel divano, dalla quale, osservò stupito l'amico.
- Riprendi il controllo Lele, e datti una calmata, qua ci penso io, vai a vedere come sta mia sorella.- Lucas era serio e guardava l'amico come un padre guarda suo figlio vedendolo poi annuire a correre di corsa verso le scale seguito da Black.
-Elo, dove sei?-
Controllò ogni stanza iniziando a preoccuparsi.
-Elodie, ti scongiuro, rispondimi, mi stai preoccupando- La sua voce iniziò a tremare come le sue mani affacciandosi anche lui con paura alla finestra per paura che si fosse buttata.
Il Siberiano invece si mise a due zampe sopra la porta dello sgabuzzino cercando di aprirla ed abbaiando, come a cercare di chiamare aiuto.
La ragazza respirava a fatica chiusa in quella stanzetta, ormai era sotto shock, le mancava l'ossigeno.
Cercò di prendere un'altra pillola, ma la scatola cadde a terra.
Si sentì mancare a momenti.
Si accasciò alla porta cercando di rigirare la chiave. Quando ci riuscì Black con le zampe aprì la porta, correndo poi verso Lele spingendolo da dietro verso la stanza dove era chiusa la ragazza.
Forse non era stata una buona idea nascondersi lì.
-Elo!- Lele prese la ragazza quasi al volo mentre questa scivolava dalla carrozzina a peso morto.
La prese in braccio mentre questa respirava a fatica rimettendola piano nel letto.
Preso dal panico rimase immobile a vedere la ragazza sbiancare piano.
Quando si ricordò delle pillole.
Aprì il cassetto del comodino rovesciandolo per cercare la scatola, quando non la trovò.
-Dove cazzo sono le pillole?- Urlò svuotando gli altri cassetti.
Si avvicinò alla bocca della ragazza che cercò di parlare.
-Sono ... dentro ... lo sgabuzzino ... a terra- Sussurrò cercando di respirare.
Lele si alzò di botto correndo verso la stanza spingendo la carrozzina da una parte, prendendo le pillole e tornando in camera.
Aprì il coperchio prendendone una in mano e porgendola alla ragazza accarezzandole la fronte ora sudata.
-Ingoiala piano, non strozzarti- Sussurrò tremante mentre guardava la ragazza.
Poggiò una mano vicino al cuore di Elodie sentendo una mitraglietta al posto del cuore. Era diventata più pallida del normale e le labbra era diventate bianche, sembrava avesse la leucemia .
La ragazza iniziò piano a riprendere il respiro regolare tenendo gli occhi chiusi.
Li aprì di colpo quando sentì delle sirene della polizia avvicinarsi, facendosi sempre più forti e chiassose.
-Cosa è questo suono?- Guardò Lele che la osservava come ipnotizzato.
-La polizia, l'ha chiamata Lucas- Si rilassò quando vide la ragazza tornare normale. - La prossima volta non muoverti dal letto, qualunque cosa accada- Quasi la sgridò mentre lei lo osservava ad occhi sgranati, come sotto effetto di droga.
Aveva paura, paura che succedesse qualcosa di brutto. Paura che avessero portato via Lele verso la caserma.
-Rimani qui, per favore- Strinse la mano del ragazzo impaurita, guardandolo.
Lele rimase immobile fermo ad osservarla come a cercare di capire quello che gli occhi della ragazza volevano dirgli, e sentendo subito il campanello suonare e Lucas aprire la porta capì che lei aveva paura.
-Vado a preparare la colazione e poi torno, va bene?- Lui invece aveva paura a lasciarla sola, si sentiva dalla sua voce leggermente impaurita.
Uscì dalla stanza senza aspettare risposta e, cercando di non farsi vedere dalla polizia entrò in cucina chiudendo la porta.
Non avrebbe mai pensato che amare una ragazza avrebbe portato così tanti problemi.
In effetti, prima di conoscere Elodie la sua vita era totalmente diversa.
Fumava, usciva con gli amici, filtrava con le ragazze per portarsele a letto, andava male in molte materie, marinava la scuola, e quando sentiva le sorelle piangere nella camera accanto andava a consolarle.
I suoi genitori avevano perso le speranze di farlo iscrivere a giurisprudenza e seguire le orme del padre avvocato, lui voleva studiare musica a tutti i costi.
Ed infatti, c'era riuscito.
Ma non aveva mai pensato di incontrare Elodie.
Quando l'aveva vista per la prima volta non avrebbe mai immaginato che quella ragazza era la ragazza per cui avrebbe perso la testa.
Aveva capito di amarla quando Fabio le aveva chiesto di uscire, lei aveva accettato e quando Lucas glielo aveva detto era impazzito dalla gelosia fino a cercarla per riportarla a casa senza dare spiegazioni. Quando l'aveva vista sotto la pioggia svenuta nel marciapiede ed invece che riportarla a casa, dove Lucas l'avrebbe assistita, l'aveva portata a casa sua, dandole il suo pigiama e facendola stare nel suo letto mentre lui era andato a dormire nel divano.
