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Che faccio? Richiamo Luca o no?
Davanti ai miei occhi ho ancora il bellissimo sorriso di Aaron e per questo devo ammettere che mi sento anche un po' in colpa. Anche se io e Luca, nonostante ciò che è successo l' altra sera, non stiamo insieme, e anche se tra me e Aaron non c'è davvero nulla, pensare così spesso ad Aaron mi fa sentire come se avessi in qualche modo tradito Luca.
Compongo il suo numero.
Faccio un respiro profondo.
"Ehi Anna, come stai?"
"Luca, ciao! Stanca.. ma bene grazie!tu?"
"Oh povera.. Sento un baccano assurdo! Dove sei?" mi chiede lui.
"Sono in treno.. Ormai a Monselice, ancora poco e sarò finalmente a Padova. " gli dico.
"Ah va bene, ti sento malissimo. Ti richiamo tra un oretta, quando sarai arrivata a casa" dice.
'Tra un oretta a casa? Magariii ' penso sorridendo.
"Va bene, grazie" rispondo.

Prendere il treno mi ha sempre creato due reazioni interiori opposte: da un lato, mi stimola nervosismo a causa di tutto il caos, ritardi, persone in movimento, bambini che urlano.. Dall' altro lato invece, mi permette di isolarmi nel mio piccolo mondo e guardando fuori dal finestrino rifletto su ciò che mi coinvolge.

E la situazione che mi coinvolge attualmente direi che è abbastanza complessa.. Un padre che torna a casa dopo 5 mesi, un ex che vuole un altra possibilità, io che perdo quasi la testa per un ragazzo che conosco a malapena.

La voce metallica di Trenitalia mi riporta alla realtà comunicandoci che siamo già alla stazione di Padova.

Mi faccio spazio tra la solita folla tipica di quest' ora. Pare che mezza città si sposti con questo mezzo.. a quest' ora della giornata!

Scendo le scale. Tengo stretta a me la mega borsa che mi sta letteralmente spaccando la spalla per il peso che contiene.. libri, quaderni, astuccio, portafoglio, la bottiglia dell' acqua, trucchi e altre cose che mi potrebbero servire durante in caso di una qualunque evenienza durante la  giornata.. Si sa mai .

A metà del passaggio sotterraneo, vicino all' ascensore, noto una persona ferma, sembra stia aspettando qualcuno. Più mi avvicino e più mi rendo conto che questa persona la conosco.

"Luca! " esclamo sorpresa "ma che ci fai qui?"
"Sono venuto a prenderti. Ti accompagno a casa. "
"Ma scherzi? Non dovevi. Grazie."

È stato un gesto talmente inaspettato che sono davvero senza parole.

Senza chiedermi nulla, mi prende la borsa dalla spalla.

"Questa la porto io che deve pesare 10 kg.. Conoscendoti ti porterai mezza casa."
"Scusa se esco di casa alle 10 e rientro la sera tardi.. Ho bisogno di molte cose in così tante ore. "
"Si si tutte scuse." Risponde ridendo dopo avermi dato una leggera spinta.

"Hai già mangiato? Hai fame?"mi chiede lui.
"Non ancora e si.. Spero che a casa ci sia qualcosa di pronto perché ho lo stomaco che brontola da un ora.. Ho fatto una serie di figuracce in treno che non hai idea."
" Se vuoi ci fermiamo in questo posto, fanno di quei panini eccezionali.! " Mi dice indicandomi un locale lungo la strada.

Acconsento. Anche perché non sono sicura di trovare qualcosa di pronto a casa, l' idea di cucinare non mi entusiasma e poi.. dopo l' ultimo nostro incontro, io e Luca non ci siamo né più visti né più sentiti.
Passare un po' di tempo insieme ci farà bene.
Durante la cena, ci siamo raccontati la giornata. Fortunatamente, il nostro ultimo incontro non è stato minimamente nominato.
La cosa un po' mi solleva, dato che non avrei saputo cosa dire. È accaduto. Si. Perché in quel momento entrambi ne avevamo bisogno, ma non credo che questo implichi necessariamente che si debba ripetere.

E sopratutto spero con tutto il cuore che luca non sia sia fatto illusioni in seguito, anche perché io sono ugualmente confusa riguardo a noi due.

Siamo di fronte al mio cancello.
"Grazie davvero Luca, sei stato davvero gentile a venirmi a prendere in stazione."
" Non c' e di che. "
Mi stampa un bacio sulle labbra come saluto. Non saprei che reazione avere perciò sorrido ed esco in silenzio dalla macchina.

Che confusione.

"Ciao a tuttiiii " saluto una volta entrata in casa. Mi stupisco non ricevere alcuna risposta. In entrata, piuttosto noto un biglietto: <siamo andati al cinema> firmato mamma, papà e Matilde. Desy dunque dovrebbe essere a casa.
Busso alla sua porta. Noto con dispiacere che i messaggi minatori attaccati sulla porta siano aumentati in questi ultimi giorni: 'bussare, grazie' 'non aprite questa porta', 'il simbolo del pericolo', il simbolo del divieto d' accesso' e infine, nuovi acquisti la foto di papà e il disegno di una bambina con la sbarra sopra. Capisco da ciò che non abbia ancora perdonato papà e che con Matilde non ha minimamente socializzato.
Apro la porta, non sentendo alcuna risposta.

Vedo Desy buttata sul suo letto. Appena si accorge dalla mia presenza si toglie le cuffiette dalle orecchie .
" Ma ti pare? Fuori dalla mia stanza! " mi ordina scocciata.
"Buonasera anche a te sorellina.. Stai bene!? "
" Una meraviglia." È ironica ovviamente.
"C è qualcosa che non va? Se vuoi con me ne puoi parlare, lo sai. " le dico.
Desy si siede sul letto.

"Ti invidio per essere fuori di questa casa per quasi tutto il giorno. Ti invidierò ancora di più quando avrai trovato l' appartamento in cui stare. "

Non le ho raccontato io dell' appartamento e spero non si sia offesa.

"Scusami se non te ne ho parlato, ma sono stati dei giorni impegnativi."
"Promettimi solo che tornerai ogni tanto e che se avrò bisogno di aria da questa casa potrò venirti a trovare. "
I miei occhi si riempiono di lacrime a queste parole.
" Assolutamente si, tu sarai sempre la benvenuta, ovunque io andrò."
Me ne frego dei suoi divieti di entrare nella sua camera, mi avvicino a lei e l' abbraccio forte.

Mi abbraccia anche lei.
Rimaniamo così per lunghi secondi.

Mi è mancata la mia sorellina.
Le stampo un bacio sulla guancia e vado a letto che domani prevedo già una lunga giornata!

Destini a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora