Capitolo 8

223 26 8
                                    

Blackout è finalmente disponibile sia in ebook che in cartaceo! Per acquistarlo, clicca il collegamento esterno qui in basso, ti porterà direttamente alla pagina Amazon. Se preferisci, puoi acquistarlo anche in alcune librerie. Per tutti i dettagli e la lista delle librerie aderenti, guarda il video alla fine del capitolo.

RICORDA: La versione caricata su wattpad è la bozza precedente alla pubblicazione di Blackout, potrebbe contenere sviste o errori di formattazione e di caratteri, causati dal passaggio da Word a Wattpad.



Mi sveglio di soprassalto, con il boato di un tuono.

Spalanco gli occhi in preda al terrore, il cuore batte veloce nel petto.

Sdraiato su un letto, accarezzato dalla calda luce nella stanza, sento uno scoppiettio alle mie spalle: dei ciocchi di legno bruciano dentro un piccolo camino. Accanto c'è una vecchia poltrona di legno, oltre la quale si affaccia una porta.

Dove sono?

Non c'è nulla di familiare nella camera. È una stanzetta rettangolare, arredata solo da letto, poltrona e camino. Di fronte a me la porta di un balcone: dalle tende si intravede l'oscurità della notte. Le mura della stanza sono azzurre, il soffitto è alto e al centro ha un lampadario antico, spento.

Mi scoppia la testa, non capisco cosa sia successo, perché mi trovi qui, e come ci sia arrivato.

La porta si apre e lentamente entra una ragazza. Indossa un lungo vestito a fiori, stretto all'altezza della vita da una cintura, i capelli neri racchiusi in una treccia a corona. Non riesco a identificarla subito a causa della luce soffusa. Ha in mano un piatto con del cibo, ma non capisco cosa contenga.

«Ti sei svegliato.»

Solo adesso la riconosco. Un senso d'amore mi pervade il corpo, il cuore comincia a battere più forte, le mie mani tendono verso di lei: Elien.

Vorrei alzarmi e andare ad abbracciarla, ma rispondo solo con un tiepido: «sì.»

Lei si avvicina e mi porge un piatto contenente una zuppa con dei pezzi di pane, mentre mi tiro su, con difficoltà, per mettermi seduto. È bellissima come sempre, eppure non mi guarda con il solito sguardo innamorato. Sembra più che altro compassionevole.

Vorrei baciarla e ringraziarla, ma emetto solo un verso gutturale, annuendo in segno di riconoscenza, poi mi avvento avidamente sulla zuppa.

«Come stai?» mi chiede dopo un po'.

«Meglio, grazie.»

«Hai visto cos'è successo, eh? Incredibile...»

«Non dirlo a me...» replico sarcastico, tra un boccone e l'altro, raschiando il fondo del piatto col cucchiaio.

«Grazie» dice afferrando il piatto vuoto che le porgo. «Faccio venire qualcuno a cambiarti le bende alle gambe.»

Bende alle gambe? Cos'ho alle gambe? E perché dovresti uscire? Dopo due anni non credo che tu non conosca il mio corpo. Eppure non faccio altro che trattenere i miei pensieri e annuire ancora.

Quando esce dalla porta mi accorgo di essere coperto da un lenzuolo, non ci avevo fatto caso prima. Scosto il tessuto e guardo il mio corpo, sono quasi totalmente nudo, ho addosso solo le mutande. Delle grosse fasciature zuppe di sangue avvolgono le mie cosce, ma non ricordo cosa mi sia successo.

Mentre osservo il mio corpo martoriato, entra un uomo alto e occhialuto, sulla cinquantina. Capelli brizzolati a chiazze, folti e pettinati all'indietro. Tiene in mano una borsa di pelle.

BlackoutDove le storie prendono vita. Scoprilo ora