Aveva capito che era pazzo di lei quando non aveva resistito e al parco l'aveva baciata all'improvviso dopo aver sentito che lei non voleva più vivere lì e che se ne voleva andare.
Prese il vassoio mettendoci sopra le tazze con il caffèlatte e i biscotti, tornando a fare le scale mentre vide l'uomo uscire di casa con le manette ai polsi seguito a ruota da due agenti.
Accennò un sorriso a quella vista, sperando di non vedere quel coglione per il resto della sua vita.
-Quando hai il colloquio?- Elodie addentò un biscotto dopo averlo inzuppato dentro la tazza, osservando il ragazzo accanto a lei che beveva.
-Questo pomeriggio, alle 17, Michele passa a prendermi in macchina, ed io alle 15.30 me ne devo andare per prepararmi a casa mia.- Spostò gli occhi sulla ragazza che continuava ad osservarlo senza capire cosa pensava in quel momento.
-Sei nervoso?- Chiese di punto in bianco infrangendo il silenzio che c'era per pochi secondi.
-Abbastanza, più che altro non voglio andarci sapendo che tu sei a letto- Affermò, sistemando nel comodino il vassoio.
-Con me c'è Black, quindi non sono sola- Rispose vedendo poi Lele roteare gli occhi.
-Black non conta, lo sai, comunque viene Arianna- Ribatté serio.
Elodie si fermò a guardare oltre il letto la libreria che aveva riempito di tutti i libri che aveva letto in tutta la sua vita.
Da Geronimo Stilton ai capolavori di Nicholas Sparks.
Anche la sua vita era cambiata, e quei libri lo dimostravano.
Da una bambina allegra e spensierata era diventata una ragazza da evitare in ogni senso.
Ancora gli sembrava impossibile essere viva, felice, con accanto il ragazzo che amava più di stessa, che gli aveva salvato la vita.
Eppure qualche anno prima era convinta che tutto ciò non sarebbe mai successo.
Infondo nessuno si sarebbe innamorato di una ragazza come lei.
Nessuno avrebbe amato i suoi difetti, le sue paure, le sue insicurezze, dei suoi problemi ... nessuno tranne Lele che in quel momento la osservava.
Ancora si chiedeva come faceva ad amarla, e come faceva lui a chiedergli perché si era innamorata di lui, non capendo gli almeno quattro miliardi di motivi per la quale lo faceva a non avrebbe mai smesso di farlo.
"Perché ti sei innamorata di me Elo?"
"Davvero non riesci a risponderti da solo?"
"No, illuminami."
"Ti amo perché, quando hai da farmi qualche domanda come in questo momento, diventi serio, e mi guardi corrugando lo sopraciglia quasi a voler capire cosa penso. Ti amo per il modo in cui ti arrabbi per qualsiasi cosa che non va come vuoi tu, o quando Mattia ti nasconde i pennelli dopo che litigate anche per il posto a tavola e ti fa i dispetti, ti giuro che quando ti incazzi per quelle cose sei talmente buffo che ho paura di ridere per non farti arrabbiare ancora di più. Ti amo quando stuzzichi Black o vi lanciate frecciatine di odio. Amo la tua incredibile dolcezza nei miei confronti, come se fossi la tua unica ragione di vita. Ti amo perché quando mi vedi piangere anche senza dire niente mi abbracci solo per farmi capire che sei con me e per tranquillizzarmi. Ti amo quando ti si illuminano gli occhi a sapere qualcosa di bello. Ti amo quando fai il coglione solo per farmi ridere inventandoti balletti ridicoli su canzoni come Waka Waka. Ti ho amato quando appena hai letto il tuo nome con affianco: 'Ammesso alla classe successiva' nella bacheca della scuola a fine anno sei saltato dalla gioia baciandomi davanti a tutti gli altri studenti con un amore e una passione che mi aveva sconvolto facendomi sorridere durante il bacio e facendomi mettere le braccia attorno al tuo collo mentre tu mi stringevi per i fianchi, per poi quando ci eravamo staccati ribaciarci ancora e ancora facendo incrociare le nostre lingue più volte. Amo quando diventi geloso anche se solo mi abbraccio con Lucas. Amo il modo in cui mi stringi a te anche nel letto prima di dormire. Amo il fatto che non mi hai mai chiesto o obbligato a fare l'amore con te ed anzi, quando eravamo pronti ad essere una cosa sola, ti sei fermato dicendo che non volevi farlo se non mi sentivo pronta. Ti amo quando dormi, quando mi ascolti mentre parlo del sonno e mi fai domande come 'Ami Lele?' per sentire le cose che dico su di te. Amo quando dopo che litighiamo al telefono e attacco tu mi richiami o vieni direttamente a casa mia entrando in camera dalla finestra aiutandoti con la pianta rampicante perché sai che se suoni il campanello non ti vengo a rispondere in quanto ho la musica alle orecchie e non ti sento. Ti amo quando nei miei cinque giorni ignori sempre il modo in cui ti rispondo e ti metti a massaggiarmi la pancia per farmi passare un po' il dolore vedendo quanto me la passo male. Ti amo quando in momenti di silenzio per romperlo mi chiedi come sta nostro figlio toccandomi e baciandomi la pancia, come se fossi veramente incinta, facendo, qualche volta spaventare Lucas che ti sente. Ti amo perché mi hai salvato la vita. Ti amo perché sei semplicemente te. E avrei tante altre cose da dire, solo che finirei tra dieci anni."
