Capitolo 15- Non aver paura, io sarò con te

156 10 6
                                    

Lorenzo

Dopo circa due ore di estenuante lavoro su quel maledetto fotogramma, finalmente, comparve una scritta nitida.
Sembrava qualcosa in una lingua antica. Come l'aramaico o il cuneiforme.
-Fede!- la chiamai.
-Dimmi.-
-Quanto mi vuoi bene da uno a dieci?-
-Fammi pensare un po'... Otto...-
-Solo?-
-No scemo. Ma se lo giri, diventa un infinito!- esclamò lei entusiasta prima di stringermi in una calda morsa.
-Ma perché questa domanda?-
-Così... Era solo un modo per farti vedere questo.- indicai l'immagine nitida del fotogramma.
-Cosa diamine c'è scritto!-
-A mio parere è una scritta in aramaico o cuneiforme. Bisognerebbe portarlo da uno storico.-
-Mio zio è uno storico. È il fratello di mamma... Ci aiuterà.-
-Dove abita?-
-Nella periferia di Napoli.-
-Un bel viaggio.-
-Già...- affermò pensierosa la ragazza.
-A che pensi?-
-Forse sarebbe meglio avvisare Az. Deve sapere... Lei è la mia migliore amica. Per te va bene.-
-Certo. Se ti fa sentire più al sicuro avviseremo Az e Marco di tutto questo.-
-Allora la chiamo e le dico che sto preparando una cena. Un ultimo momento di felicità, prima che l'inferno abbi inizio.-

Federica

AL TELEFONO
-Pronto?-
-Az sono Fede.-
-Ehy dimmi.-
-Sta sera cena da me. Appuntamento a quattro. Io e Lory dobbiamo parlarvi.- dissi questa frase con voce cupa.
-Fede cosa succede? Mi stai facendo preoccupare...-
-Niente. Stasera le spiegazioni. Puntuali alle 20.30 tu e Marco. Ora vado.-

Chiusi talmente di fretta il telefono che non riuscì nemmeno a sentire il saluto di Az. Scoppiai subito in lacrime, così senza un motivo preciso. Forse era timore, forse era solo paura. Paura. Una parola dalle mille sfumature. Un sentimento che può svanire con una carezza, con un abbraccio, con un semplice gesto.
È così che fece lui. Mi strinse forte a sé all'improvviso. Mi aggrapai alle sue braccia, come se erano l'unica via per salvarmi. Le sue labbra all'altezza del mio orecchio sussurravano dolci parole.
-Amore calmati. Sssh. Andrà tutto bene. Nessuno ti farà del male, nessuno CI farà del male.-
-Sono debole... Tu..., tu non mi meriti. Hai bisogno di una persona più forte, con più fiducia in se stessa. Perché se ti dovesse succedere qualcosa..., io non saprei che fare. E...-
-Non devi dire certe cose! Tu sei la persona più forte che io conosca! Non ti sei mai arresa di fronte a nulla. E poi non mi succederà niente. Non aver paura, io sarò al tuo fianco sempre. E poi io sento di meritarti perché ti amo immensamente.-
Le sue parole... Mamma che poeta nato. Un mezzo sorriso pervarse le mie labbra. Poi mi ritrovai il suo adorabile faccino di fronte al mio. I suoi pollici asciugavano le lacrime che ancora scendevano dai miei occhi.
-Grazie.- sussurai sulle sue labbra.
-Prego.- rispose lui sulle mie.
Due semplici parole. Non ci serviva altro. Forse quelle parole, valevano più di mille "Ti amo". Erano la mia certezza che c'era e ci sarebbe sempre stato per me, a sostenermi. A rassicurarmi sui miei dubbi, a consolarmi dalle mie paure. Questo fu l'ultimo pensiero sensato che feci prima di abbandonarmi a quelle labbra che mandarono in fumo il mio cervello. Tutto intorno a me spariva, c'eravamo solo io e lui, e nient'altro. Era come se ci trasportassimo in un'altra dimensione, fatta solo per noi due e per quei baci. I baci di cui non riesco a fare a meno. Mai. Fonte di vita e come tale, nessuno me l'avrebbe mai portato via. Lui era mio. E io ero sua. Sempre.

Lorenzo

Il paradiso! Ecco cos'erano quelle labbra.
Quando lei si allontanò, mi mancò il respiro. Per poco non cedevano anche le gambe. Poi un sorrisetto malsano le si dipinse in volto.
-Vieni con me a fare la spesa... Vero?-
-Se ti dicessi di no?-
-Bhe penso che farei così...- disse con voce vaga prima di iniziarmi a fare il solettico.
-Basta... Ahahah... Basta, ti prego. Basta. Vengo con te, okok. Ahahahah.-
Lei si fermò e in quel preciso momento i nostri guardi si incrociarono. In quell'istante, capii quanto paura provava, il terrore glielo si poteva leggere a lettere cubitali negli'occhi chiari.
Anche se stavamo ridendo e scherzando, in lei c'era qualcosa di inquieto.
Distolse gli occhi e si allontanò verso l'ingresso per prendere la borsa e uscire. Ero ancora imbambolato, quando a certo punto la sua voce cristallina risuonò nella cucina.
-Allora? Vieni?-
-Arrivo.- dissi incamminandomi verso di lei.
Proprio mentre uscivamo di casa, trovammo davanti a noi Rossella, in lacrime. Grosse gocce bagnavano il vialetto d'ingresso.
-Mamma!- urlò Fede.
Entrambi corremmo verso la donna a pezzi.
-Mamma!- urlò ancora Fede. -Mamma! Che cosa succede?!-
-T-Tuo fratello... è...è...-
-Cos'è successo a Luca mamma!?-
-Lo hanno rapito.-

Federica

-Lo hanno rapito.-
Tre semplici parole. Il mondo mi cadde addosso. Le parole di Lorenzo non avevano più senso se io non potevo rivedere il mio gemello.
Le ginocchia cedettero... La testa girava... Avevo le vertigini... Tutto era sfocato... Poi tutto nero...
Non sapevo quanto tempo fosse passato, ma qualche volta mi svegliavo, stordita, e vedevo un accecante luce bianca fissa sul mio volto. Sentivo delle voci, quella di mia madre, di Az, perfino di Marco. Qualcuno invece mi teneva saldamente la mano, senza parlare, senza lasciarla mai. Era un modo per dirmi che lui c'era sempre. Anche se io non potevo vederlo o sentirlo. Poi di nuovo tutto nero. Ancora una volta mi svegliai per pochi istanti. Di nuovo quella luce bianca. Poi le voci. Stavolta, stavolta sentivo la sua... però, era strana, come se fosse rotta dagli innumerevoli singhiozzi di un pianto... c'erano solo lui e mamma, forse era di un dottore la terza voce che non conoscevo. Diceva cose strane...
-Mi dispiace... Ve l'ho detto, la situazione è critica, molto critica.-
-Dottore cosa intende? Che non riavrò mai più mia figlia!?- chiese la voce di mia madre, anche la sua rotta dal pianto.
-Lei non può dirmi questo! È la mia unica ragione di vita...- urlò Lorenzo.
"È la mia unica ragione di vita..." con queste parole che rimbombavano nella mia testa, tutto tornò nero.
-Amica mia resisti...- Az.
-Ehy Fede, so che non ti piaccio molto e pensi che non vada bene per Az, però ti voglio bene e spero che tu tornerai in questo mondo a romperci le scatole ancora per un po'.- Marco.
-Ehy piccola mia... Torna da me, ho bisogno di te... e poi non puoi andartene proprio ora che hai trovato un ragazzo magnifico, che ti ama per ciò che sei veramente. Torna da me, torna da noi, torna da LUI.- Mamma.
-Ciao piccola. Mi manchi. Tanto...-
"Anche tu mi manchi." Avrei voluto rispondergli.
-Sai, sei la prima ragazza per la quale abbia mai provato un sentimento così forte, così intenso, così vero e puro. Ti prego torna da me! Insieme risolveremo tutto. Sai che ti amo. Troveremo tuo fratello e la soluzione di questo mistero. Non aver paura, io sarò con te. Siamo legati ormai. Ti amo paperella.-

Lorenzo

-... Ti amo paperella.-
Ho bisogno di lei. È una questione di vita o...
In quell'istante, l'esile mano che strigevo, si mosse lentamente. Gli occhi si stavano aprendo piano piano. Poi un sussurro uscì da quella bocca perfetta.
-Ti amo.- sussurrò.
Non esitai nemmeno un momento, mi catapultai fuori dalla porta e chiamai a gran voce il medico.
Poi tornai da Fede, le tesi la mano, lei l'afferrò con tutta la forza che aveva e si tirò su aggrappandosi a me. Ci stringemmo in una calda morsa dove si confondevano lacrime, urla, sospiri, sollievo, e tanto amore.
Dopo una serie di controlli e la visita di tutta alla mia Fede, Rossella mi cedette il posto.
-Mi raccomando, sta aspettando te. Potresti passare qui la notte con lei? Io ho bisogno di riposare...-
-Certo, nessun problema.-
Stavo per allontanarmi quando la voce di Rossella, risuonò chiara nel corridoio dell'ospedale.
-Apsetta Lorenzo. Devo dirti una cosa...-
-Si, dimmi.- annuii.
-Comunque, benvenuto in famiglia.-
-Grazie.- dissi imbarazzato mentre la tanto esile donna mi stringeva in un materno abbraccio.
-Ora va.- disse allontanandosi da me mentre si asciugava una lacrima, sperando che io non l'avessi notata.
A passo deciso, entrai nella stanza. Lei era in piedi di fronte alla finestra. Chiudendo la porta, lei si voltò verso di essa. Si fermò a fissarmi per secondi che parvero secoli. Poi spiccò il volo a braccia aperte verso di me.
La presi al volo, mentre lei allacciava le gambe intorno alla mia vita e si aggrappava ai miei capelli, poggiando la testa nell'incavo del collo.
-Ciufetto!- disse lei contro il mio collo.
-Paperella!- dissi io stringendola più forte e lasciandole soffici baci sul collo.
Ancora avvinghiati l'uno all'altra, ci sedemmo sulla poltrona in pelle in un angolo della stanza 111.
-Da quanto sto così?- domandò curiosa la ragazza.
-Quasi una settimana.- risposi io tristemente.
Mi guardò in volto per un po', poi puntò alle mie labbra prendendomi alla sprovvista. Ricambiai il bacio, e lei sorrise contro le mie labbra. Ecco era questo il bacio che volevo, uno di quelli che dicono ~Mi Sei Mancato Tanto.~
Anche lei mi era mancata. Tanto.

|| It is not a Coincidence || *SOSPESA* Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora