Prologue

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16 aprile 2000

Kat era sempre stata diversa dalle altre bambine della sua etá, si sporcava con il fango, strappava le gonne che sua cugina Elise le prestava, camminava in mezzo alle ortiche, raccoglieva gli insetti, rideva rumorosamente, e sapeva che erano tutte cose che alle sue amiche tutte pulite e con i vestitini rosa facevano solamente storcere il naso, ma lei non se ne preoccupava più di tanto.

Era spesso da sola, fratelli e sorelle non ne aveva, sua cugina era troppo grande e nel suo vicinato non c'erano bambini (o almeno bambini simpatici) con cui giocare.

E mentre tutte le sue amiche dormivano nei loro letti, lei se ne stava seduta sul muretto freddo del suo quartiere a guardare il pallido sole spuntare lentamente dietro le colline di Lacock, e a chiedersi se mai un giorno avrebbe lasciato la sua città, i suoi genitori.

Lacock era una piccola cittadina nel cuore del Wiltshire, quasi dimenticata tra le colline della Gran Bretagna. La chiesetta di campagna di pietra grigia sovrastava tutte le minuscole casette del paese, quasi come se volesse proteggerle dalle fredde piogge tipiche del territorio inglese, e la bambina teneva le mani unite tra loro per scaldarle, mentre il suo respiro creava delle nuvolette bianche che si mescolavano con l'aria mattutina e le guance paffute assumevano un colorito scarlatto.

La madre la chiamò abbastanza arrabbiata dalla casa e lei fece appena in tempo a saltare giù dal muretto in fretta e correre dietro ad un cespuglio. Per questa volta era sfuggita dalle grinfie della donna, ma sapeva che la quiete del praticello germogliante dei vicini sarebbe finita ben presto.

Le palpebre le pesavano, ed in quel momento tutto quello a cui riuscì a pensare fu che sarebbe dovuta rimanere a casa.

***

Una mano la scosse debolmente, e lei alzò il capo stropicciandosi gli occhi ed aprendoli per intravedere solamente dei mocassini neri.

"Perchè stavi dormendo nel mio giardino ?" la persona con i mocassini parlò.

Lei alzò lo sguardo ed incontrò due smeraldi che la stavano guardando sorpresi. Non aveva mai visto questo bambino nel suo vicinato. Storse leggermente il naso mettendosi a sedere e restò impalata là per qualche secondo, persa nello sguardo dello sconosciuto. 

Si decise ad alzarsi in piedi e si sistemò la gonna.

"Mi stavo nascondendo da mia madre, mi dispiace non volevo"

Kat abbassò lo sguardo con le gote rosse per la vergogna.

"Non ti preoccupare, qua non c'è mai nessuno con cui giocare" disse.

Lei rialzò lo sguardo incontrando quello del bambino, poi sorrise.

"Mi chiamo Katilyn" disse.

"Io Harry" rispose lui.

Kat lo fissò intensamente, come a scovare il trucco in tutto questo, nessun bambino le parlava, lei era strana, tutti la reputavano un maschiaccio, ma lui era proprio là, in piedi e sorridente, e sorrideva proprio a lei.

Harry era un bambino un pò più alto di lei, aveva gli occhi verdi e i capelli biondi e lisci, e sembrava che quasi glieli avessero tagliato con una scodella. 

Invece a lei piacevano i suoi ricci ribelli, non li doveva pettinare (anche perchè non ci riusciva) ed erano anche buffi da vedere.

Rise leggermente prendendo una ciocca di capelli tra le dita grassottelle.

"Quanti anni hai ?" Harry risvegliò Katilyn dai suoi pensieri.

"Sei e tu ?"

"Io invece ne ho sette" rispose lui. Lei prese a giocare con l'orlo del vestitino a fiori, non sapendo cosa dire.

"Allora andiamo o no a giocare ?" disse poi Harry.

"Non so" rispose Katilyn pensando a cosa avrebbe potuto dire sua madre.

"Vieni dai" disse Harry iniziando a camminare.

Katilyn affrettò il passo per stargli dietro e si incamminarono verso un piccolo bosco vicino a casa di Harry.

Lui ruppe il silenzio chiedendole: "Posso chiamarti Kat ?"

Katilyn ci pensò, poi rispose: "Solamente se io posso chiamarti Har"

Harry sorrise e Kat intravide delle fossette sulle sue paffute guance.

"Affare fatto" rispose lui incastrando la sua piccola mano, in quella altrettanto piccola della bambina.

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