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RICORDA: La versione caricata su wattpad è la bozza precedente alla pubblicazione di Blackout, potrebbe contenere sviste o errori di formattazione e di caratteri, causati dal passaggio da Word a Wattpad.
Lo guardo sbalordito. Se è morto, significa che lo stesso destino è toccato anche a me, proprio come pensavo. Perché allora il colpo gli ha fatto male? Decido di chiederglielo e per tutta risposta ricevo un'altra risata.
«Smettila di ridere! Rispondi, piuttosto» ruggisco io.
«Non ne ho idea. Ma sono morto. E pure tu, se non te ne fossi accorto, belloccio.»
Sì che me ne sono accorto, penso, ma non ricordo come, né perché.
«Allora? Come ti chiami?» chiede il vecchio.
«Che importa?» rispondo io. «Tanto siamo morti.»
L'uomo ci pensa un po', prima di rispondere: «Hai ragione, ma era giusto per conversare. Io mi chiamo Tomas Second.»
Restiamo per qualche secondo in silenzio. Mi rendo conto che sarebbe educato presentarsi, dato che lui l'ha fatto.
«Io mi chiamo Niat Nerris.»
Lui annuisce, piegando la testa leggermente in obliquo, assimilando l'informazione appena ricevuta. «Dunque, Niat Nerris, che ne diresti di scendere dal tavolo, adesso? Ti ho già detto che siamo morti, non potrei mai farti del male, nemmeno se lo volessi. E in ogni caso non voglio, ti do la mia parola.»
Ci penso su un attimo, ma alla fine decido di fidarmi. Scendo dal tavolo e propongo una soluzione per non rimanere nel buio. «Dammi una mano a spostare il tavolo da qui.»
Il tavolo è poggiato alla parete più illuminata della stanza, è talmente grande da occupare l'intero fascio di luce. Se riuscissimo a spostarlo, rimarrebbe una grossa fetta di sole per noi due. Lo tiriamo verso di noi e riusciamo a staccarlo dal muro, poi salto dal lato opposto per spingerlo. Questo stupido tavolo pesa parecchio.
Non appena spostiamo l'ingombro, Tomas richiama la mia attenzione schioccando le dita. «Portiamo questa cassa verso il muro, è abbastanza grande, possiamo sederci entrambi» dice indicando un baule di legno vicino ai suoi piedi.
Ha ragione, non vorrei stare in piedi per il resto dell'eternità, sempre che questo sia l'oltretomba. In questo caso, mi chiedo dove siano tutti gli altri.
Anche la cassa pesa più di quanto pensassi. Ma il problema sembra essere solo mio, dato che Tomas non pare avere difficoltà a spostare i pesi.
«Allora» esordisce lui, una volta poggiato il suo didietro sul legno «adesso che si fa?»
«Vorrei saperlo anche io. Che posto è questo?»
Tomas si guarda attorno, alza lo sguardo, gira il collo a destra e a sinistra. «Mi sembra una cantina.»
«Anche a me» confermo io. «Dov'eri prima? Ho sentito il cigolio di un letto e poi mi sei apparso davanti.»
«Ero io. Lì in fondo, nel buio, c'è un lettino che andrebbe oleato non poco» dice tendendo l'indice verso la parte in ombra della stanza. Sforzo la vista per seguire nel buio la direzione che indica il vecchio, ma non vedo nulla.

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Blackout
Science FictionCome reagireste se, d'un tratto, la vostra vita venisse sconvolta dalla guerra e vi ritrovaste intrappolati in terra nemica, costretti a combattere contro la vostra stessa nazione pur di sopravvivere? Questo è ciò che succede a Niat subito dopo aver...