Capitolo 10

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Erin

-I miei bambini...- il pianto non cessava. Un pezzo della mia famiglia mi era stata portata via e il mio cuore si era frantumato in mille pezzi. Simon e Kevin erano una parte di me, di Harry e di Lily, non potevano portarceli via -...Perché?- singhiozzai. Mi ero rifugiata nella camera di Kevin, ero accucciata accanto alla culla di mio figlio e mi stavo aggrappando alla sponda di legno. Tenevo in mano una maglietta di Simon e la stringevo forte contro il mio petto.

-Erin!...- sentii Harry chiamarmi lungo il corridoio. I suoi passi pesati mi fecero capire che si stava avvicinando e, quando aprì la porta, lo guardai -...Amore...- mormorò fiondandosi ad abbracciarmi -...Andrà tutto bene. Tranquilla- mi accarezzò i capelli e mi lasciò un bacio sulla fronte.

-Rivoglio i miei bambini, Harry. Li rivoglio indietro- scoppiai in lacrime. Notai una presenza sulla soglia della camera, ma ero troppo disperata per capire di chi si trattasse. Colpii il petto di Harry varie volte con le mani chiuse in un pugno.

-Te li riporterò, tranquilla. Torneranno a casa-

-Non possono portarceli via-

-Non ci riusciranno- mi accarezzò i capelli e mi lasciò un altro bacio sulla fronte.

Mi mancava tutto dei miei figli. Mi mancavano i monosillabi di Kevin e le ore passate a conversare con lui. Mi mancavano i suoi pianti, le sue risa e suoi schiamazzi. Mi mancava aiutare Simon con i compiti, vederlo giocare con Lily e con il cane.

-Farò il possibile per vincere la causa...- la voce della persona presente, mi fece alzare la testa. Guardai oltre le spalle di Harry e vidi mia madre con le lacrime agli occhi -...Questa volta non ti deluderò-

Taylor mi aveva detto che era un'ottima avvocatessa. Nel corso degli anni, aveva accumulato molte cause vinte, aveva molti clienti che si fidavano di lei ed era una persona che rispettava il suo lavoro. Non sapevo se potevo fidarmi. Potevo fidarmi per un rapporto cliente - avvocato, potevo fidarmi delle sue conoscenze sul campo della legge e sulle sue esperienze. Ma posso fidarmi come figlia? Mi abbandonerebbe di nuovo?

-Ho dovuto chiamarla...- guardai l'uomo di fronte a me -...E' la nostra unica possibilità-

Sapevo anche io che era la nostra unica possibilità. Forse, era l'occasione di instaurare un rapporto con lei, scoprire i suoi gusti e le sue passioni.

***

-Il caso è molto delicato. Bisogna avere cura anche dei minimi dettagli-

Parlava solo lei. Io mi limitavo ad osservarla e ad ascoltare le sue parole. Avevo dato a mia madre tutti i documenti che servivano per studiare il caso, le avevo dato le copie dei rapporti della polizia, dell'ospedale e dell'assistente sociale.

Eravamo sedute sul divano. Lei indossava gli occhiali da vista, usava il tavolino da caffè come scrivania e, ogni volta che leggeva un foglio, appuntava qualcosa sul suo bloc notes.

Notavo che tentava di avere una conversazione con me, ma ogni volta che parlava non riuscivo a non pensare a tutto quello che stava facendo per me. Harry stava riposando con Lily. Dopo pranzo era scoppiata a piangere e non sapevo come calmarla, così Harry l'aveva portata in camera per distrarla. Un paio d'ore dopo, ero salita per controllare la situazione e li avevo visti dormire sul letto matrimoniale. Lei aveva la testa appoggiata sul petto del padre e lui la teneva stretta.

Mia madre mi aveva consigliato di andare a riposare anche io, ma le avevo risposto che non avrei riposato finché non avremmo risolto la situazione.

-Qui c'è scritto che Simon ha rischiato la paralisi. Come è successo?- mia madre si tolse gli occhiali, appoggiò il foglio sul tavolino e prese la tazza del caffè. La voglia di parlare, soprattutto con lei, era poca, ma meritava delle spiegazioni. Se volevo riavere i miei bambini dovevo collaborare.

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