Capitolo 10 - Parte 1

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Il viaggio dura più del previsto e, mentre sfrecciamo tra le vie della città, sento Sion emettere dei gemiti.

«Credo che si stia svegliando» dico a Jason.

«Fermo, non ti muovere» dice il ragazzo a Sion. «Non temere, sei in buone mani, ma se non vedi niente c'è un motivo. Ti abbiamo bendato e devi rimanere così fino a nuovo ordine. Non costringermi ad ammanettarti.»

«Niat?» mi chiama preoccupato Sion.

«Sono qui» rispondo, cercandolo con la mano per dargli una pacca.

«Che è successo? Dove stiamo andando?»

«Non preoccuparti, va tutto bene. Cioè... non proprio tutto. Ma in questo momento sì, siamo in buone mani.»

«Tutto ciò è molto rassicurante, davvero, ma ti ho fatto un'altra domanda, e non trattarmi come se fossi Elien» dice in un tono che non riesco a decifrare.

«Dopo che sei svenuto sono successe un po' di cose. Tutti attorno a noi hanno iniziato a sanguinare dalle orecchie e ad accasciarsi a terra in preda al dolore.»

«Questo me lo ricordo» mi interrompe lui.

«Bene, poi sono crollati i palazzi attorno a noi.»

«Mi stai prendendo in giro?»

«No, purtroppo è la verità. Siamo salvi per un pelo. Ti ho trascinato via dalla piazza, poi sono svenuto anch'io e al mio risveglio ho trovato questi ragazzi che ci hanno soccorso. Stavamo andando in un ospedale da campo, ma c'è stata una deviazione e ora non ho idea di quale sia la nostra destinazione.»

«Ottimo. E chi sarebbero questi ragazzi?» chiede lui.

In effetti non ne ho idea, e fino ad ora nemmeno mi importava saperlo. Resto ancora qualche secondo in silenzio, leggermente imbarazzato.

«Non sono affari vostri chi siamo» incalza Jason, arrogante.

Devo ammettere che prima mi stava più simpatico, adesso mi ricorda molto Cristam Perry. Maledetto Cristam... Pronunciare quel nome riporta i miei pensieri a qualche mese prima...




«Passa!» urla qualcuno alla mia sinistra, dall'altra fascia del campo.

Alzo lo sguardo in quella direzione e vedo un mio compagno di squadra sbracciarsi per attirare la mia attenzione. Mi preparo al cross, ma un avversario mi blocca la visuale. Con uno scatto lo supero, arrivo quasi alla fine del campo e crosso sull'altra fascia, poi mi accentro verso l'area di rigore, mentre i miei compagni continuano l'azione, che termina in calcio d'angolo.

Ci sistemiamo tutti all'interno dell'area di rigore, gli avversari ci spintonano, cercando di non farci prendere posizione. La palla vola verso la mischia. Mi alzo in volo per colpirla con la testa, ma un'ombra minacciosa si avvicina al mio occhio; poi un dolore incredibile.

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