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Continuo a guardare l' ora al mio cellulare, ma questa lezione sembra non passare davvero mai. Ogni minuto dura un' eternità .
Funziona così da quel che ho capito. Se ti serve del tempo in più , questo passa e nemmeno ti accorgi.
Se invece non vedi l' ora che il tempo passi, ecco che ti ritrovi a riguardare l' orologio ogni 2 minuti perché sembra che non scorra mai.

Riporto alla realtà la mia mente, che da quando Aaron mi ha parlato sembra essere totalmente fuori il mio controllo.

Non sto più nella pelle.
Inizio a fantasticare ..'io e lui vicini di nuovo.. Cosa ci diremo?.. Come sarà trascorre del tempo con questo ragazzo di cui so così poco ma che tanto ho aspettato di conoscere in questo ultimo periodo?'

Cerco in ogni modo si stare attenta alla lezione, ma è difficile. Scrivo ogni parola dell'argomento che il professore spiega, in più cerco anche di seguire e sottolineare gli argomenti spiegati nel libro.
Ricontrollo l' ora, mancano ancora trenta minuti. Trenta lunghissimi e interminabili minuti. Con la coda dell'occhio, cerco Aaron.

Vedo la sua figura alzarsi e uscire dall' aula. 'No .. vabbè. Aveva detto che ci saremo fatti la strada insieme fino alla stazione e invece se la sta dando a gambe levate?!... come al solito' penso.

Anche Giulia e Ilaria hanno notato che Aaron sta andando via prima della fine della lezione ed entrambe mi guardano dispiaciute..
"Ma dove va!?" chiedono sussurrando.
"Non saprei proprio.. Mi ha chiesto lui di andare insieme fino in stazione..comunque basta! Per me, dopo questo, ha chiuso ogni possibilità di relazione!" dico io.
Mi rispondono con un cenno affermativo della testa.

Bene.
La lezione sta finalmente per terminare, anche se il professore sembra non aver proprio voglia di lasciarci andare.
'Non capisce che a quest' ora, le 18.22 minuti, i nostri cervelli sembrano gelatina e la nostra capacità di ascolto e ricezione è pari a quella di un pulcino appena rotto l' uovo?? ' mi chiedo.

Aspetto con difficoltà le 18 e 30 minuti. Fine della lezione. Il professore deve ancora finire gli ultimi concetti, ma io non resisto più ormai psicologicamente.. Ho bisogno di aria.

Metto via il quaderno, il libro e con la scusa del treno da prendere al volo, saluto le ragazze ed esco frettolosamente dall' aula.

Quanta tristezza.

Possibile che non una cosa mi vada bene?
Eppure la giornata era iniziata nei migliori dei modi: ho informato Francesca che uno dei prossimi giorni io e mia mamma andremo a vedere il suo appartamento, mi sono presentata ad Aaron e lui stesso mi chiesto di percorrere il tragitto facoltà-stazione insieme. E ora ecco che il 'genio' decide di tirarmi buca.

Scendo al piano terra e percorro il lungo corridoio della facoltà che a quest' ora è pieno di studenti.

Aria. Finalmente.

Faccio due o tre respiri profondi prima di riprendere a camminare.. Mi aiuta per schiarirmi le idee.

"Ehi ciao" sento una voce.
Alzo lo sguardo e vedo Aaron appoggiato ad un muretto con le braccia conserte. Mi guarda con uno dei suoi sorrisi più belli. Mi si illuminano gli occhi dall' incredulità appena lo vedo. Non ci posso credere.

"Aaron.. Io.. Pensavo te ne fossi andato. Ti ho visto uscire dall' aula mezz' oretta fa" gli dico.
"Ah si.. non ne potevo più. Quel professore mi concilia alla perfezione il sonno. Le ho provate tutte per stare sveglio. Mi pareva troppo brutto dormire davanti a lui" ridiamo insieme.
"Si ammetto che anche per me, la sua lezione, sembrava non finire mai."
Poi riprendo "Beh ma sei rimasto ad aspettarmi qui mezz' ora? Non dovevi..ma grazie" cerco di rispondere nel modo più indifferente possibile..
"Mi faceva piacere" sorride. "Andiamo?" Continua lui.

