Capitolo 5- Aeroporto

207 8 2
                                    

Lorenzo

Alle sette suonò la sveglia distogliendo i miei sogni da lei.
-Lory forza. Altrimenti faremo tardi.-
-Si mamma.-
Svogliato mi alzai e andai in cucina per fare colazione. Pane e Nutella.
Alle sette e mezza eravamo pronti e ci stavamo dirigendo all'aeroporto.
Dopo check-in, controlli e robe varie, l'aereo partì puntuale... Alle otto e mezza si alzò da terra, lasciandomi qualche minuto senza aria. Poi appoggiai la testa all'obló e mi riaddormentai. Tra meno di un'ora l'avrei vista.

Federica

-Fede alzati!-
-No mamma è presto.-
-Azzurra arriva tra venti minuti per andare in aeroporto.-
-Porca miseria! Lorenzo!- esclamai scendendo dal letto come una furia.
Velocemente mi lavai e mi vestii indossando un semplice pantaloncino di jeans e una canotta bianca.
Feci in tempo a prendere una pagnotta con la Nutella prima che Az suonasse il campanello.
-Ciao ma. Ci vediamo a pranzo.-
Aprii la porta e mi ritrovati la chioma azzurra di Az in faccia.
-Buongiorno dormigliona.-
A sentire quelle parole le feci la linguaccia.
-Da quale pulpito viene la predica.- ribattei io.
Lì scoppiammo a ridere come quando eravamo bambine.
-Andiamo.-
Saltai in macchina e sfrecciammo verso l'aeroporto.
Alle nove l'altoparlante annunciò l'arrivo dell'aereo Torino-Bari. Poi le porte si aprirono e lo vidi in tutta la sua bellezza.

Lorenzo

"SI PREGANO I GENTILI PASSEGGERI DI PREPARARSI ALL'ATTERRAGGIO"

Pochi minuti dopo mi ritrovai sulla terra ferma.
Prendemmo le valigie e chiamai Federica.

"Dove sei?"
"Cammina sempre dritto di fronte a te. Quando vedrai una chioma riccia azzurra, mi troverai."

La chioma azzurra la vedevo. Così corsi in quella direzione e quando la vidi rimasi scioccato.
Era lei.
L'avrei riconosciuta tra mille.
-Tu!- esclamai sbalordito.
-Già...piaciuta la sorpresa?- disse con quel suo sorriso smagliante sulle labbra.
-Scherzi!? Lo adoro!- urlai per poi prenderla in braccio e farla volteggiare in aria.
Sulle sue guance si formarono due chiazze rosse così la misi giù e, imbarazzato, portai una mano alla nuca sussurrando un debole scusa.
Lei sorrise di rimando e simulò un "Non fa niente" con quelle labbra perfette.
Poi mi rivolsi alla ragazza dalla chioma colorata.
-Tu sei Azzurra. Vero?-
-Già... Non si capisce vero?-
Scoppiammo tutti e tre a ridere.
Le porsi la mano e lei la strinse forte lasciandomi un sorriso caloroso.
-È bello averti in famiglia.- annunciò contenta prima di stringermi in una calda morsa.
In quel momento irruppero i suoi genitori che mi salutarono.
-Ciao Lorenzo. Io sono Valeria e lui è mio marito Carlo.-
-Salve.- dico sorridente.
Solo allora mi accorsi che i miei non c'erano. In quel momento la voce di mio padre mi chiamò.
-Eccoti sei qui.- disse mia madre venendomi incontro.
-Laura!-
-

Valeria!-
Dissero le due donne abbracciandosi.
Anche i due uomini si salutarono calorosamente.
-Questa deve essere tua figlia!?- disse mamma indicando Azzurra.
-Già...-
-Mamma mia come sei crescita... Ti ricordo una scricciola.-
-Anche Lorenzo non è da meno. È diventato più bello di come lo ricordassi.-
A quel complimento, arrossí violentemente. In quel momento la piccola mano di Fede si strinse intorno alla mia, tranquillizzandomi.
-E questa bella donzella chi è?- domandò mio padre inquadrando Fede.
Lei divenne subito rossa, ma per fortuna Az, la salvò dalla tortura di dover rispondere.
-Lei è una mia amica. Lorenzo starà da lei durante l'estate.-
-Che bello. Piacere Sergio.-
-Piacere mio signor Ostuni.-
-Ti prego chiamami Sergio.-
Lei sorrise felice, e non volevo che smettesse di farlo.
Però Carlo mi richiamò dicendo di seguirlo alla macchina.
Non ero triste. L'avrei potuta guardare per tutta l'estate.
Lei mi prese per mano e mi portò verso una 7posti nera targata CX 160XY.
Sistemati i bagagli sul retro dell'auto, ci accomodammo in macchina. Carlo al volante con accanto sua moglie Valeria. Dietro di loro Azzurra con i miei. E infine negli ultimi posti io e lei, che mi teneva ancora la mano.
Ero felice di quel gesto. Vuol dire che le ero mancato. Che i miei video no le bastavano più. Aveva bisogno di stare con me. E per fortuna avremmo passato l'intera estate insieme, in quella casa, in quella città.

Federica

Non so per quale motivo gli tenessi ancora la mano, ma mi piaceva così. E anche a lui si sembrava non dispiacere.

Come facevo a saperlo?
Perché anche lui continuava a stringermela e perché sentivo le sue iridi color nutella fisse su di me e la sua bocca aprirsi in un sorriso spettacolare.
Così mi voltai a guardarlo e avevo ragione.
Proprio in quell'istante, arrivammo a casa mia.
-

Eccoci qui.- annunciò Carlo.
-Starò qui?- domandò lui a me.
-Si, questa è casa mia.- dissi fiera.
Scendemmo dall'auto e prendemmo le sue valige dal bagagliaio.
Poi Valeria mi richiamò.
-Fede ricorda a tua madre che sta sera ceniamo tutti insieme fuori. Appuntamento alle otto sotto casa.-
-Ovvio Valeria. Ci saremo.- dissi salutandola con un bacio mentre facevo segno con la mano agli altri.
Varcammo la soglia e gli dissi che per ora poteva poggiare le valige all'ingresso.
-Mamma...! Siamo a casa.-
Nessuna risposta. Così andai in cucina. Sul tavolo c'era un appunto.
"Sono uscita un attimo. Dovrei tornare per pranzo. Se tardo, all'una, accendi l'acqua.
Ti voglio bene.
Mamma."
-Mia madre non c'è, abbiamo un paio d'ore. Che vuoi fare?-
-Intanto, disfiamo le valige?-
-Certo. Seguimi.-
Lo portai in camera di mio fratello.
Rimase stupito.
-Che bella stanza!-
-È quella di mio fratello Luca. Starà via tutta l'estate, quindi puoi stare qui.- gli sorrisi.
-Mi aiuti?-
Feci cenno di si con la testa e iniziai ad aprire la combinazione della valigia al primo colpo.
-Come hai fatto!?-
-Ti conosco!- dissi ridendo.
Così gli passai i capi e ogni tanto, nascondevo una delle sue magliette.
Avevano il suo odore.
Le avrei conservate, e sicuramente le avrei indossate.
E un ora passò così, tra risate, cadute e sguardi dolci.
Era più forte di noi.
-------------------------------------------------
All'una arrivò mia madre. Ci presentammo e tutti insieme pranzammo. Lory fece i complimenti a mia madre per l'ottimo cibo. Poi io le ricordai di quella sera e lei felice annuì dicendo che saremmo andati.
Il pomeriggio volò tra chiacchiere, pane e Nutella e partite a Just Dance.
Arrivò sera e mi congedai da lui per andarmi a preparare. Dovevo essere perfetta.

Lorenzo

Verso le sei e mezza, decidiamo di andarci a preparare.
Presi dall'armadio un completo giacca e pantaloni neri e una semplice camicia bianca. Pettinai i capelli alla mala peggio e misi una goccia di profumo sui polsi.
E scesi in salotto ad attendere le signore.
La signora Rossella, indossava un semplice tayer baije. I lunghi capelli castani le ricadevano lungo le spalle e tra di essi portava un enorme fiore che richiamava l'abito.
Devo ammetterlo, per essere una donna quasi sulla cinquantina, aveva ancora il suo fascino. E capivo da chi avesse preso Fede.
Poi fu il suo turno scendere quelle scale in tutta la sua maestosità.
Indossava un semplice vestito lungo fino hai piedi, ma qualcosa in lei, la rendeva davvero affascinante.
Il vestito era diviso in tre fasce oblique... La prima blu, poi bianca e infine nera. Aveva le spalle coperte da un semplice giubbottino in eco-pelle nera tutto ricamato di pizzo. Ai piedi portava un semplice sandalo col tacco sempre nero e a braccio portava una pochette del medesimo colore.
I suoi capelli, erano adornati in uno chignon e alcuni ciuffi le ricadevano sul viso.
-Sei bellissima.- le dissi avvicinandomi e porgendole il braccio da buon gentleman qual'ero.
Lei arrossí e sorridente accettò il braccio.
Ancora una volta, le sussurai all'orecchio.
-Sei stupenda!-

|| It is not a Coincidence || *SOSPESA* Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora