Capitolo 9

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Chiamai Greg al cellulare, per sapere che fine aveva fatto e se era il caso di aspettarlo in ufficio ma mi informò che c'era stata una chiamata e che era corso su un'altra scena del crimine, la stessa alla quale aveva risposto Sofia pochi minuti prima. «Vai pure a casa, appena arriva il coroner ti prometto che torno.» disse. Così seguii il consiglio di Russell, facendomi portare a casa da un Nick molto stanco che si era appisolato sul tavolo nella sala riunioni. «Ehi bell'addormentato» mi sedetti di fianco a lui, punzecchiandogli un fianco con il dito. «è ora di svegliarsi.»

Lui alzò di poco la testa, il foglio del fascicolo si era stropicciato sotto il peso della testa e da un lato si era appiccicato alla guancia. «Che ore sono?» Chiese assonnato, così controllai l'orologio. «Sono le quattro e dieci. Avrei bisogno di un favore, se ne sei in grado ovviamente.» Aveva più sonno di me, questo era chiaro ma tutti sapevano che io sopportavo la stanchezza meglio di lui e Greg messi insieme.

«Di cosa hai bisogno, Albert?» Scherzò.

«Ancora con questa storia?» Sorrisi diventando rossa come un peperone. «Puoi portarmi a casa? Greg si è tenuto la macchina ed è andato su un'altra scena del crimine.»

«Certo, prendo la giacca.» Si alzò dalla sedia, stiracchiandosi, mentre io lo aspettai lì dov'ero.

[...] Dieci minuti dopo eravamo già in viaggio verso casa mia, in Washington Avenue: il campo da golf che costeggiava il lato est della strada appariva di un bel verde brillante alle luci dei riflettori mentre la recinzione metallica brillava a seconda della luce.

Per tutto il tragitto Nick non aveva parlato molto e se lo aveva fatto si trattava di lavoro, la cosa mi sembrò molto strana tant'è che decisi di sondare il terreno alla ricerca di prove. Esordii con un «C'è qualcosa che devi dirmi?», al chè Nick diventò leggermente paonazzo.

«Cosa te lo fa pensare?»

«Ah no, hai sbagliato risposta. Lo so che hai qualcosa che non va, altrimenti avresti risposto che era tutto a posto.» Lo conoscevo da tre anni ormai, riuscivo a capire molte cose.

«Melinda mi ha chiamato.» Trovai tristezza nella sua voce. «Suo padre non approva che lei esca con un americano.»

«Ma non siete ancora usciti insieme, o sbaglio?»

«No, mi sono soltanto fermato a parlarle qualche volta dopo cena ma suo padre deve averci visti, lui è il cuoco del ristorante dove ti ho portato a cena.»

Tentai di rassicurarlo ma lui ormai vedeva la sua prematura storia d'amore già al capolinea. «Nick, dai tempo al tempo... sei un ragazzo» "Meravigliosamente splendido" pensai nella mia testa ma riuscii a fermarmi in tempo. «adorabile e mi sembra che tu abbia la testa sulle spalle. Sono sicura che quando ti conoscerà meglio ti adorerà anche lui.»

A quelle parole si tranquillizzò. «Grazie Mickey, sei una vera amica

Sentii come un tuffo al cuore quando mi chiamò "amica", ma cosa mi stava succedendo? Io amavo Greg e non Nick eppure per quale motivo stavo così male? Innamorarmi di un altro era da escludere: io, che per così tanti anni avevo portato avanti le mie cause, dove sostenevo che quando sei innamorato di una persona devi fare di tutto per tenertela stretta, andavo ad innamorarmi di un altro dopo essermi sposata? No, di certo era altro... forse stanchezza e debolezza, nulla di più e dovevo farmene una ragione. In ogni caso dovevo parlarne a qualcuno prima di cacciarmi di nei guai.

Finalmente, dopo pochi minuti Nick fermò la macchina davanti a casa mia: lo salutai e poi mi fiondai in casa elettrizzata, come sempre, all'idea di un bagno caldo e di un morbido letto dopo una lunga ed estenuante giornata. La prima cosa che facevo appena mettevo piede dentro era accendere la luce in ogni stanza, lo facevo per una questione di sicurezza: avevo imparato ad essere prudente dopo aver seguito un caso di stalking finito molto male. Accesi anche la TV, più per compagnia che per altro: sul canale nove trasmettevano una replica del Jay Leno Show, dove intervistavano Angelina Jolie di ritorno dal set del suo nuovo film. Greg torna a casa presto, ho bisogno di te... pensai, dopotutto erano settimane che non riuscivamo a restare insieme per più di dodici ore, vuoi il lavoro e vuoi altri impegni.

Mezz'ora dopo sentii lo scatto della serratura che girava. «Sono a casa.» Esordì una voce che conoscevo molto bene.

«Era ora.» Risposi, nel momento in cui i nostri sguardi si incrociarono Greg sfoderò il suo solito sorriso, nonostante fosse parecchio stanco. «Vuoi qualcosa?» Chiesi ancora.

Lui si passò una mano sul viso, poi appese la giacca e il cappello alla John Belushi all'attaccapanni vicino alla porta. «In questo momento voglio solo dormire e non svegliarmi per i prossimi tre giorni.» Si avvicinò a me, nonostante ci fosse un anno di differenza tra di noi mi superara di una buona spanna in altezza. «Mi sei mancata moltissimo.»

Un senso di colpa mi pervase da capo a piedi per quegli strani sentimenti che provavo per Nick in quel momento. Alla luce dei fatti sembrava che mi mancasse soltanto passare del tempo con Greg, come facevamo una volta. «Via, non esagerare. Ci siamo visti solo un'ora fa.»

Lui mi strinse in un caldo abbraccio. «Hai ragione ma, vedi» si abbassò di colpo per prendermi in braccio. «quando siamo a lavoro non posso fare così.» Mi baciò intensamente.

«Agente Sanders» lo canzonai come mio solito. «questo non è un comportamento professionale.» Questa volta il mio tono di voce assomigliava a quello dello sceriffo.

«Non ricordavo di aver sposato Ecklie... vogliamo andare a letto?» Mi diede un bacio sulla fronte. Io annuii senza pensarci due volte poi mi portò in camera e mi buttò sul letto. Scivolai sotto le coperte in men che non si dica, aspettando che venisse anche lui ma, invece di darsi una sistemata, rimase in boxer e venne a coricarsi di fianco a me. «Posso restare qua con te?» Chiese.

Lo guardai sorridendo. «No, tu devi restare qui con me.» Poi sprofondai ancora di più sotto le coperte: Greg mi guardò intensamente. «Allora vieni qui.» Disse per poi abbracciarmi, mi accarezzò una guancia. «Ti amo, bambina.»

«Anche io ti amo.» Gli diedi un bacio furtivo un attimo prima che lui mi tirasse verso di sé per baciarmi ancora più intensamente. Ripensai alla prima volta che avevamo fatto l'amore, era la stessa sensazione di allora nonostante fossero passati tre anni. Rimanemmo a letto nudi, felici. Greg si addormentò quasi subito, amavo osservarlo mentre dormiva... presi il suo orologio da polso da sopra il comodino e rilessi l'incisione che avevo fatto fare quando glielo regalai: Il mio vero inizio sei tu.


Nuovo capitolo, diciamo un po' fuori dalla storia perché, più che l'indagine in sé, tratta della relazione tra Michelle e Greg. 

Spero di aggiornare presto perchè come potete vedere ho mille cose iniziate e quindi sto tentando di proseguire un po' per volta. Grazie a chi recensirà. 

PS. Ho aggiunto una nuova storia, ovvero il prequel di "Viva Las Vegas" e parlerà di Andy, il precedente fidanzato di Michelle che è morto in servizio. Se vi va lasciate un commento così vedo se la storia può interessare oppure no.

Baci a tutti!

Waking up in VegasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora