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Questa mattina ho messo la sveglia presto per riuscire a fare colazione con la mia famiglia. Una super incasinata famiglia.
Sono le 7.35. Scendo in cucina dove trovo già mio padre che legge il suo giornale, mia madre che prepara il cappuccino e il caffè e la piccola Matilde seduta, per modo di dire, vicino a papà. È buffissima vederla tutta contorta sulla sedia, che cerca in silenzio di sbirciare anche lei le notizie su cui si sofferma mio padre. Ogni tanto lo guarda per vedere se è interessato a quel determinato articolo e se nota che lo è, riporta subito lo sguardo sulle pagine del giornale. La scena mi fa davvero sorridere.
"Matilde tutto bene a scuola?" Le chiedo.
Mi fa cenno di sì con la testa mentre mangia i suoi biscotti al cioccolato.

Spero si stia ambientando bene a scuola. Non è semplice a questa età subire tutti questi cambiamenti.
Prima viveva in un paesino vicino a Torino. Ora frequenta la 4ª elementare alla 'Giovanni XXIII' , la stessa frequentata da me e Desy.
Ne è passato di tempo.

Sarà il caso che approfitti della presenza di entrambi i miei genitori per parlargliene riguardo ciò che mi ha detto Francesca.

Mi faccio coraggio.

"Mamma, ieri ho conosciuto una ragazza all' università, mi ha detto che dove abita lei, cercano una terza coinquilina."

Mia madre mi sorride.
Spero che mio padre non si offenda, ma da quando è tornato, io non sono ancora riuscita a perdonarlo.
Forse perché non ci ha ancora confidato il vero motivo della sua partenza e del ritorno improvviso. Involontariamente mi rivolgo sempre e solamente a mia madre. Nonostante mio padre sia accanto a lei.

"So che sono stata io a voler frequentare la facoltà in un altra città. Ovviamente non è giusto far carico ulteriormente sulla famiglia, perciò ho pensato che se siete d' accordo, l' affitto me lo pagherò da sola... In qualche modo." Aggiungo.
I miei genitori si scambiano uno sguardo d' intesa.
"Guarda, tesoro, ne stavo parlando giusto ieri sera con tuo padre. Ci stavamo pensando anche noi che forse, sarebbe meglio cercarti una stanza li. Vediamo che ogni sera torni tardi e che sei sempre stanca. In più, passi molto tempo in stazione, ed è parecchio pericoloso. "
"Wow, mi aspettavo una predica e invece .. "
"Cerco di organizzarmi con il lavoro e una delle prossime mattine ti accompagno a Ferrara per visitare questo appartamento e conoscere le ragazze che ci abitano già." Aggiunge mia mamma.

Fantastico! Non vedo l' ora di trasferirmi lì così da evitarmi ore e ore di autobus e treno.

Fuori c' è una splendida giornata di sole. Sembra una giornata primaverile, altro che autunnale.
Controllo il meteo anche di Ferrara e mi tranquillizzo vedendo che il sole splenderà anche li per tutto il giorno.

Apro il mio armadio e prendo un vestitino nero con scollo a v e con le maniche a tre quarti, calze nere e una giacchetta in jeans. Sul mio viso applico un velo di trucco e i capelli li lego in una traccia laterale morbida.
Mi infilo un paio di stivaletti comodi ma bellissimi allo stesso tempo.

Sono di buon umore e non vedo l' ora di arrivare all' università per comunicare a Francesca che andrò a vedere l' appartamento con mia madre uno dei prossimi giorni.

Arrivo in facoltà con parecchio anticipo. Ovviamente non c è ancora nessuno del mio corso, dato che quasi tutti abitano qui a Ferrara e nessuno arriva con un ora di anticipo, giustamente. Ne approfitto per rileggere gli appunti presi negli altri giorni.

Scendo al piano terra e in assenza di fila alla macchinetta, inserisco 50 centesimi per un caffè macchiato. Non è buono come quello preso al bar, ma va bene lo stesso. Ha un buon sapore!

Man mano che si avvicinano le 14, l' aula si riempie sempre di più. Arrivano anche le mie amiche che non smettono di parlare.
Sono contenta di essermi avvicinata il primo giorno per chiedere quell' informazione. Devo dire che facciamo proprio un bel gruppetto.

A circa mezz' ora dall' inizio della lezione, si sente lo scricchiolio della porta e quasi tutta l' aula si gira per guardare chi è entrato. È Aaron. Si siede al solito posto nell' ultima fila. Il professore borbotta qualcosa sottovoce, palesemente disturbato da questa interruzione, poi però riprende con la spiegazione.

Stesso film del primo giorno, mi fissa, i nostri sguardi si incrociano di tanto in tanto.

O ha qualche problema o non so.

Prendo coraggio e alla fine della lezione mi fermo vicino al suo banco.
"Ehi .. ciao, mi pare di averti già visto da qualche parte fuori di qui .... se non ti confondo con qualcun altro" gli dico.

In realtà sono sicura di non sbagliarmi, ma lui mi guarda con faccia titubante e a me qualche dubbio sta venendo sul serio.

Dopo cinque secondi in silenzio si alza e mi porge la mano: "Sono stato un cafone, chiedo scusa. Al test non mi sono nemmeno presentato.
Sono Aaron, piacere." Dice allungandomi la mano.

Ahn. Allora si ricordava di me.
'Cafone è la parola più adatta. Bravo Aaron.' penso.

"Nessun problema, Anna, piacere mio" gli rispondo ricambiando la stretta di mano.

Ilaria e Giulia intanto ci passano vicine sghignazzando, credo di essere diventata paonazza in quel momento. Ok. Mi vorrei sotterrare per la figuraccia.
Lui salva però la situazione.
"Devi andare a prendere il treno dopo? Se hai voglia di camminare possiamo farci la strada insieme, che dici? " propone.
Mi sorride. Oh. Ha un sorriso fantastico. Potrei decisamente svenire.
"Si. Per me va bene. Ci vediamo dopo allora. " gli rispondo.
Lo saluto così e mi precipito fuori per raggiungere le due ragazze.
Non sto più nella pelle. Dico davvero.
Ilaria e Giulia appena mi vedono iniziano a saltellare sul posto e battere le mani per la felicità. Spero che nessuno ci veda perché sembriamo delle pazze. Devo mantenere la calma. Non è successo niente. In fondo mi farò soltanto la strada per 30 minuti insieme al tizio a cui penso di continuo da circa due mesi, che sarà mai??

Tornando in aula, sono talmente sovra pensiero che vado addosso a un ragazzo. Biondino, capelli corti, occhi azzurrissimi.
"Ehi, ma ancora? Che è .. il tuo hobby andare addosso alle persone?? " Mi dice sorridendo.
'Ancora?? Hobby?? No! No! E quando mai gli sono andata addosso?? È la prima volta che lo vedo' penso dentro di me.
"Scusami". Gli rivolgo appena la parola e vado a sedermi al mio posto prima che combini altri guai.

Destini a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora