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Harry sposta leggermente la tenda e guarda di sotto. Louis è lì, gli occhi fissi contro la porta d'ingresso e le mani in tasca.

Vorrebbe correre di sotto, in realtà, urlargli contro che è una testa di cazzo e non si merita nulla.

Ma non lo fa.

Ci sta già pensando Niall e può tranquillamente sentire tutto ciò che sta dicendo al castano.
Forse sta esagerando un po', ma non gli importa.

Louis è stato —ed è ancora adesso— uno stronzo, quindi si scosta dalla finestra e si va a sedere sul letto.

Socchiude le palpebre e si passa una mano sul viso, sperando che le lacrime non decidano di uscire improvvisamente.

Non ce la farebbe, sarebbe troppo.

In realtà sente il bisogno di piangere, ma non vuole farlo, non vuole mostrarsi debole neanche davanti allo specchio appeso alla parete della sua stanza.

Proprio in quel momento sente bussare alla porta e "Niall, vattene, ti prego" dice, lasciandosi cadere all'indietro, gli occhi ancora chiusi ed il labbro inferiore stretto fra i denti.

"Non sono Niall"

"Vattene comunque" il tono di voce s'indurisce improvvisamente ed il cuore comincia a battergli più forte, nonostante tutto. "Non voglio vederti" aggiunge ancora, per poi "Non voglio vederti mai più" dire quasi in un sussurro.

Ma Louis non se ne va, anzi entra dentro e poggia la schiena contro la parete legnosa, guardandolo negli occhi. "No, non me ne vado"

Harry si tira su a sedere ed aggrotta le sopracciglia. "Ah no? E questo chi lo dice? Tu?" scuote nuovamente il capo ed incrocia le braccia al petto. "Mi fai schifo. Vattene"

Il liscio si avvicina di qualche passo ed allunga un braccio, ma Harry si alza di scatto e si rifugia in un angolo, lontano da lui. "Non ti azzardare a toccarmi, verme"

"Harry, ti prego, lasciami spiegare!"

"Cosa vuoi spiegarmi, eh? Che sei felicemente fidanzato e che quando hai un paio d'ore libere di diverti a fare la troia con me? Questo vuoi spiegarmi?"

Louis incassa il colpo ed abbassa lo sguardo, puntandolo sulle proprie scarpe. "I-io..."

"Tu un cazzo. Sparisci"

E Louis lo fa, si gira ed esce dalla porta a capo chino, le braccia lungo i fianchi e le spalle ricurve.

Sembra fragile, ma Harry non può farsi intenerire da quell'immagine.

Non può e basta.

Quindi si lascia cadere contro la parete e si prende il viso fra le mani, lasciandosi finalmente andare ad un pianto quasi isterico, pieno di singhiozzi e di parole smorzate, senza senso.

Talkin', squealin', lyin' ⚓︎ l.s. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora