Lasciai le prove nello scaffale apposito, in modo da averle a portata di mano nel caso ci fossero di nuovo servite. Qualche minuto dopo entrò nella stanza anche Nick, che era venuto a prendersi la giacca.
«Sei in partenza?»
«Non esattamente, la tua dolce metà ha deciso di non avvisarmi ed è andato a cenare con Henry e Morgan più di un'ora fa quindi sto andando a mettere qualcosa sotto i denti, vieni anche tu? Così possiamo parlare un po'.»
Scesi i tre gradini della scaletta che avevo usato per arrivare in cima allo scaffale molto lentamente: ogni tanto la gamba mi dava qualche scossa insopportabile e dovevo fare attenzione. «Volentieri! Se hai tempo di aspettare qualche minuto vado a dirlo a Hodges.»
«Ti aspetto qui.» Sorrise, infilandosi la giacca nera addosso.
[...]
Nick zigzagò nel traffico come un esperto automobilista, per poi girare nel parcheggio di una paninoteca.
«Ma dove diavolo mi hai portato? Non conosco questo posto!»
«Vedrai, fanno degli ottimi panini.»
Entrai subito dopo di lui, appoggiandomi alla stampella: l'odore di carne rosolata ci investì seguito da un forte schiamazzo, infatti il locale era gremito di famiglie e le cameriere dovevano fare molta attenzione a non pestare qualche bambino sfuggito alle attenzioni dei genitori. Però, nonostante la confusione, una delle cameriere salutò Nick da lontano, che ricambiò arrossendo.
«Chi è quella?» Chiesi, ammiccando.
«Oh... ehm... È la ragazza di cui ti parlavo oggi pomeriggio.»
«Ah, la famosa Melinda.»
«Eh sì... andiamo a sederci perché, se entra qualcun altro, dobbiamo poi aspettare delle ore per mangiare.»
Individuato un posticino libero, Nick si fece strada tra i tavoli e andammo a sederci, qualche minuto dopo Melinda ci venne incontro portandoci due menù.
«Ciao Nicki!» Disse la ragazza porgendoci le due carte. La prima cosa che notai in lei fu il curioso accento ispanico (probabilmente arrivava da Porto Rico) poi, in seguito, mi resi conto della bella ragazza che era: la carnagione olivastra faceva da sfondo a un paio di occhi scuri e ad una bocca rosea, e pensare che non era nemmeno truccata... teneva i lunghi capelli neri, che le arrivavano quasi fino al fondoschiena, legati in una coda di cavallo. Indossava una divisa rossa molto attillata e un berretto da baseball, come tutte le altre cameriere.
«Ciao Melinda! Come vanno le cose?»
«Si lavora come pazzi qua dentro, come potete ben vedere.»
«Oh sì.» Intervenni anche io. «Questi bambini vi danno parecchio fastidio mentre corrono.»
Melinda sorrise. «Sì, è vero, ma sono così adorabili.»
Nick la guardava come un pesce lesso, si vedeva che gli piaceva molto.
«Eh già... oh, ti presento Michelle, una cara amica e collega.»
«Molto piacere.» Dicemmo in coro; gli porsi la mano e lei, sorridendo, me la strinse.
Dopo averci preso le ordinazioni filò dritta in cucina, per poi rispuntare in sala a prendere altri ordini e ad accogliere e salutare nuovi clienti. Nick la seguiva con lo sguardo quasi come fanno i gatti con i pesci dentro gli acquari.
«Stokes!» Richiamai la sua attenzione. Si girò di scatto con lo sguardo spaesato.
«Perdonami! Mi ero perso nei pensieri.»
Scoppiai a ridere. «Me ne sono accorta... ti sei scelto proprio una bella ragazza.»
Arrossì in un battito di ciglia. «G-già... come ti è sembrata?»
«Molto dolce, si vede che ti piace da morire... e anche tu piaci a lei.»
«Dici sul serio? Le ultime ragazze che ho conosciuto non volevano qualcosa di serio...»
«Si vede lontano un miglio che lei non è così, sembrate fatti l'uno per l'altra.» Allargai le braccia. «Non hai visto come guardava quei marmocchi mentre correvano? Credimi, quello è lo sguardo che io non avrò mai, ovvero quello dell'istinto materno.»
Nick quasi si strozzò con l'acqua che stava bevendo, poi cominciò a ridacchiare. «Se lo dici tu...»
«Perché non le chiedi di uscire?»
Lo vidi arrossire completamente. «Perché temo che lei non sia interessata.»
«Ehi se non glielo chiedi non potrai mai saperlo.»
In quel momento un'altra cameriera ci portò la cena poi, dopo averci augurato 'Buon appetito' filò via come aveva fatto Melinda poco prima.
«Il fatto è che non saprei nemmeno come chiederglielo... come avete fatto tu e Greg?»
Non potei fare a meno di sorridere ripensando a come era stato il nostro primo incontro. "La verità è che Greg non ci ha girato molto intorno, me lo ha chiesto e basta.» Addentai il panino che avevo nel piatto: la pancia non aveva smesso di gorgogliare da quando eravamo usciti. «Non credo di essere la persona più indicata per dare consigli da veri uomini.»
«Forse hai ragione, dovrei farmi meno problemi e chiederglielo.»
«Puoi farlo adesso. Sta venendo in qua.»
«Cosa?» Nick si girò, ritrovandosi Melinda di fronte mentre gli appoggiava una mano sulla spalla.
«Ragazzi vi porto qualcos'altro?»
«Per me no, grazie. Nick? Vuoi qualcosa?» Strizzai l'occhio per fargli capire che era il momento giusto per farsi avanti, ma la reazione del ragazzo davanti a me quasi mi fece cadere in terra dal ridere: aveva cominciato a sudare e a diventare prima bianco e poi rosso.
«Ehi tutto bene?» Chiese lei, preoccupata.
«S-sì, certo...» Riprese fiato. «Melinda, que quiere cenar conmigo?»
Sul volto della ragazza apparve un leggero sorriso. «Mi farebbe molto piacere!»
«Davvero?» Sembrava stupito della risposta.
«Sì, io sono libera solo il martedì... capisco che però tu lavori quasi tutti i giorni.»
«Che coincidenza, il martedì è il mio giorno libero.»
«Maravilloso, quando està livre venha conhecer-me, eu vivo en final da estrada.»
«Verrò di certo. Grazie.» Gli sorrise ampiamente poi Melinda tornò a fare il giro tra i tavoli che aveva interrotto per parlare con noi.
Nick si girò, guardandomi. «Come sono andato?»
«Alla grande, avresti conquistato chiunque, me compresa, con questo tuo parlare in spagnolo!»
«Me la cavo... dopo il mio ultimo viaggio in Messico* ho capito che avevo bisogno di rinfrescare le mie conoscenze linguistiche.»
«Ti sono servite, vedo.»
«Speriamo che abbiano anche funzionato...» Riprese in mano il panino che stava mangiando qualche minuto prima. «Forza, finiamo la cena o Russell comincerà a sbraitare che non lavoriamo mai.
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Waking up in Vegas
FanfictionLas Vegas, tre anni dopo la morte di Abigaille Williams. La famiglia Williams, che vanta una delle aziende più in vista e importanti dell'intera contea di Clark, dopo la scomparsa della loro figlia minore, ha annunciato il fallimento della società p...