È stato talmente tenero ad aspettarmi che mi sento quasi in colpa per aver pensato che fosse "scappato" un' altra volta.

Camminiamo piano, quasi volessimo rallentare il nostro arrivo alla destinazione.
Parlare con lui mi fa dimenticare di tutti gli altri miei problemi. Lui è così divertente. E poi è una di quelle persone capace di trasmette tranquillità. Ogni cosa si può superare. E ogni problema si può risolvere. Mi piace stare in sua compagnia.

"Ehi.. come mai hai cambiato idea? Ricordo che dicevi di darti all' anno sabbatico in caso non avessi passato il test" gli chiedo.
Sono proprio curiosa di sentire cosa dice.
"Beh.. Tu l' hai fatto" mi guarda sorridendo "ho semplicemente pensato che fosse una bella idea. Così mi sarei preparato meglio al test dell' anno successivo e poi avrei evitato l' assillo di mia madre!"
Si è salvato in corner.

Gli racconto in breve delle ultime vicende della mia famiglia. Non sono riuscita a parlarne ancora a nessuno, nemmeno con Luca, anche se l' intenzione c' era. Non so come mai ne ho parlato con lui. Una parola ha tirato un' altra senza quasi accorgermi. Devo ammettere che ora mi sento un po' più libera.
"E non sai proprio perché se ne sia andato tuo padre? E nemmeno perché dopo così tanto tempo sia tornato? Strano!" dice Aaron.
"Esatto. Ci ha detto che con il tempo avremo tutte le spiegazioni che vogliamo.. Che sa che ha sbagliato, ma cercherà di rimediare. Intanto si è portato una ragazzina a casa nostra.. figlia di una sua amica. E nemmeno di lei sappiamo nulla. "
"Vedrai che la verità verrà a galla. Con il tempo... come ha detto tuo padre."
Lo invidio, lo ammetto.
Vorrei avere la sua calma.
Arriviamo in stazione. Guardiamo il tabellone uno vicino all'altro.
"Bene, il mio treno arriverà tra una decina di minuti. Sarà meglio che vada al binario. Si sa mai che passi un po' prima" dico ridendo.
"Certo! Ti ringrazio della compagnia e ci vediamo domani a lezione!" Risponde lui mentre si avvicina per salutarmi con due baci.

Mi avvio verso il mio binario. Il numero 4. Direzione Venezia Santa Lucia. Aaron cammina vicino a me, nella mia stessa direzione.

"Mi starai mica seguendo?" gli domando scherzando.
Ride anche lui. "Potrebbe essere! Comunque no.. Il mio treno arriverà al binario tre" risponde.
I nostri binari si trovano sulla stessa banchina.. Che il destino abbia messo il suo zampino? penso.
Arriviamo appena in tempo per il suo treno. Lo vedo salire e percorrere il corridoio in cerca di un posto.

Poco dopo, stranamente in orario, arriva anche il mio treno. Salgo. A quest' ora è davvero pienissimo, ma trovo fortunatamente un posto vicino al finestrino.
Sento squillare un cellulare. Nessuno risponde. Mi guardo attorno per vedere di chi possa essere. Il mio no, dato che di solito a lezione lo tengo in modalità silenzioso.

La suoneria è molto vicina a me.. E stranamente è anche identica alla mia. Infine mi sento anche parecchio osservata perciò capisco che forse, potrebbe essere il mio telefono.

In imbarazzo cerco di rispondere più velocemente possibile con i vicini che mi guardano malissimo.

Che figuraccia!

Riesco finalmente a rispondere, ma hanno già messo giù la chiamata.
Sullo schermo leggo: una chiamata senza risposta da ... Luca.
Aiuto.

Destini a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora