Lorenzo
Non fece nulla, era lì che ci fissava, come quando era apparso in mezzo alla strada. Due buchi neri che incutevano terrore. Poi, come se non fosse stato reale, si smaterializzò.
Fede era ancora dietro di me, teneva stretto tra le mani il cappuccio della mia felpa.
-Ti ricordi la strada vero?- domandò lei.
-Si. Seguimi.- le dissi prendendole il polso.
Con passo felpato e silenzioso camminavamo in quel labirinto. Io davanti, lei dietro. La torcia illuminava il nostro cammino. Salimmo circa una ventina di rampe di scale prima di arrivare alla porta della centrale elettrica... Provai ad aprire la porta. Era bloccata!
-Cazzo! È bloccata!- dissi tirando un pugno sulla porta di ferro, ammaccandola.
Fede poggiò una mano sulla mia spalla. Poi da una tasca estrasse un ferretto. Si inginocchiò davanti alla serratura e iniziò ad armeggiare con quel ferretto. Dopo qualche minuto la porta si aprì.
-Signor Ostuni...- disse lei facendomi segno di entrare.
Io le sorrisi.
-Una scassinatrice provetta.- le dissi ridendo.
-Andiamo.- disse lei ricambiando il sorriso.
Spalancò la porta e la stanza ci rivelò un pannello di controllo pieno di pulsanti, leve e fili.
Mi avvicinai a quel pannello e, con la chiave in mano, la inserii nel buco che attivò i generatori.
-Bingo!- esclamammo insieme.
Ci abbracciamo.
Quando ci staccammo, iniziai a controllare i vari nomi sulle leve e sui pulsanti. Verso la fine, trovai la leva con il nome ascensore. L'attivai e, in lontananza, sentimmo il rumore di un ascensore che si azionava.
-Hai sentito anche tu?- domandò lei.
-Si, l'ascensore è partito.-
-Non intendevo quello, un urlo...-
Non fece in tempo a finire la frase che, in fondo al corridoio, notammo la figura contorta del mostro. Mentre procedeva velocemente verso la nostra direzione, noi facemmo appena in tempo a chiudere la porta.
-Siamo in trappola.- sussurrò lei.
Mi guardavo in giro in cerca di una via di fuga. Né finestre, né porte secondarie, né buchi nel muro... Tranne, tranne un piccolo condotto sul soffitto.
-Fede! Lì!- dissi indicandole il punto.
La feci salire mie spalle e riuscì ad aprire la grata. Si fece forza con le gambe ed entrò nel condotto. Poi mi tese le mani e mi sollevò proprio mentre quella COSA apriva la porta.
Usciti dal condotto, ci ritrovammo in un'ampia sala: alla nostra destra c'erano delle file di sedie, a sinistra uno schermo ormai totalmente lacerato e, in fondo alla sala, dritto davanti a noi, c'era un grosso baule dorato. Ci avvicinammo a passo svelto. Sul coperchio vi era disegnata la tenebrosa figura di Slanderman con in mano una delle 8 pagine: Can't run.
Perché proprio quella?
Pensai tra me e me.
All'interno c'erano due fogli di carta e un mazzo di chiavi. Un brivido di cattivo presagio mi percorse la schiena. Can't run... Non puoi correre. Mi incutevano terrore quelle parole... Mi facevano pensare che fossimo in trappola. Mi guardavo intorno, non vedevo porte o altre ipotetiche vie di fuga. Solo noi, quell'enorme stanza e il condotto d'aerazione da dove eravamo arrivati.
-Guarda lì.- urlò Fede.
Mi girai verso la posizione indicata da Fede e a stento trattenni l'urlo che mi salì in gola. Quell'essere stava risalendo il condotto d'areazione!
Guardai Fede con gli occhi pieni di paura. Poi lei indicò un punto sulla parete rossa alla nostra destra. Non vedevo niente ma, mettendo a fuoco in quella direzione, notai che la carta da parati, in punto, era leggermente sollevata. Un passaggio. Dovevamo oltrepassarlo prima che quell'affare ci veda. Pensai.Federica
Prima che potessi emettere anche un solo respiro, il braccio di Lorenzo mi tirò nella direzione che gli avevo indicato. Quella con la carta da parati alzata. L'aveva vista!
Velocemente strappammo lo strato che ricopriva quella porta e la oltrepassammo prima che quel cose potesse vederci. Il cunicolo dove ci eravamo infilati ero umido e puzzava di muffa. I topi e gli scarafaggi camminavano al nostro fianco. Le pareti lerce erano ricoperte di disgustoso muschio verde.
Lory avanti a me, con una mano teneva la torcia dritta davanti a lui, con l'altra teneva la mia mano. Il cunicolo per ora sembrava libero davanti a noi, poi, all'improvviso una porta in legno marcio si staglió davanti ai nostri piedi doloranti. Era una porta abbastanza nuova come modello... Quindi era stata messa lì di recente, tenendo conto che il marciume era ancora poco. Era lì da poco più di 2-3 settimane. C'era qualcosa che non mi tornava in questa faccenda.
Aprimmo la porta e ci ritrovammo fuori da quella fabbrica. Era ormai notte inoltrata... Là dentro avevamo perso la cognizione del tempo.
-Sembrerebbe che quell'affare non ci insegua più.-
Non gli risposi... L'aria fresca accarezzava il mio viso e il vento mi cullava. Avevo bisogno di qualche secondo di calma e tranquillità. Lui capì che avevo bisogno di tranquillità e rimase in silenzio cingendomi le spalle col suo braccio avvolto nella felpa blu. Io abbandonai la testa sulla sua spalla. Per minuti che sembrarono secoli, restammo fermi lì, in quella posizione.
Mi allontanai dal suo corpo è lo fissai. Aveva gli occhi rigati dalle lacrime. Perché? Lui era stato un perfetto eroe. Mi avvicinai a lui e col pollice gli asciugai le lacrime che piano piano scendevano sulle sue guance.
-Sai... Un eroe può vincere o perdere, però combatte sempre e comunque per difendere ciò che ama. E tu oggi, hai dimostrato di essere il mio eroe. Perché hai fatto di tutto pur di tenermi lontano da quel mostro. Per tenermi al sicuro. Per farmi sentire protetta.-
Sul suo viso si era dipinta un'espressione di pura sorpresa e stupore per le mie parole.
-Sai, non so come fai a pensare certe cose su di me. Là dentro sono stato un completo imbranato.- disse ridendo.
Risi anch'io.
-Bugiardo. Non è vero. Sei stato perfetto. Sapevi cosa fare, sapevi dove andare... Eri come se fossi nel tuo habitat naturale.- dissi ancora sorridente.
Con un movimento rapido della mano, fece aderire alla perfezione i nostri corpi. Uno stupendo bacio. Poi più niente.

STAI LEGGENDO
|| It is not a Coincidence || *SOSPESA*
FanfictionLorenzo Una sedia. Una scrivania. Un computer. Una webcam. Risate. Spaventi. Tutto cominciò così. Ora però sento che qualcosa sta per cambiare. Io sto per cambiare. Federica Finalmente stavo per incontrarlo. Ma non credevo che l'avrei conosciuto cos...