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RICORDA: La versione caricata su wattpad è la bozza precedente alla pubblicazione di Blackout, potrebbe contenere sviste o errori di formattazione e di caratteri, causati dal passaggio da Word a Wattpad.
«Stai bene?» chiede qualcuno. «Mi sa che è davvero scemo come pensavo.»
Sento una mano scuotermi, ripescandomi dal labirinto dei miei ricordi. Mi giro verso sinistra: vedo Tomas, con la mano sulla mia spalla.
«Non è che prima, cadendo, hai sbattuto la testa e sei diventato scemo? Appena sei riapparso dal buio ti sei bloccato a guardare il libro e non hai ascoltato una sola parola di quello che ti ho chiesto» dice guardandomi negli occhi.
Sono ancora un po' confuso. Mi passo una mano tra i capelli e scuoto la testa. «Sto bene, non preoccuparti.»
«Bene» continua Tomas tornando verso la cassa. «Cosa volevi farmi vedere?» dice sedendosi.
Gli porgo il libro, lui lo prende e inizia a sfogliarlo.
«E quindi?» mi chiede quasi scocciato.
«E quindi, guardando questo libro, ho iniziato a ricordare un po' di cose. Non ho più il buio totale in testa. Finalmente sento di poter riuscire a ricordare come sono morto.»
Lo guardo aspettando di vedere, di lì a poco, una faccia sorpresa e incuriosita dalla mia storia, che finalmente inizia a venire a galla.
Lui annuisce, poi allarga le braccia e scuote la testa.
Mi giro dall'altro lato, agitando la mano in aria, come a volergli dire di lasciar perdere. Che strano soggetto, prima mi chiede la storia della mia vita, quando non la so, ma appena la ricordo non vuole sapere niente.
Mi avvio nuovamente verso la porta, attento a non inciampare ancora. Cammino lentamente, cercando di abituarmi alle tenebre. Dopo qualche passo, di fronte a me, trovo il letto di cui parlava Tomas. Qui vicino dovrebbe trovarsi anche la porta. Tastando il muro riesco a trovare la maniglia. È la classica manopola sferica. Provo a girarla ma rimane bloccata. Spingo con forza e non cambia nulla.
«Te l'ho detto» dice Tomas in lontananza. «Non si apre.»
Lo ignoro e continuo a tentare, prendendo a pedate la porta. Ma non succede nulla. In preda alla frustrazione inizio a urlare: «Apriti, maledetta porta!» A ogni sillaba corrisponde un calcio.
Crac. La mia caviglia non resiste all'ultima pedata e si gira su se stessa. Biascico insulti e maledizioni.
«Ti sei fatto male?» chiede Tomas. Lo vedo, è immerso nella luce e mi guarda divertito. Non so se riesca a distinguere la mia sagoma o se guardi solo nella mia direzione.
«Credo di aver preso una storta.» Saltellando sul piede buono, ritorno da lui. «Avevi ragione. Non si apre.»
Mi siedo accanto a Tomas. Poggio la testa sul muro per rilassarmi e riprendermi dall'affanno.
«Te l'avevo detto» dice Tomas.
Odio sentir dire quella frase. Te l'avevo detto. Che fastidio. Mi sale sempre la rabbia quando qualcuno me la dice, ed Elien me la diceva sempre.
Oh, Elien...
«Te l'avevo detto!» dice Elien, guardandomi con i suoi bellissimi occhi smeraldo.

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Blackout
Ciencia FicciónCome reagireste se, d'un tratto, la vostra vita venisse sconvolta dalla guerra e vi ritrovaste intrappolati in terra nemica, costretti a combattere contro la vostra stessa nazione pur di sopravvivere? Questo è ciò che succede a Niat subito dopo aver...