Eight

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16 ottobre 2015

Intenta a fissare il muro bianco e assolta nei miei pensieri, non mi accorgo di aver versato troppe gocce di sonnifero nel bicchiere.

Con uno sbuffo lo metto nel lavandino e gli faccio scorrere dell'acqua all'interno, per togliere la medicina in eccesso, e mi metto a ricontare le gocce, per la terza volta stasera.

È stato un mese difficilissimo questo per me.

Mio padre, tre settimane fa, è tornato dalla Florida dicendo di essere ammalato.
All'inizio non capivo perchè fosse tornato qui, tanto medici ce ne sono anche in Florida, poi lo ho sentito parlare con mia madre, e da lì é come se il tempo si fosse fermato, e il mio cuore per qualche millesimo di secondo con esso.

"Voglio passare del tempo con la mia famiglia, non so quanto tempo ancora mi rimane"

Non ero stupida, mio padre aveva il cancro, e, dopo quasi quindici anni che mamma e papà si separarono, lui rinunciò alla segretaria perché malato, tornando dalla sua ex moglie in ginocchio per farsi aiutare.

Patetico.

Così ora sta in uno stupido ospedale, nella stupida Lacock, con uno stupido cancro, e io da stupida lo vado a trovare ogni giorno, pensando che magari lo possa far stare un pò meglio, ma é tutto inutile.

Il cancro lo sta divorando dall'interno.

Prendo la medicina per l'insonnia da circa due settimane, mi aiuta a dormire.
Ho troppi pensieri per la testa, tra cui anche quello di Harry.
Se da un lato voglio scoprire dove si trova Harry, dall'altro ho molta paura, paura di scoprire cosa c'è davvero sotto in tutta questa storia.

Rosie mi passa in mezzo alle gambe facendo le fusa e mi fa spaventare, così faccio cadere a terra il bicchiere che si frantuma in mille pezzi.

Stupido gatto.

"Kat stai bene ?" Mia mamma entra in cucina preoccupata con le guance rigate dalle lacrime.

Avrá pianto di nuovo per papà, penso io.

"Sì, ho solo fatto cadere un bicchiere, mi dispiace" le dico mentre mi chino per raccogliere i pezzi di vetro.

"Lascia stare" mi dice lei "piuttosto prendi la medicina, okay ? Qui ci penso io"

Io annuisco e prendo un'altro bicchiere dalla credenza, per poi ricominciare a contare le goccioline giallastre dentro al bicchiere.

Arrivata a trenta, le ingoio piegando la testa all'indietro e accompagno il gesto con una smorfia a causa dell'orribile sapore.

"Mamma, io vado a dormire" la avviso.
Lei mi fa cenno di andare, e si piega per raccogliere gli ultimi pezzi di vetro.

Salgo le scale e mi faccio una coda di cavallo, per poi entrare in bagno e lavarmi i denti.

Mi infilo un pigiama azzurro e mi stendo nel letto, tirandomi il piumino fin sopra al naso, con la speranza di riuscire a prendere sonno.

"Una luce accecante mi fa chiudere istintivamente gli occhi, e li riapro con fatica per vedere cosa mi sta attorno.

È notte, e sono nel centro di Lacock, la luce proveniente da un lampione si spegne dopo qualche secondo.

"Si sará fulminata la lampadina" penso.

Cammino fino ad uscire dal paese, ma non sento nè la fatica nè la cognizione del tempo, é come se ci fossi arrivata in un secondo.

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