Capitolo 2

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Durante il viaggio di ritorno ripensai al caso, qualcosa non andava perché sembrava tutto fin troppo chiaro.
«Stai pensando anche tu quello che penso io?» Hodges mi ridestò dai pensieri.
«Dipende. C'è qualcosa che non mi convince.»
«Neanche a me. Se fossero stati quei tre lì la domanda che mi sorge più spontanea è che cosa ci facesse Laura nel retro della sala giochi.»
«Esatto. Le cose sono due: era già lì con qualcuno oppure l'hanno raccattata dopo.»
«La prima mi convince di più... però stiamo partendo dal fatto che lei abbia continuato a fare la prostituta, come facciamo ad esserne così convinti?» A volte il suo spirito d'osservazione mi colpiva perché Hodges sembrava tutto fuorché un agente da campo.
«Ottima intuizione... Dobbiamo trovare qualcuno che la conosca.»
In quello stesso istante varcammo il cancello del laboratorio, c'erano altre due Denali parcheggiate sotto la tettoia.
«Greg e Nick sono già arrivati, vediamo chi conclude per primo il caso stavolta.»
«Se lavoriamo bene sono sicura che vinciamo noi.»
«Allora al lavoro, agente Williams... dopo di lei.» Mi tenne di nuovo la porta aperta.
Mostrammo il tesserino alla guardia, che ci fece passare senza problemi: ormai ci conosceva da una vita.
«Allora, tu cosa vuoi fare?» Esordì Hodges.
«Voglio cercare informazioni sia su Laura che sugli altri sospettati. A te lascio volentieri le prove che sono rimaste da controllare.»
«Insomma a me tocca la spazzatura, evviva.»
«Sei il migliore in questo campo, non piagnucolare!» Scherzai. «Ma non dire a Greg che te l'ho detto!»
«Sarò muto come un pesce!»
Prese il camice dal suo armadietto e corse nel suo laboratorio; io imboccai l'altra parte del corridoio, verso il mio cubicolo.
«Ehi bambina!» Al suono di queste parole mi voltai, sorridendo.
«Greg!» Mi lasciò un bacio sulla fronte. "Ehi, ricordi? Niente avance... sono quasi tre anni che te lo ripeto!» Sorrisi di nuovo.
«Sì ma non ci posso fare nulla, mi viene automatico.» Guardò la gamba fasciata. «Ti fa ancora male?»
«Non molto, devo soltanto fare attenzione a non sforzarla troppo... non preoccuparti.»
«Michelle, lo so che sei testarda, ma vorrei ricordarti che il medico ha detto di stare a riposo e sottolineo la parola 'riposo'.»
«Oh dai, tesoro, non è nulla di grave.»
«Nulla di grave? Sei andata vicino a perdere la gamba!»
«Solo mezza.» Risposi ironicamente. «Rilassati, sono ancora qui e non me ne vado.» Gli sistemai una ciocca di capelli che gli penzolava vicino all'occhio.
«Lo so.» Sorrise.
«Adesso vado che ho del lavoro da finire. Ci vediamo più tardi.»
«D'accordo, a più tardi.»
Mi girai per andare verso il laboratorio; Greg era rimasto lì, fermo, come un pesce lesso a guardarmi zoppicare.
«Ti amo.»
Mi girai. «Ti amo anche io, adesso torna a lavorare altrimenti chi lo sente D.B.?»
«Giusto.» Lo guardai andare verso gli ascensori poi ripresi la mia strada.
A Las Vegas c'erano solo quattro 'Laura Sanchez': una aveva settantacinque anni, un'altra aveva appena quattro anni, un'altra ancora aveva circa cinquant'anni e aveva appena cambiato nome perché si era sposata, rimaneva solo la nostra vittima diciannovenne ed era registrata al corso di storia della Las Vegas University per merito, non aveva nessun parente in città a parte la zia con la quale abitava prima del college: era meglio avvertirla.
Passai le patenti allo scanner e le inserii nel programma di riconoscimento facciale ma non ottenni nessun riscontro utile, anche i nomi si rivelarono falsi. Guardai attentamente le foto, avevano all'incirca la stessa età di Laura quindi il metodo più utile era quello di passare la foto ai giornali locali, le scuole erano troppe da controllare; mi appoggiai allo schienale della sedia girevole, si afflosciò sotto il mio peso reclinandomi indietro: meditai per qualche minuto, guardando il soffitto. Sentii bussare sulla porta, qualche istante dopo mi ritrovai davanti la faccia di Hodges con un sorriso entusiasta stampato sulla faccia.
«Vediamo chi dei due ha trovato la prova schiacciante?» esordì.
«Bhe, spero proprio che sia tu stavolta.»
«Oh ma così mi togli tutto il divertimento. Non hai trovato nulla di buono?»
«Purtroppo ho solo cattive notizie: quei tre lì hanno usato dei nomi falsi, non sono così stupidi come credevamo, di conseguenza mi toccherà andare da Ecklie a chiedergli di farmi parlare con l'ufficio stampa per rintracciarli più velocemente.»
«Oh, bhe, allora diciamo che posso toglierti un fastidio.»
Mi raddrizzai sulla sedia. «Davvero?»
«Già! Ho analizzato le impronte che ho rilevato sulle bottiglie di alcol che abbiamo trovato nel cassonetto vicino al luogo del delitto dopodiché le ho passate nell'AFIS. Indovina di chi sono?»
«Del signor doppia G?»
«No, molto meglio.» Mi passò il foglio. «Di uno dei tre teppistelli che stiamo cercando.»
Osservai la foto segnaletica. «Marcus Floyd.» Mormorai. «Arrestato per un furto qualche anno fa ma, siccome era minorenne, hanno fatto che non condannarlo... in compenso gli è rimasta la fedina sporca!»
«Meglio per noi, no? Tra l'altro abita nello stesso quartiere di Laura.»
Gli riconsegnai il foglio. «Portalo a Brass e digli che potrebbe essere uno dei sospettati e che abbiamo delle prove che lo collocano lunedì sera sulla scena del crimine.» Mi alzai in piedi. «Io scendo un attimo da Robbins.»


Varcai la porta dell'ascensore, alle mie spalle sentii qualcuno che mi chiamava. «Mick, aspettami!» Era Nick.
«Muoviti che mi fai perdere tempo!» Sorrisi.
«Scusa, stai andando anche tu da Albert?»
«Già, spero che abbia già terminato l'autopsia sulla mia vittima.»
«Ehi, detto così sembra che tu abbia assassinato qualcuno!» Scherzò.
«Oh credimi, sarei anche capace di farlo con il giusto motivo.»
«Un giorno fammi una lista di questi motivi così almeno evito che tu mi uccida!»
«Oh, dai... a voi non farei nulla di male, siete parte della mia famiglia.»
Nick sospirò. «Meno male!» Scoppiammo a ridere entrambi, mentre le porte dell'ascensore si aprivano sul lungo corridoio dell'obitorio.
«Dopo di te.» Mi fece segno di passargli davanti. «Visto che sei un mezzo lento.» Rise di nuovo.
«Ehi, guarda che potrei offendermi!» Feci finta di tirargli un calcio.
«Pietà vossignoria, pietà!»
Avanzammo lungo il corridoio portandoci dietro un eco di risate; l'aiutante di Robbins uscì dalla sala autopsie spingendo un carrello con sopra il cadavere di un uomo.
«Ehi super Dave!»
«Ciao ragazzi! Il dottor Robbins e io ci chiedevamo cosa stava succedendo: di solito, chi entra qui, piange o strilla.»
«No è che Nick oggi è in vena di fare battute stupide.»
«Scusa ma la vedi? Con questa stampella sembra il dottor Robbins.»
«Ragazzi avete bevuto?»
«No!» Scoppiammo a ridere.
«D'accordo... adesso devo andare. Se vi serve Robbins è di là, sta finendo di esaminare la tua vittima.» Disse rivolto a me.
«Grazie super Dave. Ci vediamo.»


Robbins aveva appena richiuso Laura e stava finendo di annotare le sue conclusioni sopra il foglio apposito; Nick mi accompagnò fino da lui.
«Doc!»
«Ciao Nick, Michelle. Sospettavo foste voi, avete due risate molto contagiose.»
«Già.» Sorrisi, tentando di contenermi dall'imbarazzo. "Allora, trovato qualcosa di utile?»
Robbins si spostò verso la testa della ragazza. "Per prima cosa parliamo della ferita alla testa: a giudicare dalla forma direi che è stata colpita con un oggetto cilindrico, in più ho trovato alcune schegge metalliche quindi ho pensato fosse un tubo.»
«Cercheremo meglio sulla scena, io e Hodges abbiamo trovato solo delle travi di legno nei dintorni.»
«Mi pare una decisione saggia. Andiamo avanti...» Si spostò verso le gambe della ragazza. «Ha avuto dei rapporti sessuali poco prima di morire, infatti ho trovato dello sperma nel canale vaginale.»
«Hodges ha scoperto che Laura aveva una condanna per prostituzione risalente a due anni fa... forse era con un cliente.»
«Probabile.»
Nick era fermo di fianco a me, si stava lisciando la barba, perso nei pensieri.
«Cosa ti turba?»
«Uh? No, stavo guardando le ginocchia della vittima.» Le guardai attentamente anche io: erano arrossate. «Non noti nulla di strano?»
«Sono arrossate e graffiate... il cliente avrà chiesto del sesso orale.»
«Esatto, quindi potrebbe esserci anche dello sperma...» Fece un gesto eloquente.
«È meglio se prendo qualche tampone orale, vero?»
«Già.»
Robbins prese una scatola dal bancone dietro di sé, che conteneva dei tamponi e delle provette riempite di liquidi colorati per la conservazione del DNA.
«Vi lascio fare, io devo finire di esaminare il tuo uomo, Nick.»
Mi girai verso di lui. «Non mi avevi detto di avere un fidanzato.»
«Spiritosa, è la mia vittima.»
«Tranquillo, ti avrei voluto bene lo stesso.» Presi la scatola in mano. «Grazie Al, ci vediamo più tardi.»
«A dopo ragazzi.» Si allontanò verso la stanza adiacente a quella in cui ci trovavamo, appoggiandosi al bastone.

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