Capitolo 16

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Erin

Quattro ore da quando inconsapevolmente ero entrata in travaglio. Non avevo sentito le acque rompersi, pensavo che fosse acqua normale e invece non lo era. Harry aveva fermato bruscamente la macchina, io mi ero spaventata e dell'acqua mi era caduta sui pantaloni, ma non avrei mai immaginato che in quel momento, a seguito di un forte spavento, i bambini avevano deciso di uscire dalla pancia. Simon era convinto che lo spavento aveva causato la rottura delle acque.

Fuori la tempesta era peggiorata. Per l'ambulanza era impossibile arrivare e il tempo scorreva velocemente. Mi avevano portata nel camerino di Niall, l'unico con il divano, e mi avevano fatta sdraiare con la schiena appoggiata su otto cuscini. I dolori alla pancia aumentavano sempre di più, non riuscivo quasi a respirare dalle urla che emanavo ogni otto minuti e in quel momento, come al parto di Lily, avrei voluto essere un maschio.

-Chiamate quel bastardo sul palco! Chiamatelo!-

Stavo delirando. Gli insulti uscivano fuori dalla mia bocca spontaneamente, ma per una donna partorire è come ricevere più di cento martellate sullo stomaco. Mi avevano tolto il cardigan, le scarpe, i pantaloni e le mutandine. Avevano coperto le mie gambe con un telo bianco, in modo da non dare bello spettacolo a tutti i presenti.

-Zayn ho bisogno del tuo aiuto...- Simon si stava arrotolando le maniche della camicia fino ai gomiti. Non ci credo, farà nascere lui i miei figli!-...Cerca di mandare dei segnali ad Harry, spiegagli la situazioni e sostituiscilo tu. Erin è quasi pronta, ma non avrà intenzione di partorire senza di lui- Zayn lasciò la mia mano e, dopo un semplice cenno con il capo, uscì dalla stanza. Eravamo rimasti solo io, Simon e due membri dello staff che avrebbero fatto da ostetrici.

-Simon, ti prego, non ce la faccio più!- sentivo la voglia di spingere, ma sapevo che non era il momento.

-Christian cronometra le contrazioni e, quando saranno arrivate a cinque minuti, dimmelo- ordinò lui ad uno dei ragazzi presenti. Senza esitare, obbedì.

-Come sai tutte queste cose?- tentai di rimanere calma e di fare respiri profondi. La fronte era sudata e i capelli quasi bagnati.

-Quali cose?- chiese mentre sistemava gli asciugamani dentro a dei cestini che si usavano per il giorno di Pasqua. Sarebbero stati le culle temporanee dei gemelli.

-Come far nascere i bambini, le contrazioni...- venni interrotta da un dolore alla pancia che mi fece quasi urlare.

-Bhe...Non ho sempre voluto fare il manager. Avrei voluto essere ginecologo, ma qualcosa mi ha fatto cambiare idea-

-Cosa ti ha fatto cambiare idea?- domandai chiudendo gli occhi per il dolore.

-La mia prima moglie ha perso il mio primo figlio al sesto mese di gravidanza...- smise di fare quello che stava facendo e mi guardò -...La perdita di quel bambino mi ha segnato fortemente così decisi di cambiare mestiere...- abbassò la testa -...Avrei voluto chiamarlo Michael-

-Mi dispiace- avevo il respiro pesante, ma non m'impedì di pronunciare quelle parole.

-E' storia passata, ma il ricordo rimane- finì di preparare il primo cestino e passò al secondo.

-Raccontami qualcos'altro. Non voglio pensare al dolore- rilasciai un piccolo mugolio quando un'altra contrazione si stava facendo spazio dentro di me.

-Cosa vorresti sapere?- ridacchiò.

-Ehm...Cosa hai pensato la prima volta che hai sentito cantare Harry?- avevo bisogno di fare conversazione o sarei impazzita.

-Non è facile dirlo. Harry è stato un ragazzo molto complicato da comprendere, forse più degli altri...- finì il secondo cestino e lo mise accanto al primo -...Ma posso dire che tra quello che ho pensato e il vero Harry, le cose non cambiano-

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