Era questo quello che gli aveva detto a casa dei genitori del ragazzo coricati nel letto della cameretta in piena notte, mentre sentivano la pioggia cadere nel tetto come migliaia di sassolini, guardandolo negli occhi, sopra di lui, fino a che quest'ultimo l'aveva ribaltata invertendo le posizioni e l'aveva baciata con foga sussurrando un "Ti amo" e l'aveva stretta a se per poi ributtarsi nel letto, e dormire abbracciati.
-Mi fai impazzire se non mi dici a cosa stai pensando- Sussurrò ad un palmo dal suo viso Lele facendola sobbalzare e voltare verso di lui.
Erano troppo vicini, i loro nasi si sfioravano e i loro occhi erano fissi, gli uni su gli altri ed ogni tanto guardando le labbra di chi avevano davanti.
-A come mi hai cambiato la vita, e a tutte le ragioni per cui ti amo.- Si morse il labbro vedendo Lele sorridere a trentadue denti con un sorriso quasi abbaiante.
-Sono molte?- Chiese fingendo di non sapere.
-Infinite, un paio te le avevo anche elencate tempo fa.- Sorrise spostando il viso per guardare la fine del letto.
-Elencamene un paio, non me le ricordo più.- Il moro si avvicinò al collo della ragazza iniziando a baciarlo sapendo quello che le provocava.
Brividi di piacere si sentirono lungo la schiena della ragazza mentre le farfalle che sentiva qualche secondo prima furono spazzate via da un tornado che gli sovrastava lo stomaco.
-Non posso, mi dispiace- Cercò di riprendere conoscenza prima di andare completamente di matto.
Lele faceva andare di matto Elodie, quest'ultima faceva andare di matto Lele.
"Dio li fa e poi li accoppia" diceva Michele ogni volta che vedeva i due in questi momenti.
-Come mai?- Il moro continuò a baciarla salendo verso la mascella, senza fermarsi.
-Lucas ci sta spiando da dietro la porta, ancora non capisce che mi accorgo quando si avvicina alla camera anche se fossi cieca e sorda.-Rise vedendo poi la testa del fratello sbucare dal nulla entrando poi in camera.
Lele si staccò da Elodie guardando l'amico sedersi ai piedi del letto.
-Come stai Elo?- Toccò i piedi della ragazza freddi per poi guardarla negli occhi.
-Bene . . . papà?- Chiese un po' preoccupata vedendo la mascella di Lele serrarsi e tornare seria sentendo l'ultima parola.
Odiava sentir chiama John "Papà" come se meritasse di essere chiamato così uno che abbandona i suoi figli al loro destino senza neanche pensare che avrebbero avuto bisogno di lui. Odiava soprattutto sentirlo dire da Elodie, dopo tutto quello che sapeva aveva passato nella sua adolescenza.
-Lo hanno arrestato, penso che non lo rivedremo per un bel po'.- Il pizzico di soddisfazione con cui lo disse si poteva benissimo sentire.
Quando il campanello suonò Lele si lanciò fuori dal letto di corsa, urlando un "È per me!" mentre già era a metà strada.
Quando ritornò in stanza, in mano aveva un enorme mazzo di rose rosse, che sorridente porse alla ragazza.
-Dimmi chi è il matto che le ha mandate.- Elodie era scioccata e meravigliata, mentre tra le mani ora stringeva i fiori provando a contarle.
-Sono cento, e poi il matto è davanti a te. Spero ti piacciano, sono per te.- Il moro era entusiasta di vedere la ragazza con gli occhi brillanti che guardava le rose.
-Tu sei pazzo Lele- Soffiò guardandolo.
-Si, sono pazzo di te- Affermò il ragazzo per poi baciarla.
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I'll be back || Lele Esposito e Elodie Di Patrizi
RomanceAveva capito di amarla quando Fabio le aveva chiesto di uscire, lei aveva accettato e quando Lucas glielo aveva detto era impazzito dalla gelosia fino a cercarla per riportarla a casa senza dare spiegazioni. Quando l'aveva vista sotto la pioggia sve...